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«Dio è più grande del tuo cuore

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“Se il tuo cuore ti accusa di peccato, Dio è più grande del tuo cuore”.
Così diceva Teresa di Lisieux, Dottore della Chiesa: teniamo sempre lontana, con tutte le forze e con l'aiuto di una buona direzione spirituale, la diabolica tentazione di disperare dell'amore e del perdono di Dio.

“In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà”.
Gesù in questa lettura dell’ultima cena è profondamente turbato, ma nonostante il turbamento c’è il dono, nonostante il tradimento c’è l’offerta.
Gesù deve salvare Giuda dalla disperazione e Pietro dalla sua supponenza.
Gli apostoli non si guardano dentro per scoprire il traditore, guardano gli altri; e invece la tenebra è nel cuore di ognuno.

Si scivola inesorabilmente nelle tenebre.


L'esistenza e il tradimento sono parte di un mistero che ci supera.
È notte nel cuore di Giuda. Il tradimento dell'amicizia è un aspetto del dramma dell'Iscariota. La sua vera tragedia però non è tanto l'aver tradito, quanto la disperazione di non poter essere perdonato.
E invece Pietro: sarà lo sguardo di Gesù a trapassargli il cuore e a renderlo capace di una fedeltà non più conclamata, ma vissuta fino al martirio.

Il Signore ci ha eletti dal seno materno. Ci sono, nella vita, cadute: ognuno di noi è peccatore e può cadere ed è caduto.
Invece, quando il servo non è capace di capire che è caduto, quando la passione lo prende in tal modo che lo porta all’idolatria, apre il cuore a satana, entra nella notte: è quello che è accaduto a Giuda.
Tutta la vita di Gesù è mettere in atto una spinta vitale che dà senso alla nostra vita mortale. In ogni atto di amore autentico vi è una perdita di sé per ritrovarsi nell’altro.
La dinamica di morte e resurrezione e di caduta e perdono è insita nell’amare.
Davanti alla notte che abita il cuore di Giuda e alla fede ingenua di Pietro, Gesù proprio nel peggiore momento della sua vita, vede la possibilità concreta di poter manifestare la gloria del Padre.

Non chiudiamoci nella notte e nelle tenebre. Non vince sempre il male, non è questa la vittoria della morte, del tradimento e dell’inganno, ma prevarrà la vita.
Chiediamo la grazia di perseverare nel servizio.
A volte con scivolate, cadute, ma con la grazia almeno di piangere come ha pianto Pietro.

Estratto dalla Lectio mattutina
di madre Maria Emmanuel Corradini,
abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo,
del 7 aprile 2020, Vangelo di Giovanni 13,21-23

a cura di
Gaia Leonardi


Pubblicato il 15 aprile 2020

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