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Casa don Camminati, un segno concreto di amore

lourdes

“Oggi molte persone si trovano a dover vivere in un «non-luogo»: la strada, la propria auto, un alloggio provvisorio. Sono spazi non abitabili, in cui trovano rifugio uomini che devono fare i conti con una nuova forma di povertà e nuovi ritmi di lavoro. È quindi necessario restituire loro un luogo dove vivere: avere una casa vuol dire avere una storia, avere uno spazio e un tempo a propria disposizione”. Così ha esordito don Giuseppe Lusignani, parroco di Nostra Signora di Lourdes a Piacenza, presentando l’incontro “Non dimenticate l’ospitalità”: un pomeriggio di formazione e informazione con lo scopo di presentare un progetto nato da un’idea di don Paolo Camminati. Ristrutturare e riqualificare i locali in disuso dell’ex-canonica per ricavarne stanze destinate a ospitare lavoratori precari: questo l’obiettivo dell’iniziativa. “Fare una casa per costruire relazioni «di casa» nella nostra comunità: in questo ci ha ispirati un verso del Vangelo di Giovanni, che dice: «vi ho chiamato amici». Le persone che accoglieremo in questo edificio saranno per noi davvero amici”, ha concluso don Lusignani prima di cedere la parola a don Fabio Galeazzi, sacerdote nella stessa parrocchia.

Alla base di tutto c'è la carità
Don Fabio ha approfondito la genesi del progetto: “Alla base di tutto c’è la carità. Questa nasce dalla consapevolezza che la comunità ha delle grandi ricchezze, sia materiali sia relazionali. Se non vengono usate però, vanno in rovina: quindi come farle splendere? Donandole. Secondo noi questa casa sarà un segno concreto di amore: questa idea ormai è diventata un percorso condiviso, che ci unisce. Don Paolo diceva che se una proposta nasce nella condivisione, sicuramente diventerà molto più grande di te: ciò che facciamo insieme, resterà per sempre”. Don Galeazzi ha concluso ricordando il contributo essenziale della Fondazione di Piacenza e Vigevano.

Un percorso educativo 
È poi intervenuto Roberto Rusconi, architetto che si è occupato della pianificazione del progetto, aggiornando i presenti sullo stato dei lavori che, cominciati nello scorso gennaio, si concluderanno come previsto a ottobre: “La canonica era stata costruita con criteri superati, perciò abbiamo dovuto modificarla e garantire il rispetto di tutte le norme attuali. Ora bisogna sistemare solo la sua parte esteriore: la casa infatti indossa ancora un «vestito» rovinato e scolorito, ma presto ne avrà uno nuovo, bello: un vero vestito della festa”.
Don Galeazzi ha poi tracciato le linee guida della “Carta dei valori” su cui si basa il progetto, tutte accomunate dal desiderio che questa struttura non sia un albergo, ma una vera dimora. “Non si tratterà di assistenzialismo, ma di costruire un percorso educativo che accompagni i lavoratori in difficoltà verso una nuova vita”, ha aggiunto l’educatrice Eleonora Malaspina, presentando i due documenti che regoleranno la convivenza nella futura casa: l’”Atto Costitutivo”, che pone al centro carità, progettualità e presidio, e il “Regolamento della Casa”. L’edificio potrà ospitare solo uomini tra i diciotto e i sessantasette anni per un periodo dai due ai diciotto mesi.

Infine ha preso la parola Mario Idda, direttore della Caritas diocesana che da sempre sostiene l’iniziativa e che fornirà anche l’aiuto di alcuni suoi educatori professionali: “Don Paolo aveva saputo leggere per primo l’ispirazione di una comunità pronta a vivere un’esperienza particolare, che diventerà anche un cammino di fede, un’occasione preziosa per tutti. Non basta ascoltare il Vangelo, bisogna testimoniarlo e viverlo ogni giorno: oggi c’è bisogno di persone che siano davvero disposte ad ascoltare e a entrare nella storia di chi è in difficoltà”.
A conclusione della presentazione (ancora disponibile sul canale Youtube della parrocchia), don Lusignani ha tirato le fila dei vari interventi, rilanciando l’invito a sabato 25 settembre, quando si terrà il primo incontro di formazione per i volontari che aiuteranno gli ospiti nella vita quotidiana in casa. Una casa che saprà far sentire “in famiglia” chiunque ne avrà bisogno: “Credo che don Paolo sia fiero di come sta camminando la sua comunità”, ha concluso Rusconi.

Paolo Prazzoli

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Pubblicato il 9 maggio 2021

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