Ciò che Dio dice attraverso i Santi
Dagli anni ’90 ad oggi sono diversi i beati e i santi che hanno arricchito il cammino della Chiesa di Piacenza-Bobbio: la beata Brigida Morello, fondatrice delle Orsoline di Maria Immacolata, la beata Rosa Gattorno, fondatrice delle Figlie di Sant’Anna, la beata suor Leonella Sgorbati, martire in Somalia nel 2006, San Giovanni Battista Scalabrini, padre dei migranti e apostolo del Catechismo, canonizzato da papa Francesco nell’ottobre 2022.
La visione di Hans Urs Von Balthasar
Il carmelitano padre Antonio Maria Sicari (nella foto in alto), autore di numerosi libri dedicati ai santi, ci aiuta a capire al portata di questa ricchezza carismatica. “Per il teologo svizzero Hans Urs Von Balthasar - spiega il sacerdote - ci sono due tipi di santi. I primi sono come un dono che la Chiesa fa a Dio, come una sorta di fioritura della sua bellezza; avviene come quando si offre un mazzo di fiori a qualcuno. Poi, ci sono i santi che rappresentano ciò che il Signore vuol dire alla sua Chiesa. Penso, ad esempio, ai santi della tradizione carmelitana, Santa Teresa d’Avila, San Giovanni della Croce, Santa Teresa di Gesù bambino, per me appartengono a questa seconda categoria”.
Il cammino di santa Teresa d’Avila
Come si fa a capire ciò che Dio dice all’umanità attraverso un santo? “Facciamo il caso di Santa Teresa d’Avila - dice padre Antonio Maria Sicari -. Leggendo la sua Autobiografia, lei stessa annota di quando raccontava ai confessori della sua preghiera e dei suoi fenomeni mistici per capire se provenivano da Dio. Lei si accorge che se deve raccontare la sua preghiera, deve parlare della sua vita. Qui nasce la sua prima intuizione: la preghiera è la vita di una persona, e la vita di una persona è una preghiera”.
Nel castello interiore
Il suo cammino prosegue e Teresa d’Avila fonda conventi e monasteri nella Spagna del ’500. “La sua domanda - precisa padre Sicari - diventa più profonda e abbraccia la vita di una comunità. Così lei scriverà «Cammino di perfezione» in cui la vita di una comunità viene analizzata e spiegata attraverso la meditazione del Padre Nostro. A questo punto, diciamo noi oggi, se la vita di una persona è preghiera, se la vita di una comunità è preghiera, il suo sguardo si posa sull’essere umano in quanto tale. Da qui nasce «Il castello interiore». Ogni essere umano per Teresa d’Avila è come un castello che una stanza profonda in cui abita Dio Trinità; l’uomo, invece, si trova spesso al di fuori di quel castello e vive quasi come un mendicante; occorre che qualcuno lo aiuti a fare il passo decisivo peer entrare nella porta d’ingresso del castello”.
Nella dimora interiore
“Si attraversa quella porta - aggiunge il religioso - se si incomincia a pregare, anche in modo molto semplice. Ne deriva una strada che ti conduce dall’esterno del castello, cioè dall’essere un mendicante nella vita, a vivere un cammino attraversa le «sette dimore». Si inizia a pregare e a conoscere se stessi. Il che significa non solo vedere la montagna dei propri problemi, si conosce veramente se stessi di fronte allo stupore di un Dio che ti ama così come sei, ti attende e ti vuole”.
“La seconda dimora è perseverare nella preghiera. Ciascuno di noi pensa: “non sono capace di pregare, mi stanco, mi distraggo...». Teresa risponde: «non fermarti alle difficoltà della preghiera, le tue difficoltà sono già la tua preghiera». Si prosegue così fino alla settima dimora e all’incontro con Dio Trinità con cui è possibile vivere il fidanzamento e il matrimonio spirituale attraverso un’unione sempre più profonda tra l’anima e Dio”.
Davide Maloberti
Pubblicato il 12 gennaio 2023
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