Una scoperta sorprendente
Quando avevo vent'anni, appena convertita, restai particolarmente colpita e ammirata leggendo di Gesù che sale il Calvario subendo in silenzio ogni tipo di affronto e insulto: mi sembrava di una forza e regalità grandiosa.
Presa dall'entusiasmo mi venne la folle idea di cercare di fare lo stesso: quel giorno di fronte alle critiche altrui non avrei risposto con la mia solita ferocia, ma avrei mantenuto la stessa regale dignità di Cristo. Nel concepire questo pensiero pio mi sentii anche piuttosto “santa”, ma l'illusione durò ben poco: non era ancora mezzogiorno e avevo già fatto fuori ogni detrattore.
Era più forte di me: altro che “porgere l'altra guancia”! Che frustrazione!
Ci ho provato altre volte e sempre, immancabilmente, con esiti fallimentari.
Una scoperta sorprendente
Non così Gesù: nei momenti di prova più grandi, circondato da persone che gli vogliono palesemente del male, non sembra affatto trattenere a fatica alcuna rabbia o violenza.
E leggendo il Vangelo, mi sono resa conto che anche il “porgere l'altra guancia” lui lo vive diversamente da come lo intendiamo generalmente noi: quando Gesù, dopo l'arresto, si trova a fronteggiare le autorità religiose del tempo che vogliono condannarlo a morte, succede un fatto particolare: incalzato dai suoi accusatori, risponde in modo deciso al sommo sacerdote; ed ecco che una guardia si fa avanti e gli tira uno schiaffo. Per come l'ho capita io, a questo punto Gesù, zitto zitto, avrebbe dovuto porgere l'altra guancia. E invece no: “Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”.
Gesù risponde. Come è possibile?
Ho sempre pensato che amare il prossimo comportasse una sorta di abnegazione personale: un mettere a tacere i propri bisogni e sentimenti per dare spazio ai bisogni e sentimenti dell'altro. E questo è sempre stato piuttosto frustrante perché non sono mai riuscita ad amare così. Un po' ci provi, ma poi scoppi: perché nella relazione con l'altro, che tu lo voglia o no, ci sei anche tu, con i tuoi bisogni, i tuoi sentimenti e tanto altro.
La gioia di avere sbagliato una vita
Per questo, scoprire di aver frainteso il vangelo tutta una vita è stato un vero sollievo: che liberazione scoprire che l'amore che Gesù mi chiama a riservare all'altro non è più grande di quello che devo a me stessa!
“Ama il prossimo tuo come te stesso” mi dice che per amare l'altro io devo partire dall'amare me.
E allora? La storia del porgere l'altra guancia?
Premesso che poi Gesù l'altra guancia l'ha offerta lungo tutto il Calvario, io credo – ma è mia opinione personale – che Gesù intendesse dire che se tu vuoi rimanere pienamente umano, il male non lo puoi vincere opponendogli altro male. Il male si vince solo con il bene.
Per questo piuttosto che compiere il male è meglio subirlo: perché il male che subisci resta fuori di te, mentre il male che decidi di compiere contro qualcuno ti si radica dentro e ti corrompe il cuore, e con esso la tua umanità.
2 - Continua
La prossima tappa sarà online lunedì 6 luglio
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L'Autore
Letizia Capezzali è pedagogista. Laureata presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e con una specializzazione in Pedagogia Clinica, lavora da oltre 15 anni in ambito educativo. |
Pubblicato il 2 luglio 2020
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