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Scout in Cattedrale: a cento anni con la forza degli inizi

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“Ti ricorderai che una sera, davanti a un fuoco tranquillo, nell’ora in cui le luci si velano e i rumori si attutiscono, in mezzo a delle compagne, a dei compagni che avevano i tuoi stessi ideali, hai promesso di servire Dio”. È la frase che ha fatto da sfondo al rinnovo della promessa degli scout piacentini, il 26 marzo, radunati in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto, davanti ad un enorme numero di ceri accesi al centro della navata, simboleggianti il fuoco di bivacco.


Una storia iniziata nel 1922
Una festa gioiosa e colma di riflessioni in cui si sono ritrovati i capi scout, anche quelli non più in attività, e gli adulti scout di Piacenza, per celebrare 100 anni di promesse. L'Agesci, con il suo carisma educativo, raggruppa in tutta la diocesi oltre 1200 persone dagli 8 anni in su.
La veglia scout è iniziata con il ricordo della nascita, al piano terra di Palazzo Fogliani nell’anno 1922, nella casa delle associazioni cattoliche piacentine, del primo gruppo Asci, l’Associazione scout cattolici italiani.
Il vescovo mons. Ersilio Menzani, arrivato a Piacenza nel gennaio del 1921 da Bologna, volle questa esperienza educativa anche nella Chiesa che era stato chiamato a guidare. Affidò l'incarico a don Carlo Maria Aphel, curato 23enne di San Francesco. Fu la culla dello scoutismo piacentino che ora celebra i suoi cento anni.


Partire senza indugio

Dopo il racconto storico, il brano del Vangelo di Luca dei discepoli di Emmamus, letto da don Silvio Pasquali, assistente degli Scout piacentini.
“Sono due le strade che presenta il Vangelo - ha evidenziato il Vescovo, nel suo commento -, sono due cammini che portano a luoghi differenti e opposti: da Gerusalemme a Emmaus e quello da Emmaus a Gerusalemme. I due viandanti sono in fuga da Gerusalemme - ha aggiunto -, i loro sentimenti sono segnati dal fallimento, dalla delusione per una speranza infranta. Sono sconvolti, tutto è andato a sbattere in un crocifisso, sembra un brutto sogno… La strada per Emmaus è segnata dalla tristezza, ma Gesù cammina con loro, non viene meno alla sua promessa, dà voce a ciò che c’è in loro. Gesù raccoglie le pesantezze, le fatiche, fa riscaldare il cuore, rilancia il senso del cammino e si fa riconoscere nello spezzare il pane: qui c’è la sua presenza, c’è un nuovo futuro, e la delusione è sconfitta dalla dimensione del dono”.
Questa considerazione ha dato modo a mons. Cevolotto di sottolineare come Cristo si affianca ad ogni uomo, è vicino a chi vive il servizio, dà la forza ai discepoli di Emmaus di “partire senza indugio”, di ritornare a Gerusalemme, accompagnati dalla forza della Pasqua e ha invitato gli scout ad essere testimoni di una speranza che è entrata nella loro vita.

Cosa rimane oggi della mia promessa?
Il momento della promessa è stato il culmine della Veglia. Gli scout sono stati invitati a scrivere su un foglietto la loro adesione, rispondendo alle domande: Che cos’è per te la promessa oggi? Cosa rimane della mia promessa?
Una promessa che fatto emergere l’impegno di “fare del mio meglio”, frase chiave degli scout che s’impegnano a compiere il proprio dovere verso Dio e aiutare gli altri in ogni circostanza.
Il gesto concreto del nodo al fazzolettone, i canti, le riflessioni e le preghiere hanno scandito i momenti della Veglia scout, dove si è respirato l’intensa partecipazione dei presenti, il senso di appartenenza alla comunità cristiana e la gioia dello stare insieme.

Riccardo Tonna

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Nelle foto di Carlo Pagani alcuni momenti della veglia scout in Cattedrale con l'intervento del vescovo mons. Adriano Cevolotto e di Cinzia Pagnanini, una dei responsabili dell'Agesci piacentina (alle spalle della Pagnanini, l'altro responsabile, Emanuele Valla).  

Pubblicato il 27 marzo 2022

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