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Un film-documentario su Val Tidone e Val Luretta

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Troppo spesso cerchiamo la bellezza, la storia e il mistero lontano da casa solo perché non ci hanno raccontato abbastanza del posto in cui viviamo.
Come italiani siamo particolarmente fortunati, perché non esiste luogo nel Bel Paese che non abbia qualcosa di unico da offrire, ma spesso non ce ne rendiamo conto.
L’associazione “LaValtidone”, con sede a Nibbiano, si impegna in tante lodevoli iniziative per promuovere il territorio e farlo conoscere, prima di tutto a quelli che in Val Tidone sono nati e ci vivono.
Con questo obiettivo è nato il film-documentario “Terre di racconti nascosti”, che rivela luoghi stupendi della Val Tidone e della Val Luretta (e non solo) e le storie affascinanti ad esse legate.

Il regista Canzio Ferrari e la sua troupe hanno composto un viaggio che si snoda attraverso 14 argomenti e lungo il corso delle stagioni, toccando numerosi paesi. La narrazione è affidata a Martina Bensi e Manuela Schenardi.
Fra le tappe più notevoli c’è la riscoperta dell’eremo di San Michele posto in Comune di Coli, dove secoli fa giunse San Colombano: l’eremo è perfettamente in asse con le altre chiese poste sulla famosa "linea sacra di San Michele Arcangelo".
Una tappa ci porta alla Madonna del Monte, nel Comune di Nibbiano, ora Alta Valtidone, dove ogni anno milioni di formiche alate ritornano per la riproduzione.
Manuela e Martina ci guidano anche alla Madonna del Sasso in Comune di Pianello V.T., dove nel 1537 ci fu un'apparizione, per poi fare tappa alla chiesa di Sant'Anna a Piacenza, che al suo interno custodisce un importante affresco raffigurante San Rocco.

Il documentario ci rivela poi che il personaggio dell’Innominato, che noi tutti ricordiamo per il ruolo nei Promessi Sposi di Manzoni, è legato storicamente a Borgonovo. Proprio da lì ne segue le tracce fino a Vercurago, in provincia di Lecco, dove si trova ciò che resta dell'antico castello che Manzoni indicò quale sua residenza.
La conduttrice Manuela Schenardi non vuole ovviamente rovinare la sorpresa, ma è giustamente orgogliosa di questo passaggio: “la vicenda dell’Innominato è stata ricostruita grazie ad una lunga ricerca storica, con visite agli archivi e lettura dei documenti del tempo. Se ne sono occupate una ricercatrice universitaria oltre che la figlia del regista, Vanessa”.

La fase di ricerca e preparazione dei testi si è protratta per un paio d’anni.
“L’idea di questo film è venuta al regista verso la fine del 2013 e ci ha lavorato fin da allora. Le riprese sono andate avanti da gennaio a ottobre del 2017”.
Ora il film è pronto. Le riprese sono state montate e includono panoramiche aeree ottenute con l’uso di droni e qualità d’immagine 4K.

“Altra curiosità è la ricostruzione della vicenda storica dietro alla leggenda del fantasma del castello di Zavattarello. Il film include immagini di rievocazione storica in costume”, racconta Manuela.
“Il tutto è molto scorrevole; è un racconto, piacevole da seguire”.

Il progetto ha goduto del patrocinio di Regione Regione Emilia-Romagna, Regione Lombardia e di numerose istituzioni locali, oltre che della Diocesi di Piacenza-Bobbio (Ufficio Beni culturali ecclesiastici e Archivio Storico diocesano di Piacenza).
Il documentario può essere un’eccellente fonte d’ispirazione per gite ed escursioni estive, alla ricerca dei tesori dimenticati a due passi da casa.

Gabriele Molinelli

Pubblicato il 19 agosto 2019

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