Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

A Palazzo Galli si presenta il libro su don Borea

borea2

Lunedì 8 ottobre alle ore 18 a Palazzo Galli in via Mazzini 14 a Piacenza è in programma la presentazione del libro “Giuseppe Borea. Quando l’amore è più forte dell’odio”, edito da “Il Duomo".
Intervengono il vescovo mons. Gianni Ambrosio, l’avv. Corrado Sforza Fogliani, presidente del Comitato esecutivo Banca di Piacenza, l’autrice Lucia Romiti e don Davide Maloberti, direttore de Il Nuovo Giornale.
 L’incontro è aperto a tutti; per esigenze organizzative, occorre comunicare la propria presenza all’Ufficio Relazioni Esterne della Banca: tel. 0523.542357; . Ai primi prenotati sarà consegnata una copia della pubblicazione.
 "L’altro è un uomo, è sempre un uomo, con il suo nome e il suo volto - scrive il vescovo mons. Gianni Ambrosio nell’introduzione al libro -. Anche quando si è in guerra, anche quando l’altro si trova dall’altra parte: è sempre un uomo, come me, che sono da questa parte.  Don Giuseppe Borea, di cui parla questo libro scritto con grande passione e profondità da Lucia Romiti, lo aveva capito. E con lui l’avevano capito tanti altri preti che vennero coinvolti in modi diversi nel secondo conflitto mondiale: l’altro – italiano o tedesco, partigiano o fascista - è sempre una persona da accogliere, da perdonare, da soccorrere e anche da seppellire".
"Nel tempo della Resistenza al regime nazi-fascista - prosegue il Vescovo -, don Borea era cappellano dei partigiani, ma per lui la gente, viva o morta, non aveva colore. La generosità del suo cuore e della sua mente non è tollerata dal nemico. Per questo viene fatto oggetto di accuse infamanti e poi fucilato, al termine di un processo sommario, il 9 febbraio 1945. Si voleva colpire in lui la Chiesa e il suo prodigarsi accanto alla gente vittima della guerra, si voleva colpire in lui la libertà".
Il Vescovo ricorda poi l’espressione di papa Francesco che indica la caratteristica del Pastore: avere l’ "odore delle pecore”. "Don Borea - aggiunge - venne fucilato a soli 35 anni. Prima di morire incontra sua madre ed esprime parole di perdono per chi l’aveva condannato ingiustamente e stava per ucciderlo. Probabilmente don Giuseppe la morte l’aveva messa in conto ed ora se la ritrovava di fronte. Non fugge, resta lì, come pastore fedele. Muore perdonando. Poteva scappare, ma non lo fa, affronta il suo destino. Non è rassegnato, offre se stesso e si dona ancora fino all’ultimo".

Pubblicato il 28 settembre 2018

Ascolta l'audio

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente