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A Castel San Giovanni la biblista suor Elena Bosetti


 suor elena bosetti 2 copia

Sempre più spesso oggi, ci capita di trovarci in certi non-luoghi. “Luoghi molto frequentati, ma da persone che rimangono nell’anonimato e in solitudine, che li frequentano senza abitarli. Lì ci si incrocia, ma senza entrare in relazione con l’altro” ed è proprio dall’esigenza di riconoscerli – afferma mons. Giuseppe Busani – che nasce il nuovo percorso biblico della parrocchia di San Giovanni Battista di Castel San Giovanni. Un percorso intitolato “L’anima dei luoghi” e il cui primo incontro si è tenuto martedì 21 gennaio.
La prima serata aveva come tema “Il luogo che non ti aspetti”: anche quando non ce ne accorgiamo, Dio è presente, è con noi. Mons. Busani, parroco e relatore, ha esaminato tre situazioni di difficoltà in cui il Signore si rivela: la fuga, il rifugio e l’esilio.
Il secondo incontro è fissato per martedì 28 gennaio, con suor Elena Bosetti e “Il giardino, luogo desiderato e mai posseduto”. Poi martedì 4 febbraio, con don Paolo Mascilongo e “Il monte, luogo trasformante”; martedì 11 febbraio con mons. Busani e “La città, luogo ambivalente”; infine martedì 18 febbraio con don Lorenzo Flori e “La casa, luogo per Dio o per l’uomo?”

 

Il luogo che non ti aspetti. Giacobbe, imbroglione e “il meno fraterno dei fratelli”, dopo aver ingannato la sua famiglia, fugge. La prima tappa della sua fuga è un luogo desertico, con una pietra che usa come cuscino per dormire. E lì, proprio mentre sta dormendo, gli appare in sogno il Signore. “Come può Dio legarsi e rivelarsi a un imbroglione in fuga? Lui lo raggiunge nell’unico momento in cui Giacobbe non è in cammino, mentre dorme, e fa irruzione in lui.” Si presenta come una scala che unisce terra e cielo, e fa capire a Giacobbe che deve cambiare vita: deve fermarsi, per poter costruire un vero “luogo”. Il fuggiasco si sveglia ed è preso dallo stupore perché capisce che il luogo in cui si trova è “terribile”, sacro: lì c’è Dio. Quel luogo anonimo è ora diventato abitato e Giacobbe, per sigillarlo, vi costruisce un altare, il primo della storia.
Mosè invece, dopo essere stato una personalità importante in società, è dovuto fuggire e si è ritirato a condurre una vita ordinaria, da pastore. Sta conducendo le sue pecore verso il monte Oreb, quando Dio gli appare sotto forma di roveto che arde, ma senza bruciare. Mosè, curioso, vuole andare a controllare ma il Signore lo ferma, gli dice di togliere i sandali. Gli dice cioè di avvicinarsi a quel luogo non come proprietario, ma come collaboratore di Dio. Infine, il Signore promette a Mosè e al suo popolo “una terra dove tutti possano entrare e dove tutti abbiano gettato i sandali: un luogo davvero abitabile, libero, umano e divino assieme.” Una terra dove solo Dio è padrone e nessuno è schiavo, ma esiste solo un reciproco servizio.
L’esilio infine, terza situazione, è sempre presente nella Bibbia e il momento più drammatico è quello della deportazione degli ebrei in Babilonia. È per loro una dura prova: la comunità ebraica vede cadere uno a uno i suoi tre pilastri, ovvero la sua terra (promessa di Dio), la monarchia (il re viene deportato) e il tempio (profanato e distrutto). Qual è la loro reazione? Ezechiele, il profeta, reagisce in modo creativo e propositivo. In una visione gli appare la Gloria di Dio, raffigurata come un carro su ruote, che si sposta insieme agli ebrei: il Signore non è più un tempio fisso, ma sta sempre con loro. Proprio durante l’esilio, poi, gli ebrei riscoprono la loro identità. Capiscono che il santuario di Dio “non è più nel tempio, ma nel tempo” e decidono di riunirsi il sabato per pregare: da quel momento, il sabato sarà giorno di festa e “santuario della settimana”. Inoltre creano un luogo dove riunirsi: la sinagoga. Infine, mettono per iscritto la Parola di Dio: nasce così la Bibbia. Proprio nel tempo più difficile e doloroso quindi, Dio non ha abbandonato gli ebrei e l’esilio non ha distrutto la loro fede. Come accaduto a loro, anche oggi esistono molti fenomeni di sradicamento, emigrazione, fuga di interi popoli e come hanno fatto loro, è possibile reagire a tutto ciò seguendo l’esempio dei profeti.

Paolo Prazzoli

Pubblicato il 28 gennaio 2020

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