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Verso e oltre la Terra Santa - 4

A Betlemme e Nazaret

4 nazareth

Giovedì 8 ci siamo alzati presto per una visita libera e più solitaria del Sepolcro; da lì alcuni di noi si sono incamminati verso la Spianata del Tempio, da cui la Moschea di Omar, con la sua inconfondibile cupola dorata, domina la città.
Dopo colazione abbiamo preso il pullman per recarci a Betlemme: la prima tappa ci ha portati alla Grotta dei Pastori, dove abbiamo ascoltato il testo evangelico e provato a rivivere lo stupore, la lode e la prontezza dei pastori di fronte all’annuncio dell’angelo.
Alla Grotta di San Giuseppe abbiamo celebrato l’Eucarestia, quindi ci siamo messi in coda per vistare la Grotta della Natività.
Dopo una breve preghiera ci siamo diretti al Casanova di Betlemme per il pranzo, poi alla Grotta del Latte, dove le suore del monastero vicino rimangono in adorazione perpetua di fronte al Santissimo Sacramento.
Qui, dove si ricorda la maternità di Maria nella sua relazione con Gesù, abbiamo meditato sul significato della fragilità di Cristo che si offre all’umanità nelle vesti indifese del bambino e che, proprio nel suo essere bisognoso, ci spinge a offrirgli le nostre cure, a donarci a lui.

Dopo un momento di raccoglimento ci siamo diretti a cena, ospiti della famiglia di Georgette, una ragazza palestinese che ci ha raccontato cosa significa essere palestinese, e in particolare vivere dietro le proibizioni dell’alto muro che circonda il paese.
Abbiamo vissuto questa serata dialogando attorno a temi davvero complessi e dolorosi, ma anche nell’allegria e nell’accoglienza che Georgette e la sua famiglia ci hanno fatto sperimentare.
Salutati i nostri ospiti abbiamo fatto ritorno a Gerusalemme per l’ultima notte in città.

Il giorno seguente ci siamo alzati presto e, raccolti nella piccola cappella del Calvario, abbiamo celebrato l’Eucarestia.
In mattinata abbiamo visitato lo Yad Vashem, il Memoriale della Shoah di Gerusalemme: immagini, filmati, documenti, ma anche oggetti d’uso quotidiano, strappati al passaggio del tempo, testimoniano la tragedia della Shoah in tutta la sua crudeltà, e mantengono ancora vivo il ricordo di questa pagina di storia, talvolta troppo simile ad alcune realtà contemporanee.
Con un po’ di commozione abbiamo concluso la visita e pranzato presso la Parrocchia di Beit Hanina, da cui siamo ripartiti alla volta di Nazaret.

Un paio d’ore di viaggio ed eccoci arrivati in quello che ai tempi di Gesù era un piccolo villaggio della Galilea, mentre ora è una cittadina di 75.000 abitanti.
Dopo aver sistemato i bagagli abbiamo incontrato frate Marco dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas, ispirati all’opera di Charles de Foucauld: il racconto della vita di Charles de Foucauld e della sua vocazione a portare il messaggio cristiano là dove nessuno era mai andato ci ha colpiti profondamente, così come la genuinità della fede di frate Marco.
Dopo cena abbiamo avuto tempo per un giretto in città, dove abbiamo assaggiato i deliziosi dolcetti israeliani e camminato fino alla Fontana della Vergine; infine siamo tornati in albergo.

Sabato mattina abbiamo visitato la Basilica dell’Annunciazione e la Chiesa di San Giuseppe, dove don Umberto ci ha portati a riflettere sugli anni della vita nazarena di Gesù come momento di formazione in preparazione della vita pubblica: è vivendo la quotidianità con spirito aperto che si resta lontani dalla noia dell’abitudine e dall’incomprensione.
Terminata la meditazione, con il pullman siamo giunti al Monte Tabor, da dove si gode di una splendida vista sulle terre di Galilea.
Qui il tema affrontato è stato quello della Trasfigurazione, intesa come momento di scelta nella vita di Gesù, che decide di partire alla volta di Gerusalemme: e anche noi ci siamo interrogati su quali fossero i nostri “guadi” da attraversare, le scelte di vita da fare, una volta ritornati a casa.
Per il pranzo siamo stati accolti dai ragazzi della Comunità di Mondo X che, dopo pranzo, ci hanno regalato la loro preziosa testimonianza sull’opera di padre Eligio Gelmini, fondatore della comunità, e il rapporto tra fede e tossicodipendenze; molte sono state le nostre domande, e molto il coraggio con cui essi ci hanno risposto.

Dopo aver disceso il Tabor a piedi, in una bellissima passeggiata panoramica, siamo tornati a Nazaret per la cena, dopodiché abbiamo partecipato alla processione presso la Basilica dell’Annunciazione, assieme alla comunità cristiana locale e a tanti altri pellegrini; da lì ci siamo diretti verso la via principale del centro, dove una folla di fedeli musulmani celebrava la Festa del Sacrificio: aver vissuto questi momenti di fede nel rispetto reciproco e nella gioia comune è uno dei più bei ricordi che mi porto a casa.

Lucia Montuori

Pubblicato il 2 settembre 2019

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