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Cento anni fa nasceva Giulio Cattivelli. Un premio in suo ricordo

cattivelli

Nel 2019 Giulio Cattivelli avrebbe compiuto cento anni: firma storica del quotidiano Libertà, preside e professore in diverse scuole piacentine, fu la sua attività di critico cinematografico a renderlo conosciuto e stimato a livello nazionale.
Per tracciarne un ritratto, in occasione di questi cento anni di “Cat”, abbiamo chiesto una mano a Mauro Molinaroli. Il giornalista piacentino iniziò a collaborare con Libertà nel 1982, poco più che ventenne, e in redazione conobbe Cattivelli, che all’epoca era già un critico affermato.“Però al giornale nessuno lo chiamava Giulio o Cat. Lì, per tutti era «Il Professore»”, precisa Molinaroli.
“Noi giovani cronisti non gli davamo mai del tu, perché avevamo un atteggiamento di deferenza e rispetto nei suoi confronti. Del resto, allora era normale mantenere una certa distanza tra persone di generazioni diverse. Comunque tra di noi si era creata una bella amicizia: tutte le sere, dal giornale, l’accompagnavo a casa in macchina – Cat non prese mai la patente – e a volte andavo con lui al cinema Jolly”.

Andava spesso al cinema anche da solo, vero? Il ricordo di Cat che assiste a una proiezione in qualche sala cinematografica cittadina, fa tuttora parte della memoria di tanti piacentini.
Sì, sì, in genere andava solo, era il suo lavoro. Andava sempre al primo spettacolo, alle matinée o alle 14, si sedeva sulla destra nella fila di mezzo, con la sua borsa, e guardava il film…
“Com’è, professore?” – gli chiedevamo. E lui, “Mah, insomma, non è un granchè…”, racconta Molinaroli sorridendo.
“Dopo, realizzava il pezzo - tutti lo aspettavamo con grande curiosità – e ogni volta era una sorpresa. Scriveva molto bene, davvero. Alcune delle sue critiche più belle le ho raccolte, con Stefano Pareti, nel libro “Al cinema con Cat”.

— Che persona era Giulio Cattivelli? Come lo ricorda?
Era molto ironico, aperto e disponibile. Posso dire di aver avuto la soddisfazione e il piacere di frequentare un critico cinematografico di levatura nazionale.
Nonostante tenesse molto alla famiglia, viaggiava spesso per lavoro: girava i vari festival di cinema (Venezia, Cannes, Locarno, il piccolo Festival di Levanto,…) e faceva anche parte del Sindacato Nazionale dei Critici Cinematografici.

Ci teneva ad essere sempre presente sul campo, a vivere quel mondo in prima persona. Cat conosceva registi, attori, ed era amico dei grandi critici  di allora, dei quali anche lui faceva parte.

— C’è un insegnamento di Cat che conserva, qualcosa in particolare che le ha trasmesso professionalmente?
“Il rigore e l’onesta intellettuale: lui scriveva in modo molto arguto, pungente, non te le mandava certo a dire… Una volta”, Molinaroli ricorda la scena divertito, “l’esercente di un cinema piacentino lo prese da parte e gli disse, scherzando (ma neanche troppo): “Giulio, ti prego… smettila di smontarmi tutti i film, che poi la gente non viene più al cinema! Lassa lè!”. E Cat: “Ma come faccio?!? Dai delle robe che non si possono vedere!”.                             

— Quali film e quali attori amava?
Beh, il grande Cattivelli è quello legato ai film di Fellini, di Visconti, al neorealismo… Il film per lui più bello in assoluto, almeno fino agli anni Ottanta, era “Ossessione” di Visconti.
Cat amava molto anche la commedia all’italiana: tra le attrici, la sua preferita era Laura Antonelli. Quando doveva recensire un film in cui compariva lei, chiudeva sempre il pezzo così: “Laura Antonelli, da sola, vale la pena di fare il biglietto”.

— Oggi, il mondo del cinema è molto diverso, a partire dalla fruizione: la gente guarda i film sul telefonino o al computer, e va sempre meno al cinema… Secondo lei, Cat che ne penserebbe del cinema di oggi?
Cat era uno che poteva scrivere qualsiasi cosa, ma credo che faticherebbe a inserirsi nei meccanismi del cinema odierno.
Lui fu un grandissimo fino agli anni Settanta, poi negli anni Ottanta, tra la prima grossa crisi del cinema e le nuove tecnologie, si trovò un po’ in difficoltà. Non fu l’unico, anzi, quel periodo spiazzò tutti quanti.

Secondo me, comunque, gli autori di oggi che adorerebbe sarebbero Sorrentino, Garrone, Virzì…
Ha sempre amato profondamente il cinema italiano. E di una cosa sono sicuro al cento per cento: Cat, al cinema, ci andrebbe ancora.

Un “contest” per ricordare Giulio Cattivelli

Nel centesimo anno dalla nascita di Giulio Cattivelli (15 marzo 1919 – 10 agosto 2017), l’associazione culturale Cinemaniaci ha indetto la terza edizione del Premio Cat 2019.
Il “contest di recensioni e lezioni di cinema” è nato nel 2017, da un’idea di Piero Verani, in omaggio al giornalista e critico cinematografico piacentino, ed è poi proseguito grazie alla collaborazione con la Fondazione di Piacenza e Vigevano e Libertà.


Il progetto, alla sua terza edizione, si compone di un concorso nazionale di recensioni cinematografiche (rivolto a giovani dai 16 ai 26 anni) e un ciclo di workshop di cinema a cura di esperti del settore, che si svolgeranno a Piacenza.
Piero Verani di Cinemaniaci ci spiega le novità di questa edizione 2019. “Abbiamo rinnovato il concorso con una nuova sezione dedicata alle opere prime: ci sembrava opportuno, data l’attenzione speciale che Cat, sia come professore che come giornalista, ha sempre rivolto ai giovani e agli autori esordienti. Poi abbiamo rinnovato anche la sezione del saggio breve: quest’anno, anziché essere su opere generiche, è su opere molto amate da Giulio Cattivelli”.

È possibile iscriversi al Premio Cat 2019 fino al 1° ottobre (tutto le informazioni su www.cinemaniaci.org).

Laura Parmeggiani

Pubblicato il 12 settembre 2019

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