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Senza lo Spirito, Cristo
diventa un'ideologia

Dal Vangelo secondo Giovanni (10,27-30)

In quel tempo, Gesù disse:
«Le mie pecore ascoltano la mia voce

e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno
e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti

e nessuno può strapparle dalla mano del Padre.
Io e il Padre siamo una cosa sola».

La nostra vita e la Parola
30 NG5mag22Io le conosco. Una cosa è chiara leggendo l’intero capitolo 10 di Giovanni: non tutti sono pecore di Cristo. Nel versetto appena prima di quello che apre il vangelo di questa domenica Gesù risponde a coloro che lo interrogano “voi non credete perché non fate parte delle mie pecore”. Tra Gesù e le sue pecore c’è infatti una relazione di conoscenza: “io le conosco” e appena prima “le mie pecore conoscono me”. Per noi conoscere significa sapere delle cose dell’altro, avere delle informazioni, ma la vera conoscenza è ben altro. Maria nell’annunciazione dice “non conosco uomo”.
La conoscenza è qualcosa di molto profondo, non è intellettuale e nemmeno carnale, passionale. Gesù dice ai giudei: “il Padre conosce me e io conosco il Padre”. Se affermo questo è perché “Io e il Padre siamo una cosa sola”. L’unità tra il Padre e il Figlio è fondata sullo Spirito Santo, cioè sull’amore. Quindi per conoscere è necessario un rapporto di unità, di donazione, di fiducia e di appartenenza. Se non c’è questa relazione non c’è conoscenza di Cristo. Cristo, il pastore, conosce le pecore perché si è unito a loro e ha assunto la loro natura.
Ci conosce, infatti “non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato”. E proprio perché non ha in sé il peccato che acceca e separa, ci conosce. Ci conosce perché ci ama perché si conosce solo ciò che si ama. Ma proprio poiché ci ama lascia la libertà di rifiutare l’amore.
Nella vita di Dio. Quelle pecore che seguono Cristo da lui ricevono la vita che solo lui comunica: “Io do loro la vita eterna”. Seguendo Cristo sono infatti introdotte in quella relazione di conoscenza che c’è tra il Padre e il Figlio e finché uno rimane in questa relazione non c’è nulla e nessuno che lo possa strappare dalla mano del Padre. Dirà san Paolo che la morte e la vita, la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada o le creature non potranno mai separarci dall’amore di Dio che è in Gesù Cristo.  Qualsiasi conoscenza intellettuale non regge di fronte agli urti della vita, qualsiasi convinzione ferma che non nasce da una relazione, che non è fondata sullo Spirito Santo è destinata a crollare. Senza lo Spirito Santo Cristo diventa un’ideologia. Si può sapere tutto su Cristo senza avere mai conosciuto la sua azione e la sua presenza. Senza lo Spirito la parola di Dio è una legge morta e la fede diventa un’astrazione. Nessuno ha potuto strappare Cristo dal Padre, anche quando hanno messo le mani su di lui. È lui che ha offerto la sua vita. Così chi appartiene a Cristo non può essere strappato dalla mano del Padre perché il legame che Cristo ha instaurato non può essere spezzato.

Don Andrea Campisi

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