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Testimoni di libertà: ricordati Giuseppe Berti e don Giuseppe Borea


 borea

Mario Spezia, Presidente Associazione Partigiani Cristiani di Piacenza, nella serata di martedì 23 aprile, ha introdotto i lavori mettendo in evidenza come la Liberazione è stata veramente, al di là delle letture ideologiche, una sollevazione di popolo contro l’oppressore a cui il mondo cattolico ha partecipato attivamente. Ha poi presentato il punto sui processi di beatificazione di don Giuseppe Beotti e del prof. Giuseppe Berti e sul percorso di studio ed approfondimento della vita e delle attività pastorali di don Giuseppe Borea.
Don Luigi Fornari, Parroco di S. Anna in Piacenza, si è soffermato sulla figura di Giuseppe Berti, uomo politico, deputato al Parlamento nella prima legislatura della Repubblica, docente al liceo Manin di Cremona, presidente dell’Azione Cattolica e delle Acli, che ha lasciato un’eredità preziosa alla Chiesa e alla società piacentina.
La fase diocesana del processo di beatificazione del prof. Giuseppe Berti, presieduta dal Vescovo Gianni Ambrosio, ha avuto la sua ufficialità il 26 aprile 2014 nella chiesa di S. Anna.
Una causa - a parere di don Fornari - che ha tutti i presupposti per continuare, infatti Berti è stato
per molti un vero maestro di umanità e testimone di una profonda fede laicale. Ancora oggi in tanti ne ricordano il suo stile sobrio, la sua capacità di ascolto e l’empatia nel farsi carico dei problemi degli altri.
L’altro testimone della serata è stato Giuseppe Borea nipote dell’omonimo sacerdote, di cui ha sottolineato la grandezza della figura. Grazie alla recente pubblicazione di Lucia Romiti “Giuseppe Borea, quando l'amore è più forte dell'odio”, è emerso un personaggio da scoprire sempre di più. È nato inoltre un gruppo spontaneo impegnato a raccogliere la memoria di don Giuseppe attraverso la ricerca nei vari archivi diocesani e statali.
Il nipote di don Borea ha sottolineato l’aspetto pastorale della figura dello zio che, nel 1937, ricoprì l’incarico di rettore a Obolo, nel comune di Gropparello, dove è rimasto fino al 28 gennaio 1945, data del suo arresto, operandosi sempre a favore dei parrocchiani.
“Ha sempre difeso la libertà religiosa dei suoi fedeli - ha continuato il nipote - e si è dedicato con abnegazione alla cura e alla protezione di quanti, partigiani e non, si trovarono in situazioni di bisogno e di pericolo”.
Il 7 febbraio 1945, con un processo sommario, venne decretata la colpevolezza del sacerdote e il 9 febbraio venne condotto al cimitero di Piacenza per l’esecuzione della pena tramite fucilazione. Varie sono stati negli ultimi anni le conferenze e le commemorazioni su don Borea e la soddisfazione per il nipote è quella dell’inserimento dello zio nelle celebrazioni Antoniniane, accomunandolo al martire Antonino. Infatti perdonando i suoi carnefici, nel momento della morte, ha dimostrato la sua santità che il nipote confida gli venga riconosciuta.

Riccardo Tonna

 Pubblicato il 24 aprile 2019

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