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Missione tra le profughe

Missione tra le profughe

Le due suore congolesi alla Protezione della Giovane

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“Guarda, lui è Emmanuel, vuol dire «Dio con noi»: la mamma l’ha voluto chiamare così, dire che Dio non l’ha abbandonata nemmeno in Libia, nemmeno sul barcone. Ci ripete sempre: «questo bambino è la mia storia». È proprio così: in lui tutto si riassume e tutto ricomincia”.
Suor Marie Nicole Kitemo scorre sul cellulare le foto dei cinque bambini nati alla Protezione della Giovane nell’ultimo anno. Ha assistito a ogni parto, all’ospedale di Piacenza, lei che in Africa - ci confida - non aveva mai visto nascere un bambino. È delle suore di Santa Maria di Matadi, Congregazione congolese che a settembre festeggerà i dieci anni di presenza nella casa accoglienza di via Tempio che dal 1928 ospita studentesse e lavoratrici lontane dalla famiglia.

È dall’autunno del 2014 che la casa di via Tempio che fa parte del circuito Acisjf (la sigla sta per Associazione cattolica internazionale al Servizio della Giovane) ha aperto le porte alle profughe.
“È un’accoglienza impegnativa soprattutto per il lavoro educativo che comporta, ma che abbiamo voluto perché è nella nostra vocazione sin nel nome”. Giuseppina Schiavi, presidente dell’Acisjf a Piacenza, è la capitana di una squadra tutta al femminile che, dosando energia, autorevolezza, comprensione e tanta pazienza, accompagna le donne sbarcate sulle nostre coste nella primissima fase dell’accoglienza.

“Arrivano che sono piene di paure, in Libia hanno vissuto l’inferno”, sussurra suor Marie Nicole, lasciando intendere cosa devono aver passato durante i viaggi in fuga dal loro Paese. La maggior parte sono nigeriane. Poi ci sono donne del Camerun, della Costa d’Avorio, del Gambia. “C’è chi scappa dalla guerra, chi da matrimoni combinati dai genitori con uomini molto più grandi”.

Leggi il servizio a pagina 3 dell’edizione di venerdì 26 agosto 2016.

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