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Formazione a La Ricerca. Rizzi: «il confine tra benessere e malessere»

rizzi

Stradone Farnese 96, sede dell’associazione La Ricerca. Qui, nella giornata di venerdì 10 giugno, si è tenuto il secondo appuntamento del ciclo di formazione volontari “Camminiamo insieme, diamoci un mano”. Tema trattato? La povertà socioeconomica: un rischio per tutti. Relatore Paolo Rizzi, professore associato di Politica economica ed Economia applicata presso la Facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Piacenza, nonché coordinatore del laboratorio di Economia della stessa. Autore di diverse pubblicazioni scientifiche, è anche membro del Comitato scientifico dell’Associazione Italiana Qualità della Vita. A coordinare la conferenza, Itala Orlando. Due, infine, le testimonianze di volontariato.

Del presidente de La Ricerca Enrico Corti, l’esortazione iniziale a ricordare che alla base dell’Associazione in generale e del Progetto Umano in particolare, vi è l’obiettivo di aiutare i poveri a puntare in alto, a riscattarsi e non a conservare le stesse umili condizioni di vita. “Noi siamo appassionati all’uomo – ribadisce Corti agli astanti – ed è per questo che, ritrovando tutte le dimensioni della persona nelle sue molteplici componenti, vogliamo ricomporne l’integrità, ridandovi libertà e dignità. Il Presidente, impressionato dalla gente che in giacca e cravatta si mette in fila per un pasto alla Caritas, è consapevole che lo Stato non può avere sotto controllo la situazione economica del popolo. Pertanto, termina dicendo “i poveri ci obbligano a rifare i conti, a cambiare e cercare sempre strade nuove”. Insomma, la ricchezza è sempre una povertà latente.

Diamoci una mano

Come si misura il grado di soddisfazione e felicità di un popolo? A questa domanda ha dato una risposta il professor Rizzi. Cinque i fattori: reddito, libertà di poter scegliere, percezione della corruzione del proprio Paese, generosità e supporto sociale, cioè un ventaglio di persone a cui potersi rivolgere in caso di necessità. Citando il messaggio di Papa Francesco per i poveri domanda retoricamente: “ma se Gesù ci va ricordando che i poveri saranno sempre con noi, ha senso adoperarsi per ridurre la povertà? Non sarebbe più sensato rassegnarsi? No, mai. Cuore morbido, mano aperta, nessuna accusa, chiarimento o giustificazione, ma solo azione e conversione – questo gli atteggiamenti che Gesù vuole da noi e che Rizzi ha rinnovato.

Cambiare le carte in tavola

Distinguendo poi tra povertà assoluta e relativa, ossia tra chi non riesce a vivere dignitosamente e chi è invece sotto la quota del reddito medio, informa con amarezza che la povertà assoluta dal 2008 continua a crescere, in Italia e nel mondo. “La grande crisi economica prima e la pandemia poi hanno portato i poveri assoluti – prosegue citando dati ISTAT - a 5 milioni e mezzo, di cui 1 milione solo negli ultimi due anni. Tra le cause strutturali più ingenti di questa situazione, Rizzi porta le differenze di retribuzione salariale tra manager e non, cioè lo scandalo dei super stipendi. “Molto dubbia la giustificazione teorica che fa leva sulla produttività marginale. Come si fa - si chiede con sarcasmo – a misurare sempre correttamente ciò che si rende in termini di produttività? Se poi, a decidere quanti zeri mettere sono commissioni di tecnici ed esperti stipendiati dalle stesse aziende che devono andare a valutare, è palese che servano nuovi criteri di definizione dei salari – insiste il professore prima di indicare possibili rimedi sia per contrastare ex post la povertà sia ex ante per non farla nemmeno nascere. Se tra questi ultimi suggerisce la presenza di rappresentanti sindacali entro le commissioni citate sopra, tra i primi inserisce la tassazione progressiva sulla base del reddito, i servizi pubblici (il sistema sanitario ad esempio), il reddito di cittadinanza – primo importante intervento simbolico fatto in Italia contro la povertà – e, in linea con l’occasione della conferenza, la convivenza e cooperazione tra volontariato e imprese sociali.

Oasi di fraternità

“Il mito che la ricchezza, scaturendo da chi sta bene, vada a confluire per la forza di gravità nei portafogli dei meno fortunati è un falso” ribadisce l’esperto contro la teoria economica del gocciolamento. Proseguendo – se c’è disuguaglianza non c’è benessere nemmeno per i ricchi poiché, in tal caso, scorre solo invidia e repulsione. Invitando infine a leggere il libro di Edgar Morin “La fraternità, perché? Resistere alla crudeltà del mondo” in cui si parla della Terra in termini di comunità di destino e citando l’enciclica “Fratelli tutti”, l’augurio di Rizzi è quello di dar vita a luoghi di amicizia dove si possa stare bene. “Oggi servono oasi di fraternità con poeti sociali e seminatori di cambiamento perché – conclude – i nuovi bisogni sono relazionali, oltre che economici e la fragilità è di tutta l’umanità”.

Passaparola

La parola viene poi data a Pierangelo Romersi, volontario presso “Il Nido”, il rifugio Caritas per senza fissa dimora di via Grondana di Piacenza. Pierangelo divide il proprio tempo tra famiglia, l’impiego da direttore di Visit Emilia (ente che promuove il turismo emiliano) e una notte alla settimana tra i senzatetto del dormitorio, dalle 19 alle 7 del giorno successivo. “È fondamentale – esordisce – che moglie e figli condividano la scelta, altrimenti infattibile. La mia famiglia mi sostiene e partecipa a sua volta; ora anche mio figlio sta facendo la sua parte nel volontariato. È importante far vivere esempi concreti ai giovani per fare in modo che si rendano conto con mano”. Per Pierangelo il volontariato è una vera e propria chiamata a raccolta. “Il singolo volontario da solo può far poco se attorno a sé non ne ha tanti altri. Ecco perché ho coinvolto anche i miei amici”. Concludendo, fa appello al turismo quale misura di prevenzione ex ante della povertà: esso porta benessere, risorse e opportunità; per questo va incentivato”.

Specchiarsi nei bisognosi

L’altra testimonianza è di Claudia, un tempo volontaria di Emergency e che ora, da poco, vive un’esperienza di coabitazione accompagnata a Cattolicelle. Aiuta le donne lì residenti a fare i compiti, tiene loro compagnia e ascolta le loro storie, diversissime e uniche. Esperienza per lei di grande arricchimento, reciprocità e anche divertimento. “A un certo punto della mia vita ho pensato di restituire qualcosa di concreto ed eccomi qui” dice Claudia, consapevole che a separarla da queste donne è solo la mancanza materiale di alcune cose che definiscono normale e dignitosa una vita.
Prossima tappa del ciclo prevista per il 30 settembre. A tenere la conferenza, “La povertà esistenziale e la ricerca di senso” sarà don Alessandro Pellati.

Elena Iervoglini

Pubblicato il 14 giugno 2022

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