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«I missionari piacentini sono stati eroici»

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«Quando a fine anni Settanta partii per il Brasile, mons. Manfredini mi salutò dicendomi: “cinque anni e poi tornerai qui”. Io in Brasile ci sono ancora oggi, e lì resterò fino alla fine». Mons. Luigi Ferrando sorride nel ricordare l’inizio del suo impegno missionario nel grande Paese latinoamericano.
A metà agosto papa Francesco ha accolto la sua rinuncia al governo pastorale della diocesi di Bragança do Pará per raggiunti limiti di età, ma dopo quasi quarant’anni spesi in prima linea il suo impegno per la Chiesa locale e per la formazione dei seminaristi brasiliani continua senza sosta. 
Lo abbiamo intervistato in occasione di un suo rientro a Piacenza.

Ricordando l’inizio della missione piacentina in Brasile, afferma: “L’opera dei nostri sacerdoti, che non esito a definire eroica, è stata duplice: difendere i diritti della gente più oppressa e contemporaneamente evangelizzare, infondere coraggio a chi lottava contro un potere iniquo e intanto trasmettere tutto il buono del Vangelo, l'amore a Dio e al prossimo”.

Nell’intervista mons. Ferrando ci parla della sua missione dando uno sguardo al futuro.
Sugli orizzonti dell’evangelizzazione, in un momento che vede chiese sempre più vuote e vocazioni in calo, afferma che è necessaria la “responsabilizzazione delle comunità. Io reggevo una diocesi con 36 sacerdoti e un’estensione di 70mila chilometri quadrati: non si poteva arrivare ovunque, ma questo ha spronato i laici ad attivarsi. Nelle nostre chiese di montagna aspettano il prete - prosegue -, lì invece la gente sa che il prete non verrà spesso e quindi si riunisce, prega, canta, legge il Vangelo e, dopo adeguata formazione, lo commenta. È questo laicato vitale ed entusiasta il punto di forza della Chiesa brasiliana, e per noi italiani è un esempio importante”.


Leggi l’intervista a pagina 15 dell’edizione di giovedì 22 dicembre 2016

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