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A Castell'Arquato si presenta il libro sulla Collegiata

Collegiata esterno

Nel 2022 ricorrono i 900 anni della Collegiata di Castell’Arquato, che condivide questo importante anniversario con la Cattedrale di Piacenza.  L’occasione è stata propizia per giungere alla realizzazione di un volume sull’importante chiesa della val d’Arda, come da tempo il parroco, don Giuseppe Rigolli, auspicava. Nella pubblicazione vengono ripercorse, grazie agli interventi di studiosi esperti, le vicende storiche e architettoniche dell’edificio, le modifiche intervenute nel corso del tempo, viene fatto il punto sulla storia del Capitolo e sul ricco apparato storico-artistico e archivistico.
Il libro “L’insigne Collegiata di Santa Maria Assunta in Castell’Arquato”, per le edizioni Tipleco, è a cura di Manuel Ferrari e Susanna Pighi; la presentazione, condotta da Carlo Francou,  è in programma martedì 21 giugno alle ore 21 nella stessa Collegiata.

I curatori del volume
Nel volume introduce l’argomento il saggio sul territorio, e quindi sulla collocazione geografica della chiesa, di Annamaria Carini, un approfondito excursus sulle testimonianze che vanno dall’epoca romana al tardoantico. Manuela Veneziani prende di seguito in esame le vicende architettoniche dell’edificio romanico, puntando l’attenzione sulle fasi costruttive, sulle trasformazioni avvenute nei secoli, sull’apparato scultoreo medioevale interno ed esterno, tra cui i ragguardevoli capitelli, le lastre scolpite.
La storia del Capitolo di Castell’Arquato e le origini della biblioteca relativa sono al centro del saggio di Daniele Solari sulla scorta dell’importante e cospicua documentazione inedita reperita. Seguono alcuni capitoli focalizzati sugli aspetti storico-artistici a partire dalla cappella di Santa Caterina. Nel 1899 si scoprirono gli affreschi quattrocenteschi del sacello, a destra entrando in collegiata. Proprio dalla scoperta e dal “restauro” del Novecento prende le mosse il saggio di Cecilia Maserati sulle scene raffigurate nei dipinti murali che rivestono le pareti del sacello.
Oltre alla cappella quattrocentesca di Santa Caterina di cui nel volume scrive Cecilia Maserati, un’altra cappella di grande impatto visivo è quella di San Giuseppe, cui si accede dalla navata destra. Ricchi stucchi e dipinti murali raffiguranti la storia del Santo falegname qualificano il sacello barocco di cui si occupa nella pubblicazione Anna Còccioli Mastroviti. I quadri presenti sulle pareti laterali della cappella, Sposalizio della Vergine e Natività, sono di Vincenzo Guidotti (1635). La pala dell’altare, rappresentante la Sacra Famiglia, databile al 1720  proviene da Roma, ed è di un pittore non documentato al momento.

I restauri ad opera di don Cagnoni
Nella prima metà del '900 l’edificio ecclesiastico subì notevoli restauri, dovuti in preponderanza all’interessamento dell’arciprete Enrico Cagnoni, a Castell’Arquato dal 1895 al 1932, anno della morte. Ricorrono quest’anno anche gli ottanta anni dalla scomparsa di questo sacerdote che fu molto importante per la storia della Collegiata, le cui manomissioni più incisive, avvennero durante il ‘700 (l’interno fu intonacato, le monofore vennero sostituite da comuni finestroni rettangolari; il tetto a capriate nascosto da una volta incorniciata con stucchi).
Nel 1730 fu abbattuto il muro perimetrale di sinistra per costruirvi tre cappelle. Lavori di ripristino dell’aspetto originario furono promossi proprio da don Cagnoni a fine XIX secolo e proseguirono a lungo nel Novecento. Di questi restauri si occupa nel volume Manuel Ferrari. Tra 1911 e 1913, furono ricostruite la loggetta di San Giovanni e la quarta absidiola contenente la notevole vasca circolare ad immersione dell'VIII secolo. Nel 1917-1919 furono ripristinate all’esterno le absidi minori. Negli stessi anni fu modificata la facciata principale, chiudendo una finestra sul lato sinistro e sostituendo il rosone preesistente con una bifora. Nel 1923 furono rifatti alcuni archi di sostegno e nel 1927 furono restaurate le finestre del coro. Nel 1935 venne infine rimesso in luce l'originale soffitto che era stato coperto dalla volta settecentesca.
Nel penultimo capitolo del volume Susanna Pighi prende in considerazione i Crocifissi lignei di pregio presenti in Collegiata databili ai secoli XIV-XV e le opere provenienti dalla chiesa e confluite nel museo annesso, cui si accede da un delizioso chiostro d’epoca. Tra i capolavori descritti spiccano i due veli bizantini di fine XIII secolo donati dal patriarca Ottobono, il pregevole polittico del XV secolo e i dipinti di  Cristoforo Caselli (1502) e Ignazio Stern (1722).
In chiusura Maria Rita Rocchetta descrive l’importante Archivio Capitolare e fornisce l’elenco della documentazione in esso conservata.

Pubblicato il 21 giugno 2022

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