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Don Ciotti: «Non dimentichiamoci delle altre 33 guerre»

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“Questa sera, qui, non è venuto don Luigi. Io rappresento un «noi». Diffidate dei navigatori solitari. Con me qui ci sono le storie, i volti, le fatiche, le speranze di tante persone”.
Don Luigi Ciotti, fondatore di Gruppo Abele e Libera – Associazioni nomi e numeri contro le mafie, è intervenuto lunedì 28 marzo alla celebrazione del 50° anniversario di Africa Mission – Cooperazione e sviluppo, nella chiesa di Santa Franca a Piacenza. È proprio dalla nostra città che, nel 1972, don Vittorio Pastori, su consiglio dell’allora vescovo mons. Enrico Manfredini partì per il Karamoja, in Uganda. Al suo ritorno, “don Vittorione” fondò un’associazione che promuovesse lo sviluppo umano e la dignità della persona in tutti i suoi aspetti. “Dobbiamo impiegare la nostra libertà per liberare chi libero non è – avverte don Ciotti – il cambiamento chiama ciascuno di noi: le azioni che facciamo oggi sono importanti ma insufficienti, non reggono l’urto del tempo. Abbiamo bisogno di rigenerarci, di unire le forze, e di riflettere sulle periferie”. È proprio da una chiesa di periferia, quella di don Noberini, che don Luigi si unisce al grido di Papa Francesco. “Prima del conclave, Francesco fece un appello a chi sarebbe diventato pontefice affinché, contemplando Gesù Cristo, aiutasse la Chiesa a uscire da sé verso le periferie esistenziali. Guardare negli occhi le periferie umane, ascoltarne la vita”.

Guerra: scelta antistorica e immorale

“Dopo l’orrore della guerra è nata la Dichiarazione universale dei diritti umani. L’articolo uno recita: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza». Noi abbiamo tradito questa costituzione. La parola che ha portato don Vittorio laggiù è «libertà», la massima espressione dell’umana dignità. Il primo compito che ci affida la vita è dare libertà a chi non ce l’ha. Chi è povero non è libero, chi è senza lavoro, chi è schiacciato dalla violenza non è libero. La libertà va liberata”.
Il pensiero va alle guerre: “Sono contento di vedere una mobilitazione per accogliere chi fugge dall’Ucraina, ma perché non parliamo mai dalle altre 33 guerre che si stanno combattendo? Dov’è la nostra umanità quando si tratta di accogliere i profughi che fuggono da altre guerre? – ammonisce don Ciotti – Auguro a tutti voi il conflitto delle inquiete coscienze, il conflitto del non dare nulla per scontato, quello ben raccontato nelle periferie del mondo. La Camera dei deputati ha votato con una velocità impressionante l’aumento delle spese militari. È una scelta antistorica e immorale, perché è un bagno di sangue economico nato dall’incapacità di dire di no al bagno di sangue umano. Nell’enciclica Laudato Si’, Papa Francesco dice che ogni guerra lascia il mondo peggiore di come l’ha trovato. L’urgenza della politica mondiale è l’accoglienza. Le cose possono cambiare, ma c’è bisogno dei nostri gesti concreti, che valgono più di mille discorsi”.

L’impegno contro le mafie

I gesti concreti sono anche quelli che, da 27 anni, Libera compie nella lotta alla criminalità organizzata. “Nei periodi di crisi, quando l’attenzione è altrove, le mafie fanno i loro affari più grandi. In Costa d’Avorio ci sono le grandi organizzazioni internazionali della droga; il Covid-19 ha officiato il segreto matrimonio d’interesse fra mafie ed economie di mercato. La variante più pericolosa del virus è la «variante criminalità», e lo testimoniano i numeri che abbiamo raccolto insieme ai Carabinieri, alla Guardia di Finanza, alla DIA e alla DDA. Io difendo la sacralità delle istituzioni, e le persone vere, autentiche, oneste. Per chi non è degno di rappresentarle, invece, saremo una spina nel fianco. La conoscenza porta alla consapevolezza, e dunque a scegliere da che parte stare. Libera oggi è in tutto il mondo, perché le mafie stanno investendo ovunque”.

Il coraggio di avere coraggio

“Questa è la sesta estinzione di massa, ma è la prima provocata dall’essere umano. Viviamo una crisi socio-ambientale: noi umani siamo il 3% degli esseri viventi e viviamo grazie al 97% che stiamo distruggendo. Il simbolo dei monaci antichi era un uccello notturno, che aveva due occhi grandi in grado di vedere nel buio: anche noi, in questo momento di buio, dobbiamo avere occhi grandi per vedere la luce. La Chiesa non deve rimanere ai margini della lotta per la giustizia. I cristiani devono darsi da fare. Tutti siamo chiamati ad avere il coraggio di avere coraggio”.

Francesco Petronzio

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Nelle foto: in alto, don Luigi Ciotti; sopra, il pubblico presente.

Pubblicato il 29 marzo 2022

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