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Monaca e missionaria, folgorata dal Caravaggio

marialuce scotti

"Quella sera ero in crisi nera. Avevo pure litigato con mia madre. Sentivo da tempo l'urgenza della chiamata, ma non osavo parlarne con nessuno, l'idea di lasciare tutto mi faceva paura. Sono andata a Fidenza ad una mostra sul Caravaggio. E sono rimasta folgorata dal dipinto sulla chiamata di Matteo:  vestito in ambiti del tempo del pittore, perché Dio chiama anche oggi, e con una mano ancora impastata nei soldi, peccatore, però già proteso a seguire Gesù. Mi sono detta: Matteo sono io!".

San Matteo

La chiamata di San Matteo di Caravaggio.

Da Castel San Giovanni a Vitorchiano

Suor Maria Luce Galgano dal 2 febbraio 2003 vive a Vitorchiano, nel viterbese, nella comunità delle monache trappiste che aveva conosciuto attraverso un depliant e dove - la prima volta che ha visitato la comunità - si è da subito sentita a casa. Originaria di Castel San Giovanni, in questi giorni è in visita alla famiglia in permesso straordinario, prima della nuova avventura che l'attende con altre nove consorelle in Portogallo. La comunità sta infatti per aprire nel nord est del Paese, a Palaçoulo, una nuova fondazione, la settima fiorita da Vitorchiano, dopo i monasteri in Cile, Argentina, Venezuela, Indonesia, Filippine e Repubblica Ceca.

Nella sua parrocchia di Castello, dov'è cresciuta, e in quella di Podenzano, dove è parroco don Fausto Arrisi che l'ha accompagnata nel discernimento della sua vocazione negli anni da universitaria a Parma con Comunione e Liberazione, suor Maria Luce ha raccontato del monastero che nascerà, intitolato a Santa Maria Madre della Chiesa. Un'ulteriore coincidenza dopo l'istituzione della festa di Maria Madre della Chiesa da parte di papa Francesco - o meglio bisognerebbe parlare di segni della Provvidenza - che scandisce la storia della fondazione.

nuovo monastero a Palaçoulo

Suor Maria Luce (a sinistra) e una consorella di fronte alla foresteria in costruzione a Palaçoulo.

Il nuovo monastero in Portogallo

Le origini nel 2017, centenario delle apparizioni di Fatima, con la donazione, da parte di alcuni parrocchiani di Palaçoulo, delle loro porzioni di terreno, per accogliere la comunità contemplativa. Quel che suor Maria Luce e le consorelle andranno a fare in questo lembo del Portogallo - ha spiegato la monaca - non è altro che "condividere la vita che abbiamo ricevuto, condividendo il carisma di San Benedetto con la nostra liturgia e la nostra giornata monastica". "Non portiamo chissà cosa - ha precisato suor Maria Luce -, partiamo perché ci sia un nuovo tabernacolo nel mondo". I lavori sono iniziati nel giugno 2019. È stata completata la foresteria, che può accogliere fino a 40 persone e che diventerà la prima dimora delle suore in attesa che venga costruito il monastero, pensato  per 40 monache, con un chiostro centrale, la chiesa, il capitolo, lo scriptorium per lo studio,  il refettorio, i luoghi  del lavoro e le celle. "Vi chiediamo di sostenerci, con la preghiera e con il dinamismo della carità che nasce dalla fede", chiede suor Maria Luce, dopo aver illustrato, attraverso un video, l'opera in terra portoghese.

gente scotti

Alcuni dei partecipanti all'incontro con suor Maria Luce all'oratorio di Podenzano (Foto Nicola Scotti).

