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Correggersi e perdonarsi sono il termometro dell’amore

Mons. Castellucci al convegno pastorale della diocesi di Piacenza: comunione e missione sono strettamente legate tra loro

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“Una comunione senza missione è un intimismo, mentre una missione senza comunione è un attivismo. Solo quando comunione e missione sono vissute insieme, allora la Chiesa cammina. Il punto di partenza di tutto però è sempre la conversione personale”.
Lo ha ribadito mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, il 6 settembre al convegno pastorale della diocesi di Piacenza-Bobbio dedicato al tema “Comunione è Missione”.

I lavori, guidati da don Paolo Cignatta, sono stati aperti al Seminario vescovile dal vescovo mons. Gianni Ambrosio: “Siamo nella barca di Pietro, in comunione con tutta la Chiesa: riscopriamo, nonostante le difficoltà, la gioia del camminare insieme e del testimoniare il Vangelo”.
Mons. Castellucci nel suo intervento, nel delineare le due realtà di comunione e missione, ha preso il via dall’esperienza del Vangelo per collegarlo alla nostra vita quotidiana.

Castellucci1La difficoltà di amarsi

«”Da questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”: amarsi per Gesù – ha detto mons. Castellucci - significava correggersi e perdonarsi; sono queste due azioni il termometro dell’amore. Lui era talmente concreto che sapeva bene che non esiste, al di fuori della Trinità, una comunità perfetta: l’esperienza dell’amore è sempre segnata dalle ferite. Come fare allora ad amarsi? L’amore non è solo un sentimento, è piuttosto una decisione di vita. Non a caso Gesù colloca l’amore non nella categoria dei sentimenti, ma dei comandamenti: «questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri”»”. Si ama se si resta ancorati a Dio.

La correzione fraterna

Per vivere la correzione fraterna Gesù indica un metodo da mettere verso la persona con cui occorre fare chiarezza: in primo luogo, parlagli fra te e lui solo; se non ti ascolta, chiama due o tre testimoni, cioè altre persone che gli vogliano bene; poi, dillo alla comunità. Se non ascolta neanche loro, sia per te come un pagano e un pubblicano: tu hai fatto tutto il possibile, e quindi prega per lui.
Spesso però il metodo messo in atto da noi – ha puntualizzato mons. Castellucci - è inverso: prima lo si dice a tutti, poi agli amici stretti e alla fine lo viene a sapere anche la persona interessata. Per vivere la correzione fraterna bisogna innanzitutto avere il coraggio di metterci la faccia ed essere mossi da franchezza e sincero perdono. Per questo papa Francesco invita ad allontanare le chiacchiere dalla vita dalla comunità; creano, infatti, divisione.

Il perdono

Anche a proposito del perdono Gesù è stato molto chiaro: senza il perdono, l’amore è fatto solo di parole. È in grado di perdonare – ha proseguito l’Arcivescovo di Modena - solo chi si sa perdonato, chi fa cioè esperienza dell’amore gratuito di Dio.
Sulla croce Gesù, nel dire “Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno”, trasforma il male che stava subendo in preghiera. Chiede al Padre il bene per chi gli stava facendo del male. È sempre più evidente che solo persone convertite, con lo sguardo a Dio, possono costruire l’amore, creare comunione, altrimenti è tutto solo apparenza.

In missione

Quando la comunione diventa veramente missione? – si è chiesto mons. Castellucci, collegandosi al tema di partenza -. Solo – ha detto parafrasando Il Vangelo - se avrete amore gli uni per gli altri, se vi saprete correggere e perdonare, se eviterete le chiacchiere, se saprete affrontare insieme le situazioni difficili.
Il Concilio Vaticano II, man mano che il confronto tra i Vescovi di tutto il mondo procedeva, ha messo a fuoco l’idea di una comunione in chiave missionaria. Un cristiano è tale solo se è missionario. Inizialmente il tema della missione era invece identificato con l’annuncio del Vangelo alle genti ed era riservata ai “delegati”, i missionari.
Ma la missione non è questione di km da percorrere, ma di santità. Una persona è missionaria se è santa. Spesso si perdono tante energie nel tentativo di costruire in modo perfetto la comunione all’interno della Chiesa e non si parte mai, dimenticando quello che c’è fuori, cioè un mondo che ha fame di Cristo.

Pubblicato il 7 settembre 2018

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