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Non ci si salva con le proprie forze

27corr ChiamataMatteo

"Oggi il testo ci parla di Giacobbe e della sua primogenitura su Esaù - ha spiegato madre Maria Emmanuel Corradini, abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo, alla lectio mattutina del 6 luglio scorso -.
Due fratelli gemelli già nel grembo materno si scontravano e si urtavano uno con l'altro, diversi fisicamente e per temperamento.
Giacobbe è il preferito dalla madre, mentre Esaù è il primogenito e il padre Isacco ha uno sguardo particolare su di lui.

"Tante volte nella vita ci troviamo in mezzo a conflitti già esistenti, non creati espressamente da noi, ma che ci tocca vivere - ha riflettuto madre Corradini -.
Davanti al conflitto ci sono due strade rappresentate proprio da questi due fratelli e dalla loro posizione davanti a Dio.
Il conflitto si può superare salvando se stessi, in un'ottica puramente umana, occhio per occhio dente per dente, oppure il conflitto si assume e si vive assieme a Dio, facendo un cammino spirituale".

"Esaù è la prima postura di chi si vuole salvare solo con le proprie forze e con le proprie mani - ha spiegato l'Abbadessa -.
Giacobbe invece è chiamato a fare un cammino interiore e a vincere il conflitto dentro di sé in un rapporto che si apre a Dio fino ad arrivare alla famosa lotta con l’Angelo, fino a quando cioè Giacobbe si arrende al progetto di Dio.
La strada che sceglie Esaù si esaurisce quando si esauriscono le forze, quando si ha provato di tutto alla fine, ci si arrende.
Esaù depauperato di ogni risorsa vende la primogenitura per un piatto di lenticchie, cioè pone la preferenza di Dio sullo stesso piano del mangiare e del bere".

"Questo - ha proseguito - succede anche a noi quando ci indeboliamo, quando cala la tensione verso l’immenso e il nostro rapporto con Dio si fa sfilacciato e sfibrato.
Quando il movimento del cuore non pulsa per Dio e siamo spiritualmente spenti, arriva la tentazione di equiparare Dio ad altre realtà effimere; invece di incrementare la preghiera, proprio in quel momento molliamo. Invece di porre giusta attenzione a quello che facciamo rischiando di perderci e di perdere il Signore, ci lasciamo andare.

Quando Esaù si arrabbia è troppo tardi.
Quando vuole la vendetta e la risposta umana ha già perso.

Giacobbe riceve la benedizione del padre e riceve la vocazione, che è la capacità di scegliere ciò che Dio ha pensato per noi.
Ed ecco il cammino spirituale che Giacobbe deve assumere. Insieme alla primogenitura riceve una responsabilità di vivere secondo obbedienza a Dio".

"La domanda per noi è semplice - ha concluso madre Maria Emmanuel -.
Rispetto alla chiamata ricevuta e alla mia vita cristiana di battezzato, che posizione abbiamo davanti a Dio?
A quale responsabilità il Signore ci sta chiamando?

Siamo sempre chiamati a rinnovare la nostra vocazione e centrare la nostra vita sulla relazione con Dio".

Estratto dalla Lectio mattutina di madre Maria Emmanuel Corradini,
abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo
del 6 luglio 2019, Gen 27,1-5.15-29

a cura di
Gaia Leonardi


Pubblicato il 31 luglio 2019

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