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Il Vescovo: «I martiri innamorati e appassionati del Vangelo»

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“Vado avanti e indietro dal Congo dal 1985, mi faccio voce di una popolazione che soffre e voglio raccontare a tutti quello che succede”: sono le parole di Donata Frigerio, laica consacrata dell’Ordo Virginum, membro della Rete Pace per il Congo e operatrice del Centro Missionario diocesano di Reggio Emilia, intervenuta, il 23 marzo, nella chiesa di San Pietro a Piacenza, alla Veglia per i missionari Martiri, promossa da Missio Giovani, nell’anniversario della morte di mons. Oscar Romero. La celebrazione, guidata dal vescovo mons. Adriano Cevolotto, ha fatto memoria di tutti gli operatori pastorali che hanno perso la vita nell’ultimo anno, di cui sono stati letti i loro nomi.

Il Congo: terra ricca e sfruttata

La testimonianza di Donata Frigerio ha fatto volgere l’attenzione al Congo, un popolo particolarmente segnato da tante guerre fratricide che, in questi ultimi decenni, hanno mietuto quasi 10 milioni di morti La Repubblica Democratica del Congo è un Paese con un vasto territorio, fertile e ricchissimo di materie prime, anche a livello naturalistico, con la presenza di specie autoctone, di una grande biodiversità. Tra i minerali preziosi c’è molto oro, poi tungsteno e coltan per i cellulari, infine il cobalto per le batterie delle auto elettriche, estratto dai bambini, costretti al lavoro minorile. Se non fosse per la depredazione di cui è vittima, il Congo potrebbe essere in grado di sfamare tutta l’Africa - spiega la missionaria italiana.

La casa Ek’Abana

Donata Frigerio lavora a Bukavu, città di circa un milione di abitanti, a 1880 metri sul livello del mare, nella casa “Ek’Abana”. Questa struttura accoglie soprattutto bambine accusate di stregoneria. “È una vecchia pratica risorta con la guerra, che coinvolge le famiglie più povere, prede di sette e santoni discutibili, che trasformano delle bambine in capri espiatori delle disgrazie”. Nella casa le vittime intraprendono un percorso di ricostruzione psicologica, e anche di ricongiungimento con le loro famiglie. “Alla fine del percorso si fa una messa di perdono e di riconciliazione, dopo la quale la maggior parte di loro viene riaccolta nella famiglia di origine o in famiglie affidatarie”, ha evidenziato Donata Frigerio.

La vita donata rifiorisce

I martiri hanno scelto il rischio di mettere in gioco la propria vita perché innamorati e appassionati del Vangelo”. Con queste parole mons. Cevolotto ha sviluppato la sua riflessione, ricordando la drammaticità di una memoria che continua ad allungarsi, rinnovando lo scandalo della croce e il delirio onnipotenza del male che si fonda sull’illusione di togliere la vita a qualcuno, al nemico, di primeggiare, dominando e schiacciando le persone. “Gesù invece - ha aggiunto - abbraccia chi dona la sua vita deliberatamente e, per il Vangelo, ritiene che vale la pena di morire. La vita donata è offerta e continua a rifiorire come il seme, come il roveto che brucia senza consumarsi: è sorgente di una nuova esistenza!”.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 24 marzo 2022

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