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31 anni per Avo. Il Vescovo: «Attraverso la fragilità diventiamo più umani»

avopc


 
Trentuno candeline per l’Associazione volontari ospedalieri (Avo) di Piacenza: la ricorrenza è stata celebrata nel pomeriggio di sabato 3 dicembre nella sede del Club alpino italiano sullo stradone Farnese, alla presenza del vescovo mons. Adriano Cevolotto, dell’assessora al welfare Nicoletta Corvi e dei dirigenti dell’associazione. “Il tema di quest’anniversario è «Da sempre accanto alle fragilità» - ha detto Stefano Antonio Marchesi, volontario Avo e moderatore dell’incontro –: dunque, non solo alla malattia in senso stretto. Abbiamo intrapreso un percorso di approfondimento per ampliare il nostro campo d’azione, in modo da adattarci alle situazioni che cambiano”.

“Per i fragili e i malati la nostra presenza è importante”
“Dallo scoppio della pandemia – afferma Anna Boccellari, presidente Avo Piacenza – ci siamo resi conto che le fragilità sono aumentate, e con esse i bisogni. Avo si deve aggiornare. I fragili sono ovunque: un parente, un amico, qualcuno che si presenta al check-point. Noi ci occupiamo di tutti quelli che incontriamo, non solo dei degenti in ospedale o in case di riposo. Il volontariato presuppone gratuità: è molto più quello che riceviamo rispetto a quello che diamo. Esistono quattro «verbi del volontario», il primo è «fare»: il volontario vuole sempre fare qualcosa di concreto, è importante ma non è la prima cosa, può capitare che ci sia bisogno di un altro tipo di aiuto. «Imparare» da chi soffre, perché l’esperienza e il vissuto altrui ci arricchiscono: qui sta il dono che il volontario riceve. È importante saper «comunicare» a chi soffre, essere capaci di comprendere la situazione dell’altro per stabilire con lui una relazione empatica. E infine “essere”: è fondamentale, per chi soffre, anche solo la presenza di qualcuno, con un sorriso, un contatto fisico o anche attraverso il silenzio.

“Camminare accanto ai malati”
“La pandemia ci ha fatto imparare che la fragilità è una condizione umana – sottolinea il Vescovo – Eravamo convinti di essere onnipotenti, infrangibili, ma invece ci siamo sbagliati. La fragilità è una condizione da accogliere, da amare, perché dentro questa esperienza diventiamo più umani e più capaci di relazionarci”. “Il servizio dei volontari – precisa l’assessora Corvi – è un equilibrio tra adesione all’identità originaria e capacità di adattarsi. È come «camminare accanto»: il volontario non deve né superare né restare indietro, piuttosto deve saper stare accanto. Tutti abbiamo bisogno di ricordarci questo pilastro, cioè saper stare accanto gli uni agli altri e immedesimarsi nella situazione che l’altro vive”. Presente alla cerimonia anche il dottor Luigi Cavanna, direttore del dipartimento di Oncoematologia dell’Ausl di Piacenza, che, come ricorda Marchesi, ha sempre rispettato e incentivato il lavoro dei volontari Avo all’interno del suo reparto. “Sono convinto – afferma Cavanna – che la fragilità sia dentro a ognuno di noi. La mia esperienza, dopo tanti anni, mi insegna che la malattia rende più vulnerabili, tanto il ricco quanto il povero. Per un malato il tempo dedicato da una persona sconosciuta è un dono enorme”.

La pandemia e i farmaci a domicilio
“Nel periodo più «nero» della pandemia avete consegnato i farmaci a casa. Un’azione enormemente importante per tante persone, che rischiavano di essere fragili tra i fragili”. Sono parole di gratitudine quelle spese dal presidente nazionale Federavo Francesco Colombo nei confronti dei volontari piacentini. “Non riduciamo a qualcosa di semplice ciò che invece è importante, anche un piccolo segno può rivelarsi un gesto di vicinanza estremo. In pandemia non vi siete fermati – dice rivolgendosi all’uditorio di volontari – un periodo, quello, di assoluta incertezza, in cui ognuno aveva paura dell’altro. E questo perché il volontario Avo ha un allenamento che lo porta a guardare oltre: siamo come un mosaico antico, in cui nessuna tessera è uguale all’altra. Il risultato finale, il «noi», è molto più importante della singola tessera”. Parte da una favola, invece, l’intervento della presidente regionale Avo, la piacentina Marisa Monticelli. “A volte ci vengono in mente momenti particolari di condivisione che magari non sappiamo descrivere a parole, ma ne ricordiamo benissimo le sensazioni. Per noi volontari è un dono immenso quello di prenderci cura delle fragilità che spesso altre persone definiscono «strane», invece, essere accanto alle fragilità è una ricchezza immensa”.

I premiati
Al termine degli interventi c’è stato spazio per le premiazioni: Monika Gabriela Kaczara, Rosalia Leone e Aurelia Riccardi (10 anni in Avo), Giuseppina Fontana, Carla Redaelli e Maria Teresa Scaglia (20 anni), Luisa Calandroni (25 anni), Patrizia Gnecchi e Anna Tirelli (30 anni). Sette volontarie hanno ricevuto il riconoscimento per aver completato le 100 ore, primo gradino necessario per diventare volontarie effettive: Viviana Arena, Camilla Astorri, Cecilia Cappellini, Tiziana Di Sevo, Beatrice Migliorini, Maria Grazia Porcari e Maria Solari.


Francesco Petronzio

Pubblicato il 4 dicembre 2022

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