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Cives: nell'era del web, perché una rivista di carta?

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“Scomodo” è la redazione under 25 più grande dItalia, pubblica un mensile con 315mila copie stampate e 280mila distribuite gratuitamente, una realtà in continuo fermento nata a Roma ma approdata anche a Milano e Napoli. Un progetto editoriale indipendente dal punto di vista economico, che si finanzia principalmente attraverso gli abbonamenti ma anche con eventi sociali e culturali e grazie a sponsor come Banca Etica, Greenpace e Treccani. Marta Bernardi e Simone Martuscelli della redazione del mensile, hanno raccontato a Cives, il corso di educazione civica voluto dall’Universita Cattolica e dalla nostra diocesi, i progetti di “Scomodo”.

Un progetto editoriale che diventa un movimento culturale

“L’intenzione di Scomodo è quella di arginare i meccanismi d’individualismo, di apatia e d’indifferenza - riferisce Simone Martuscelli - e lo vogliamo fare sia attraverso la nostra rivista, sia con progetti concreti. Le iniziative sul territorio più significative sono state le notti “scomode”, notti bianche della cultura, realizzate in luoghi abbandonati di Roma, dove sono stati organizzati eventi come concerti e mostre fotografiche che hanno avuto l’obbiettivo di restituire la città alla cittadinanza. Siamo un movimento di aggregazione culturale che ha aperto nel centro di Roma “La Redazione”, uno spazio multifunzionale per la città, realizzato in un locale abbandonato di 1800 mq. Alla costruzione dello spazio hanno partecipato circa 1300 volontari in due anni di lavoro”.

I giovani ed il giornale in carta

“Nell’era del web perché una rivista di carta? Perché pensiamo sia un metodo di analisi più ragionata -osserva Matuscelli-. Il mensile rappresenta la principale attività editoriale di Scomodo, il suo cuore pulsante, dove non vogliamo mettere in atto una frattura generazionale, ma cercare di dare possibili risposte alle problematiche più attuali come ambiente, istruzione, precariato, sanità, andando oltre il modello della rivista studentesca per non continuare a vedere il mondo di domani con le lenti di ieri”.

Non è un paese per giovani

Nel mondo attuale i protagonisti di domani non sono parte della progettazione del futuro - sostiene Marta Bernardi- la loro è una voce ascoltata solo marginalmente e sono scarsamente rappresentati nelle sedi istituzionali, in Italia poi, al di sotto della media europea. Negli ultimi anni sono nati movimenti che hanno contribuito ad aumentarne la presenza, ma l’accesso alla vita pubblica resta molto difficile. Inoltre nel nostro paese esiste una forte emigrazione di neo laureati che difficilmente torneranno ed una mancanza d’interscambio che impoverisce sia culturalmente che socialmente ed economicamente. La spesa pubblica italiana investe poco nell’istruzione, basti pensare che per ogni euro speso nell’Università 44 vengono spesi in pensioni”.

I giovani protagonisti del futuro

“È necessario sfruttare la capacità dei più giovani d’immaginare mondi diversi che con l’età spesso si perde, sentendosi a proprio agio nei meccanismi dello status quo - conclude Marta Bernardi-. Pensare al futuro è importante come pensare agli strumenti per portare il cambiamento, perché non si può immaginare il domani rendendolo uguale al presente. L’importante è passare dalle piazze ai luoghi di potere, le differenti sensibilità dei giovani attori sono fondamentali per le nuove istanze e le nuove urgenze, fornendo nuove chiavi di lettura. Le conseguenze di ciò che si fa oggi le vivranno in primo luogo le prossime generazioni”.

Stefania Micheli

Pubblicato il 16 novembre 2021

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