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Cinque anni fa l'Antonino d'Oro a Madre Canopi

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Madre Anna Maria Canopi e don Giuseppe Basini nella basilica di Sant'Antonino a Piacenza nel 2015.

Sono passati cinque anni da quando madre Anna Maria Canopi ricevette il Premio Antonino d’Oro nella basilica di Sant’Antonino a Piacenza.

Nata il 24 aprile 1931, Rina Cànopi (è il suo nome di battesimo) era figlia di poveri contadini. Di otto fratelli lei era la sorella più gracile e delicata. Quando ha 7 anni, la famiglia si trasferisce nel pavese. Proseguendo gli studi, si laurea in lettere all’Università Cattolica di Milano e intanto lavora come assistente sociale, per poi entrare in monastero a Viboldone a 29 anni; da religiosa prende il nome di Anna Maria.

Badessa al monastero “Mater Ecclesiae” a San Giulio, vede fiorire negli anni la vita monastica dando vita prima al monastero “Regina Pacis” a Saint-Oyen in Val d’Aosta e poi a Fossano nel Cuneese. Negli anni alcune monache sono state inviate a sostegno di comunità che rischiavano di scomparire per mancanza di vocazioni, come a San Raimondo a Piacenza e a Sant’Antonio a Ferrara.

La Via Crucis al Colosseo con Giovanni Paolo II

Grande studiosa della Sacra Scrittura, è autrice di diversi volumi in particolare sul monachesimo. Ha collaborato all’edizione della Bibbia della Cei e al Catechismo della Chiesa cattolica, ed è stata la prima donna a preparare il testo della Via Crucis al Colosseo su invito di Giovanni Paolo II nel 1993. Nel 1995 è intervenuta al Convegno della Chiesa italiana di Palermo e ha portato la sua testimonianza al raduno dei giovani europei a Loreto.

Il sì all’Antonino d’Oro

Nel 2015 madre Cànopi, già con seri problemi di salute, ha accettato di ricevere l’Antonino d’Oro su invito del vescovo mons. Gianni Ambrosio e del parroco don Giuseppe Basini. “Anche se affaticata, ha deciso di accettare per amore della sua terra. Era molto contenta perché durante il viaggio ha potuto passare anche nei suoi luoghi natali che non aveva più visto - racconta l’attuale badessa madre Maria Grazia Girolimetto -. Per lei è stato l’ultimo pellegrinaggio nella sua terra che il Signore le ha benevolmente concesso”.

“Cantavamo il Magnificat mentre stava morendo”

In molti oggi vanno a pregare sulla sua tomba nel suggestivo cimitero di San Filiberto di Pella da dove parte un traghetto che giunge all’ isola San Giulio. “Madre Cànopi ha promesso che non ci avrebbe mai lasciate sole! Io, quando sento bisogno di luce, mi rivolgo a lei in preghiera e ricevo sempre in modo puntuale e preciso il suo aiuto. È morta come desiderava, lucida, con tutta la comunità presente al suo capezzale. Nella sua cella, mentre lei respirava affannosamente e io la tenevo per mano, pregavamo e cantavamo le litanie dei santi, il Magnificat e il canto del «Suscipe»: «Accoglimi, Signore, secondo la tua Parola e avrò vita. Non deludere la mia speranza», formula della nostra professione monastica”.

“Era il 21 marzo 2019. Abbiamo accompagnato e raccolto il suo ultimo respiro consegnandola nelle braccia del Padre. Subito abbiamo suonato le campane a festa come nel giorno di Pasqua, così come aveva chiesto. Madre Cànopi aveva espresso il desiderio che al suo funerale si adoperassero i paramenti bianchi. Noi sorridevamo perché la liturgia non lo prevede, ma alla fine… anche quest’ultimo desiderio è stato esaudito: infatti abbiamo celebrato le sue esequie nel giorno della solennità dell’Annunciazione in cui il colore liturgico è il bianco”.

D. M.

Pubblicato il 4 agosto 2020

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