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Lettera aperta dal carcere

Lettera aperta
dal carcere

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Carissimo amico che non mi conosci,
ma che hai scelto di dedicarmi del tempo, comincio col ringraziarti!

In vista della fiaccolata di stasera, 1° aprile, verso la Casa circondariale di Piacenza, pubblichiamo la lettera aperta di Salvatore, detenuto al carcere delle Novate.

Grazie perché quelli come me normalmente vengono apostrofati con tanti aggettivi, ma per la società siamo gli invisibili, senza volto e senza nome! 

Per questo ho accettato di scriverti, perché sono convinto che anche uno come me è guardato dal Signore e chiamato per nome.

Sono entrato in carcere ormai qualche anno fa, ed ero molto arrabbiato con il mondo intero!
Un po’ alla volta, sollecitato dall’esterno e un po’ spinto dalla domanda: “perché no?”, ho cominciato ad andare in chiesa. In quel momento ho iniziato inconsapevolmente a camminare una strada a me completamente sconosciuta.
Da lì, ho cominciato a capire tante cose; ho capito soprattutto che l’unica persona davvero colpevole dei miei errori, ero io!
Confesso che ho acquisito col tempo un nuovo modo di vedere la vita, la mia debolezza, la mia forza, il bene e il male.
Ho capito che ho ancora tanto da imparare, ma ho voglia di impegnarmi e posso cambiare perché adesso non sono più solo: ho una nuova forza.

Leggendo la Bibbia, ho fatto la scoperta più bella; ho scoperto che Dio è Padre.
Io ho avuto un padre, ma posso dire che è come se non l’avessi avuto. Non c’è mai stato dialogo tra noi, e non ci siamo mai trovati! I nostri rapporti sono migliorati solo quando a 23 anni, mi sono staccato per venire a lavorare a Piacenza, ma non abbiamo mai recuperato un vero rapporto.
Ho capito anche quest’altra cosa molto importante: Mio papà nella sua vita ha sofferto tanto crescendo senza un padre; lo ha perso quando aveva solo 2 anni. Forse per questo non ha saputo essere padre a sua volta. Oggi sento che l’ho perdonato!

A me però è sempre mancato un vero punto di riferimento che mi consigliasse quando avevo bisogno.
Ho sempre agito di testa mia nel bene e nel male.
Sono cresciuto da solo e da solo ho fatto i miei errori.

Da quando sono in carcere, ho conosciuto un nuovo modo di stare insieme attraverso persone che mi vogliono bene e che sono diventate per me quel punto di riferimento che tanto è mancato.
È capitato e capiterà ancora tante volte di sentirmi smarrito, ma mi basta fare una buona chiacchierata, e tutto passa!

Ricordo una volta: mi trovavo in isolamento.
Ho preso in mano la Bibbia e l’ho aperta a caso. Ho letto nel Vangelo di Marco la chiamata di Levi.
Leggendo e rileggendo, ho capito che tutti noi siamo gli ammalati e i peccatori che hanno bisogno del medico, e questo medico viene a cercarci!

L’unico modo per ricambiare tutto quello che sto ricevendo, è impegnarmi davvero per rinascere, per diventare un uomo migliore.
Anche se non ci conosciamo, caro amico che mi sei stato ad ascoltare, noi abbiamo una cosa in comune: tutti noi dobbiamo raggiungere degli obbiettivi.
Coraggio!

Salvatore


fiaccolata

La fiaccolata verso la Casa circondariale vedrà la partecipazione del vescovo mons. Gianni Ambrosio.

Il ritrovo è alle ore 20.45 in piazza Paolo VI, davanti alla chiesa di Santa Franca. 

Da lì partirà la camminata con le fiaccole guidata dal Vescovo verso il piazzale antistante la Casa Circondariale (strada delle Novate, 65).

Sono previste le testimonianze della direttrice Caterina Zurlo, del cappellano don Adamo Affri, di un agente di polizia penitenziaria e di un detenuto.
La serata si concluderà con l’intervento e la benedizione del vescovo mons. Gianni Ambrosio.
Al termine, spazio per un momento di convivialità con bevande calde.

In caso di maltempo l’incontro si svolgerà nella chiesa di Santa Franca.

L’iniziativa è coordinata dalla Caritas diocesana, coinvolge l’Unità Pastorale 7 della città ed è rivolta a tutta la diocesi.

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