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Il Vescovo alla scuola: «trovate sempre una motivazione per quello che andate a fare»

 scuola

“Il mondo della scuola è fatto di preoccupazioni, ansie ma anche speranze e sogni. L’augurio è che sia sempre più mondo evangelizzato, raggiunto da Gesù e dalla sua buona notizia”. Così il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha aperto la celebrazione davanti a una platea di insegnanti e studenti nella basilica di Sant’Antonino, martedì 13 dicembre.
“Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”, sulle parole di Matteo si concentra l’omelia del Vescovo, che spiega come quella frase possa essere applicata a ognuno, al risveglio. “Vale per chi a scuola va per insegnare o per svolgere altri compiti di responsabilità – commenta mons. Cevolotto – ma anche per chi ci va per imparare. Ripercorriamo la parabola per capire la ricchezza che possiamo scorgere. Il vocativo «figlio» non solo è un’espressione affettuosa, ma rivela una particolare considerazione che si ha di noi. Anche nei rari momenti in cui abbiamo dei dubbi su chi ci ha messo al mondo c’è un Amore che ci raggiunge, che non è mai stato ritirato. Anche se passano gli anni rimaniamo «figli». Partire col piede giusto a inizio giornata può cambiare il modo di guardare alla vita e al modo di relazionarci con gli altri”.

Un presente carico di promesse, non solo problemi

“La parabola ci invita a pensare al presente, all’oggi. Nella nostra vita si alternano periodi più e meno favorevoli, fortunati, felici, ma questo «oggi» è abitato da un atto di fiducia del Padre che ci affida qualcosa di importante. È l’oggi della storia grande in cui siamo immersi con tutte le contraddizioni, in cui Dio continua a essere presente. Il Natale che sta per arrivare ci ricorda che nell’oggi è nato per noi un Salvatore: è un presente carico di promesse e non solo di problemi”. Il Vescovo riflette poi sul significato della «vigna», un lavoro che richiama a un periodo di pazienza prima di poter raccogliere i frutti. “Ci sono stagioni diverse – spiega – c’è un tempo che richiede di pazientare, uno di vigilare e uno di operare. A volte, invece, dobbiamo semplicemente stare in quella vigna”.

Ognuno di noi ha la propria “vigna”

Al comando del padre, i due figli rispondono in modo diverso: il primo dice “Non ne ho voglia”, ma poi si pente e va nella vigna; il secondo dice “Sì, signore”, ma poi disubbidisce. “Il primo figlio ci è indicato come esemplare – chiosa il Vescovo – certo, le fatiche ci sono, sia per i piccoli che per i grandi, e talvolta portano sensazioni negative. La condizione per pentirsi è mettersi in dialogo con quello che siamo, ascoltarci per trovare una motivazione e non farci dominare dalla sensazione di un attimo. È importante ogni giorno trovare le motivazioni del nostro andare, affidarci a colui che ci manda, a colui a cui sta a cuore quella vigna. Anche l’altro figlio è presente in noi, quello che aderisce formalmente ma non va mai nella vigna. Siamo come quel figlio ogni volta che portiamo la nostra presenza fisica ma mentalmente siamo altrove, quando quello che facciamo sembra non toccarci. E invece io vi dico – ribadisce mons. Cevolotto – la carne deve farci sanguinare, soprattutto quando siamo a contatto con dei giovani resistenti. «Patire» è il verbo da cui deriva la parola «passione»: il Signore ci dona sua passione per la vigna, una passione fatta di cura”.

Francesco Petronzio

Nella foto, mons. Adriano Cevolotto con una insegnante presente alla messa per gli studenti nella basilica di Sant'Antonino.

Pubblicato il 14 dicembre 2022

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