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Costa e Curletti: bisogna tornare a vivere in montagna

 Curletti destate

È uscito il nuovo numero de “La nuova montagna”, il periodico a cura del circolo Anspi “Santa Giustina di Costa-Curletti” redatto da Pier Luigi Carini, Beatrice Rebecchi, Erica Bernardi e per la grafica Giulia Bertotti. Il periodico tiene in contatto i tesserati del circolo dei due paesi del comune di Ferriere. In prima pagina, nell’ultimo numero, le riflessioni di Massimo Angelini, saggista ligure, contenute in un articolo pubblicato nel 2005 che, come scrive la redazione, “ha il pregio di riassumere in poche parole il nocciolo di molte questioni riguardanti lo spopolamento della montagna”. Il circolo sta lottando con tutte le sue forze proprio per rimanere a vivere la montagna. Costa e Curletti hanno vissuto l’emigrazione e lo spopolamento, ma negli ultimi anni – e il circolo ne è una testimonianza – la gente è tornata a vivere quantomeno durante il weekend o una volta raggiunta l’età della pensione, questi territori belli ma lontani dai servizi e dai centri urbani. “Un paese – riflette Angelini nel giornale del circolo - vive se c’è chi ci vive. La montagna che si popola d’estate e che nell’inverno diventa ospizio è un luogo triste. I paesi che sopravvivono per il riposo e il divertimento dei cittadini o come nicchia delle loro nostalgie sono luoghi tristi. Se non c’è chi ci vive e ci produce, va bene che si spengano: lo ha deciso chi se n’è andato e chi ne amministra l’agonia, ma lo decide anche chi si rifugia nei ricordi e tra i ricordi smarrisce il proprio tempo”.
“Cosa ci vuole – prosegue lo studioso - perché i paesi vivano? Serve che ci si viva. Che ci siano meno villeggianti e più abitanti; il lavoro a volte non è vicino, ma oggi è un prezzo così alto fare i pendolari? Forse per mantenere in vita la propria terra, si può fare. Allora se nei paesi la gente ricomincerà a viverci, ci sarà più forza per chiedere che la strada d’inverno sia mantenuta pulita, e che dove ci sono bambini si riaprano le scuole, e avrà senso chiedere di restituire gli uffici postali e i servizi sanitari e le linee delle corriere, e forse ci potrà essere interesse ad aprire qualche bottega, oppure a non chiuderla. E bisogna che le botteghe nei paesi possano restare aperte senza essere schiacciate dal peso delle norme fiscali e da norme igieniche astratte. Poi servono persone che facciano gli amministratori pubblici per servizio, solo per servizio e che siano migliori di quelli che li votano e non peggiori e che qui ci vivano”.

Pubblicato il 12 aprile 2018

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