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«Non c'è muro che possa fermare le migrazioni»

scalab

 

“La migrazione oggi è vista come un problema, io invece preferisco definirla un fenomeno di cui anche l’Italia ha goduto. Per esempio oggi il 50% degli abitanti dell’Argentina sono italiani. In Brasile ho visitato cittadine dai nomi italiani e alcuni anziani parlano dialetto veneto”. Padre Mariano Cisco, consigliere generale degli Scalabriniani, 65 anni, di Vicenza, è stato di recente alla Casa Madre della sua Congregazione a Piacenza per un corso di aggiornamento. Abbiamo approfittato della sua esperienza per affrontare con lui il fenomeno migratorio.
Entrato in seminario a Bassano, padre Cisco ha studiato filosofia all’Angelico di Roma, poi teologia a Friburgo in Svizzera. Nel 1982 viene ordinato sacerdote e parte in missione negli Usa, dove rimane per trent’anni. In seguito nelle Filippine diventa rettore di teologia; lo scorso anno il Capitolo Generale dei Missionari di San Carlo Borromeo (più noti come Scalabriniani, dal nome del fondatore) lo ha eletto consigliere generale: ora coordina attività di formazione visitando i vari seminari, accompagna i giovani preti nel loro cammino di formazione in seminario e subito dopo l’ordinazione. “Per noi missionari scalabriniani è indispensabile parlare almeno due o tre lingue. Quando sperimenti la migrazione, apprezzi maggiormente la cultura che hai ricevuto quando eri piccolo, hai quindi l’opportunità di rivalorizzarla”.

Notizie dagli USA

“Appena arrivato a New York la odiavo perché è un mondo chiuso, dove ognuno vive per conto suo in un grattacielo - racconta padre Mariano -. Quando il parroco mi mandava a dare la comunione alle persone anziane del quartiere, non mi aprivano la porta di casa tanta era la diffidenza, non mi conoscevano. Poi mi sono ambientato. Oggi gli americani cattolici sono pochi, la grande popolazione cattolica è costituita dai latinos immigrati. Hanno famiglie numerose: in un anno facevo 500 battesimi, i parroci ortodossi 10! Le vecchie generazioni, che non hanno cittadinanza statunitense per diritto di nascita, oggi non hanno riconoscimento da parte del governo. Negli anni in cui oltrepassavano la frontiera messicana era ancora possibile arrivare e trovare lavoro per assicurare ai figli un futuro migliore. Ma adesso Trump sta facendo guerra agli immigrati, proprio quegli immigrati che, svolgendo i lavori umili e essendo sottopagati, magari con 50 dollari al giorno, mandano avanti l’economia negli Usa. Si parla di estendere il muro in Messico, ma come disse Scalabrini, la migrazione è un fenomeno naturale inarrestabile: «se costruiranno i muri, i migranti voleranno come gli uccelli»”.

La missione nelle Filippine e in Indonesia

Attorno a Manila, metropoli dove si trovano tutte le classi sociali, c’è molta povertà. Ci sono gli squatters, persone che costruiscono piccole case con quello che hanno, rubano l’elettricità collegandosi abusivamente alla compagnia elettrica. L’80% dei 100 milioni di abitanti delle Filippine è cattolica e il 50% è sotto i vent’anni. Non c’è immigrazione ma emigrazione per motivi lavorativi. Una delle entrate economiche più consistenti per questo Paese è infatti costituita dalle rimesse degli emigrati. Qui gli scalabriniani, presenti dal 1982, assistono i left behind, cioè i membri delle famiglie che rimangono a casa. Circa dieci milioni di giovani vanno a cercare lavoro negli Usa, nel Medio Oriente, dove le donne trovano posto come domestiche, mentre gli uomini come marinai. “Abbiamo tre centri - illustra padre Mariano - dove prepariamo i giovani a andare in servizio come marinai nelle crociere e nelle navi mercantili. A Manila abbiamo anche seminari di teologia e filosofia”.
In Indonesia il 95% di 270 milioni di abitanti è musulmana. Tra circa 17mila isole disperse nell’Oceano, ne esiste una interamente cattolica: l’isola di Flores. “Noi ci siamo arrivati nel 2002 e oggi abbiamo circa 20 sacerdoti - prosegue il missionario -. Ci sono molti giovani seminaristi che studiano filosofia nel seminario del Divine Word. Su questa isola c’è armonia tra musulmani e cattolici. Quello che ricordo soprattutto è l’accoglienza che fanno agli ospiti, quasi una cerimonia sacra: ti danno un piccolo bicchiere di grappa e devi danzare con loro, che indossano le loro gonne tradizionali. Ti mettono un berretto musulmano sulla testa e una stola sulle spalle, non ho mai visto cerimonia così”.

Il gruppo in visita a Piacenza

Solo un italiano, Vincenzo, nel gruppo di 15 missionari scalabriniani che hanno visitato Piacenza e i luoghi in cui Scalabrini ha vissuto e operato. Gli altri provengono da Vietnam, Brasile, Indonesia, Haiti, Colombia e Messico. “Dopo qualche anno che vengono ordinati - spiega padre Mariano Cisco - chiediamo ai sacerdoti che passino un mese insieme per riscoprire la spiritualità scalabriniana e capire meglio le fonti del nostro carisma qui a Piacenza, dove ha lavorato Scalabrini e ha fondato la sua Congregazione per assistere gli italiani all’estero. Oggi molti giovani hanno già sperimentato la migrazione durante il loro vissuto. Ad esempio un mio studente vietnamita aveva trovato lavoro in Polonia, dove però veniva sfruttato senza retribuzione. È arrivato in Italia, dove ha deciso di entrare nella nostra congregazione. Ora in Vietnam frequenta il seminario. Un altro giovane messicano, che ora è sacerdote e formatore a Roma, è stato un lavoratore clandestino negli USA per dieci anni, poi ha deciso di seguire la missione; molti altri oggi dal Messico scappano per fuggire alla violenza diffusa nel Paese”.
I sacerdoti hanno frequentato un corso di formazione permanente sulla migrazione, sono stati in visita anche a Venezia, a Como e Milano. “Rimango affascinato dalla storia delle vostre chiese, come il duomo di Piacenza e Milano”, dice Tran Quoc Bao, sacerdote di origine vietnamita, che ora lavora nelle Filippine come animatore vocazionale.

Pubblicato il 13 novembre 2019

Camilla Quagliaroli

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