Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Don Eliseo ci ha insegnato a vivere la libertà della coscienza

funerale3

Il ricordo di Enrico Corti al funerale di mons. Eliseo Segalini

In questi giorni abbiamo letto e ascoltato tanto di don Eliseo e scoperto una vita davvero intensa: curato a San Paolo e San Francesco, insegnante per tanti anni nelle scuole superiori, animatore per trent’anni della casa di Resy, Assistente diocesano di Azione Cattolica per più di vent’anni, la FUCI, fondatore della prima scuola di formazione sociale, Vicario Generale, Vicario per la cultura e il laicato, Punto Incontro, Donare adesso, Cives, Ordo Viduarum, instacabile direttore spirituale. Alla fine persona sofferente, ma pur tuttavia ancora riferimento per tanti.
La nostra diocesi e la nostra città deve tanto per le opere fatte, ma in questa cattedrale siamo chiamati a non idealizzare una persona - che non aveva carattere facile e diretto - per le cose fatte, ma a chiederci cosa ha voluto dire a ognuno di noi attraverso le sue scelte e le sue parole.
A scuola in tempi ancora sessantottini era riferimento soprattutto per chi lo contestava in aula per la sua prudenza, ma lo cercava nei corridoi per la fiducia che riponeva in lui nelle traversie adolescenziali.
Nella vita sacerdotale ha ereditato una formazione tradizionale e ha sviluppato la fatica e lo stupore per il rinnovamento conciliare, che ha sempre coniugato nella prassi pastorale che quella stagione ha inaugurato.
In Azione Cattolica ha condotto, soprattutto nell’episcopato del Vescovo Manfredini, la traduzione per la nostra diocesi di quella scelta religiosa per lui tutt’altro che distacco dal mondo, ma segreto per motivare tanti a scelte di impegno sociale e politico, così come nell’avviare da Vicario tante iniziative per sostenere i laici nell’essere cristiani appartenenti alla comunità cristiana e civile insieme.
Ecco, oggi riceviamo il testimone di un modo d’essere provocatorio: ci ha insegnato ad essere insieme fermi nella fede e aperti ai dubbi della cultura, a essere fedeli alla tradizione e a vivere la libertà della coscienza, a realizzare opere concrete e vederne i limiti rispetto agli orizzonti del Regno di Dio, a raggiungere le vette dei 4.000 metri ma con passo cadenzato consapevoli dei limiti umani, a immergerci nella contemplazione e a leggere e riflettere giornali e saggi perché – come diceva - conoscere è già partecipare, a distinguere gli ambiti coniugando et …. et e non aut … aut, a sottolineare davanti all’entusiasmo per i nostri progetti civili e pastorali che il Regno di Dio è già e non ancora.
Tante generazioni sono state accompagnate da sacerdoti sapienti che hanno insegnato a noi laici e alla comunità cristiana intera come stare nel mondo da cristiani.
Con lui ricordiamo – per chi li ha conosciuti - in questa amicizia, perché amicizia vera è sempre stata, che ha segnato davvero il laicato e la fede della nostra comunità cristiana, don Pergolotti, don Molinari, don Venturini, don Bozzuffi, don Corbelletta, don Conte, don Bergamaschi e altri della classe 1930.
Conoscendo don Eliseo, ora che ha dispiegato le vele, ricorderebbe con severità per noi le parole del Vangelo là dove Gesù dice di non fermarsi per pensare ai morti, ma di riprendere il cammino e annunciare il Regno di Dio nella fedeltà alla Parola e nell’ascolto quotidiano dei fratelli che incontriamo, in un mondo tanto cambiato, ma tanto da amare con sapienza, gesti, persone e parole nuove.

Enrico Corti

Pubblicato il 3 maggio 2021

Ascolta l'audio

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente