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Philippe Daverio ospite di Estate Farnese 2018

daverio

Dal fegato etrusco alle più o meno legittime aspirazioni di Piacenza come capitale d’Europa il passo è breve, se a guidare il discorso è la cultura trasversale e facile ai collegamenti di Philippe Daverio, ospite e vero mattatore della penultima serata di Estate al Farnese 2018.
Accompagnato dagli intermezzi musicali al violoncello di Lamberto Curtoni, il noto critico d’arte ha offerto al numeroso pubblico un “comizio” – come lui stesso l’ha definito – ricco di spunti e suggestioni attraverso spazi e tempi diversi, parlando di Piacenza ma non solo – perché “dire di Piacenza ai Piacentini è come parlare di corda a casa dell’impiccato” -, di opere d’arte, di grandi personaggi del passato e di una storia che trova continui riferimenti all’attualità. Un quadro arricchito da sapienti pennellate di umorismo e sostenuto da una vena ironica ripresa dall’antica filosofia greca e con la quale Daverio ci riporta all’epoca di Lotario II, sepolto nella Basilica di Sant’Antonino, o della nascita del Ducato di Parma e Piacenza ad opera di Papa Paolo III Farnese, quando la nostra città ha un ruolo centrale come luogo di frontiera , un avamposto capace di attrarre attenzioni tali da meritarsi i ben noti cavalli, le sculture che Francesco Mochi dedica a Ranucco ed Alessandro Farnese.
Nel corso degli anni però la città, pur arricchendosi di palazzi stupendi ma spesso privati, conosce una sorta di “arresto dell’ambizione”: la nobiltà conduce infatti una vita agiata ma sospesa, convinta che determinati equilibri ormai siano stati stabiliti e la città intera entra in uno stato di sospensione di cui lo stesso cortile di Palazzo Farnese è esempio perché “essere in un luogo del genere ma non finito è abbastanza un unicum” spiega Daverio, che continua : “Un passato dalla densità più articolata del presente può talvolta dare un senso melanconico, oppure può diventare una risorsa per pensare al domani, a cosa inventarsi per recuperare questa eredità, perché con gli spazi che ha Piacenza potrebbe valere Budapest”.

Paolo Pizzamiglio

Pubblicato il 14 settembre 2018

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