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Gli auguri di padre Rapacioli dal Bangladesh

Si realizza il sogno del missionario del PIME di un centro per il recupero di alcolisti e tossicodipendenti

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In questi giorni è giunta alla redazione del Nuovo Giornale una lettera di padre Francesco Rapacioli dal Bangladesh in occasione della Quaresima e della prossima Pasqua.
Padre Rapacioli, sacerdote diocesano, è missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere).

Dhaka, 6 marzo 2020

Carissimi amici,
In un clima generale di legittima preoccupazione per l’epidemia del coronavirus, sono lieto di comunicarvi una buona notizia: l’apertura di un club per il recupero di persone che soffrono di tossico e alcol dipendenza.
Si tratta di un sogno che accarezzo da circa dieci anni, quando, sul finire del mio mandato come responsabile della comunità del PIME in Bangladesh, desideravo impegnarmi in questo ambito.
Il servizio in Italia e questo ultimo anno dopo essere tornato in Bangladesh, nel quale sembrava non fosse possibile dare forma a tale desiderio, spiegano la gioia per un sogno che finalmente si sta realizzando.

L’anno scorso infatti, pur avendo contattato le associazioni e le comunità terapeutiche che utilizzano i cosiddetti Dodici Passi, non ero riuscito a dare seguito al proposito.
Verso la fine del 2019 mi ero proposto dunque di affittare una stanza e invitare i vari gruppi a tenere i propri incontri, se non che uno di loro, che ha fondato il primo gruppo di Alcolisti Anonimi nel Paese, mi ha confidato il suo di sogno: fondare un circolo, dove i vari gruppi di auto aiuto possono tenere i loro incontri periodici, dove chi soffre di dipendenza può incontrarsi personalmente con il proprio sponsor, dove è possibile stare in silenzio, guardare la televisione, pranzare o cenare insieme, celebrare, ecc.

In un articolo scientifico sul fenomeno della dipendenza in Bangladesh, si afferma che in Bangladesh il numero di persone tossicodipendenti ammonterebbe a più di 6 milioni.
Le droghe preferite sono i derivati dell’oppio (eroina, petidina), cannabis (marijuana, hashish), stimolanti (yaba, cocaina), oltre che sonniferi, sciroppi per la tosse (phensidyl), e altre sostanze ancora.
Secondo un rapporto governativo nel 2011 sono state sequestrate 1,3 milioni di compresse di yaba, una metanfetamina a basso costo importata dal Myamnmar, mentre nel 2016 le compresse sequestrate ammontano a più di 29 milioni!

Nell’ormai lontano 1995-96, mentre frequentavo un paio di giorni alla settimana un ospedale a Pune, India, venni a conoscenza per la prima volta del metodo che va sotto il nome i Dodici Passi. Rimasi impressionato dai risultati e cominciai ad approfondire quel programma diffuso globalmente, che poi ritrovai una volta arrivato in Bangladesh.
Nata nel 1935 negli Stati Uniti, l’Associazione di auto & mutuo aiuto Alcolisti Anonimi (AA), diffusa oggi in più di 160 Paesi, offre un programma spirituale di recupero a persone che soffrono di dipendenza da alcol.
Nel 1953, in California, si è costituito l’organismo internazionale no-profit Narcotici Anonimi (NA) fondato, come AA, sul programma dei Dodici Passi e diffuso in 130 paesi.
Entrambe le associazioni si fondano sull’anonimato di chi partecipa ai loro incontri, in conformità alle cosiddette Dodici Tradizioni. Oltre che le riunioni, i membri con maggiore esperienza chiamati sponsor collaborano con i nuovi venuti a livello individuale.

Il programma dei Dodici Passi è un insieme di princìpi guida per il recupero dalla dipendenza non solo da alcol o droghe, ma anche da gioco d’azzardo, cibo, sesso, ecc.
Il processo prevede:
1) L’ammissione dell’incapacità di gestire la propria dipendenza;
2) Il riconoscimento di un potere superiore che dà forza;
3) L’esame di errori passati con l’aiuto del proprio sponsor;
4) Il fare ammenda per questi errori;
5) L’imparare a vivere una nuova vita con un nuovo codice di comportamento;
6) L’aiutare altri che soffrono della stessa dipendenza.

In Bangladesh esistono più di 20 gruppi membri dell’Associazione Narcotici Anonimi: tre quarti di questi gruppi si incontrano nella capitale Dhaka e i restanti a Chittagong, in Sylhet e in altre città.
Fino al 2015, tre gruppi, di cui uno di Alcolisti Anonimi, tenevano le proprie riunioni settimanali nella scuola St. Joseph a Mohammadpur e presso il seminario nazionale a Banani. In seguito però alla strage di Dhaka del 1 luglio 2016, la polizia, per i rischi che essi comportavano, ha impedito di tenere tali incontri, quello di Banani frequentato anche da parecchi stranieri, presso le suddette istituzioni cattoliche.

D’accordo con padre Michele Brambilla, attuale superiore del PIME in Bangladesh, e insieme a padre Gianpaolo Gualzetti e padre Franco Cagnasso, da circa un anno offriamo il parlatorio della nostra casa del PIME di Dhaka a un gruppo Narcotici Anonimi per il loro incontro settimanale.
Rimaneva invece scoperta la zona di Banani, dove, dopo un anno di attesa, sta finalmente per essere inaugurato il primo circolo nel Paese, chiamato “Twelve Steps Club”.
L’8 febbraio abbiamo trovato l’appartamento, il 15 febbraio abbiamo firmato il contratto con il proprietario che ha compreso la finalità di tale circolo, e il 2 marzo si sono tenuti i primi tre incontri: il primo di Alcoliste Anonime donne, il secondo di Alcolisti Anonimi maschi e dunque di Narcotici Anonimi.
Il club non è ancora arredato, ma speriamo di renderlo pienamente funzionante per la fine del mese, quando dovrebbe essere inaugurato ufficialmente.

Le persone che frequentano il circolo sono di tutte le fedi.
Quello dei Dodici Passi, infatti, pur affermando che la dipendenza è una patologia soprattutto di ordine spirituale, è un programma secolare, dove le persone sono chiamate ad affidarsi alla “potenza” di Dio, così come lo comprendono, cioè a partire dalla propria tradizione religiosa o anche laica.

Personalmente non esito a identificare tale potere con la grazia che Gesù, con la propria morte e risurrezione e il dono dello Spirito, ha donato al mondo; una grazia che rende capaci gli essere umani di vivere nella libertà e nell’amore.

Prego dunque perché questo tempo di Quaresima e la prossima Pasqua possa donare a tutti la libertà che Gesù ha reso possibile e che ci rende capaci di fare quel bene che, lasciati a noi stessi, proprio come le persone che soffrono di dipendenza patologica, non saremmo in grado fare.

Buona Pasqua a tutti!

p. Francesco Rapacioli

Pubblicato l'11 marzo 2020

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