Storia di una vocazione

La storia di suor Maria Luce - al secolo Lucia - è quella di una ragazza di una famiglia semplice ma laboriosa, che all'arrivo alla Facoltà di Filosofia dell'Università di Parma incontra "persone che hanno preso a cuore la mia vita". Ad un corso di esercizi spirituali sul tema "La vita dell'uomo è vocazione" si sente provocata da questa parola. "Voglio scoprire - si diceva - il disegno grande che Dio ha pensato per me". Comincia a prendere appunti in maniera puntigliosa, non si perde una parola delle meditazioni. "Ma Dio ci parla sempre attraverso qualcosa che non aspettiamo e per me è accaduto quando il sacerdote, parlando del possesso totale della realtà, ha tirato fuori la parola «verginità». Com'era possibile?". È un punto che non la lascia tranquilla, ma ci mette un anno e mezzo per confidarsi con qualcuno. Intanto alcuni amici prendevano delle scelte definitive. "Io li guardavo e friggevo... Ma avevo anche paura... Ho scritto una lettera a don Fausto, pensando che mi avrebbe preso per matta. Lui mi ha chiamato, abbiamo parlato: «iniziamo a verificare questa chiamata che senti». Quella sera, sul piazzale della chiesa, mi sentivo già in Paradiso".

don Fausto Arrisi e suor Maria Luce Galgano

Suor Maria Luce Galgano con don Fausto Arrisi, parroco a Podenzano.

Una monaca patrona delle missioni

Nel periodo della crisi sulla direzione da dare alla sua vita, Lucia era rimasta affascinata da San Matteo così come lo ritrae il Caravaggio. "Mi ha fatto capire che anche la cosa che più ci scandalizza di noi stessi - e  Matteo era un pubblicano, un peccatore - non scandalizza Gesù, lui chiama comunque. Mi guarda, così come sono, e mi ama".

Un altro flash arriva dalla lettura di Santa Teresa di Gesù Bambino, "una monaca di clausura patrona delle missioni, era sconcertante!". Lucia, che non aveva mai visto un monastero di clausura se non in tv - "e ne avevo un'idea distorta" - combatte anche con questa prospettiva. "Ma io volevo tutto e se, dice Teresina, lì è il cuore della Chiesa, allora era quel che stavo cercando".

 fondatrici monastero di Palaçoulo

Suor Maria Luce con le nove consorelle di Vitorchiano che andranno a fondare il nuovo monastero a Palaçoulo in Portogallo.

«Siamo qui per la salvezza del mondo»

Le obiezioni sulla scelta della clausura non mancano. "Noi siamo in monastero per la salvezza del mondo, ma lo siamo - precisa - solo se noi per prima ci facciamo salvare. Il silenzio costringe a fare i conti con la propria storia. In monastero ho fatto un cammino di riconciliazione, ho incontrato il perdono. Il monaco non è uno che fugge dal mondo. È uno che fugge le fughe del mondo. Quanti modi oggi abbiamo per evadere dalla realtà, per nasconderci dalle persone, dai loro giudizi, da noi stessi... Per noi è un vero combattimento spirituale. In questi anni di monastero ho capito che bisogna partire sempre dal perdono, da quello che riceviamo da Dio e da quello reciproco tra noi sorelle. Facciamo anche voto di conversione, perché il cammino non finisce mai".

Là dove Dio ti vuole

Ma questo bisogno di fare verità non è solo per le monache e i monaci. "Ho imparato a chiedere al Signore di aiutarmi ad avere il coraggio di guardare alla mia vita. Tutti siamo missionari lì dove la vita ci mette. La sera che sono entrata a Vitorchiano, sulle scale, ho incontrato una suora anziana. «L'importante - mi disse - è essere dove Dio ti vuole». E dove colui che ci ama ci vuole, là c'è anche Lui. Non si tratta di essere cristiani doc, cristiani perfetti, ma di fidarci di Lui. Non ci lascia mai soli".

Barbara Sartori

Come sostenere la nuova fondazione

Per chi volesse aiutare con un contributo la costruzione del monastero di Palaçoulo, pubblichiamo sotto le informazioni, che si possono trovare anche sul sito www.trappistevitorchiano.it.

Pubblicato l'8 settembre 2020.

monastero Palaçoulo

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