Amàti sempre. Così come siamo
«Mia madre mi ha fatto passare un'infanzia e un'adolescenza da incubo: per quanto mi sforzassi di accontentarla e di fare quello che voleva lei, c'era sempre qualcosa che non andava, non era mai contenta. Fin da quando ero piccola ha pensato che io fossi inadeguata: mai abbastanza brava, mai abbastanza buona. D'altronde non era neanche colpa mia, diceva lei: “Non hai personalità, sei troppo insicura, poverina”. Tutta la vita ho lottato per dimostrarle il mio valore, ma non è servito a nulla. Niente è mai stato abbastanza».
È una storia simile a tante che abbiamo sentito, o purtroppo vissuto: nati con il desiderio di risplendere e di giocarci la vita, pronti a scendere in campo per realizzare i nostri sogni più belli, rimaniamo annichiliti quando ci accorgiamo che le persone che dovrebbero fare il tifo per noi e incoraggiarci, sono proprio quelle che come muri invalicabili tentano di sbarrarci il cammino.
Parole di piombo
Quando siamo piccoli quello che esce dalla bocca dei nostri genitori è legge: è il criterio che ci aiuta a stabilire ciò che nel mondo è bene e ciò che è male, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato; ma se la cosa sbagliata siamo noi, se dai loro sguardi delusi, dalle parole pungenti ci rendiamo conto che il motivo della loro insoddisfazione siamo noi, ecco che sentiamo crollarci la terra sotto i piedi.
E allora facciamo di tutto per piacere loro perché un bambino ha bisogno di sentirsi amato e apprezzato dai suoi genitori come dell'aria che respira. Nei loro sguardi di stima e nelle loro parole di apprezzamento scopre il suo inestimabile valore; un valore che è indiscutibile e assoluto, un valore che gli viene dall'alto, direbbe Gesù, dall'essere figlio di Dio, amato e voluto da lui.
Tanti genitori purtroppo sottovalutano la smisurata autorità del loro ruolo e non si rendono conto che, per i figli, le loro parole hanno il peso specifico del piombo. E più il bambino è piccolo, e più la parola dei genitori è ai suoi occhi indiscutibile e insindacabilmente vera.
“Sei proprio uno stupido, vedi che non sei capace? Sei sempre il solito, sei un irresponsabile, quando c'è bisogno non ci sei mai,...”.
I “mai” e i “sempre” che si moltiplicano vanno a dipingere nella testa del figlio un'immagine di sé potenzialmente indelebile.
Uno studio della Binghamton University mostra come i figli di genitori ipercritici tendano ad evitare di prestare attenzione ai volti che esprimono un qualsiasi tipo di emozione. Potrebbe essere una difesa: il tuo sguardo deluso su di me mi addolora a tal punto che preferisco non guardare. Il punto è che il non prestare attenzione alle emozioni sui volti delle persone difende sì dagli sguardi critici, ma al tempo stesso non permette nemmeno di riconoscere quelli di apprezzamento e stima delle persone che vorrebbero amarci.
“Tu sei l'amato”
Abbiamo bisogno di riappropriarci degli sguardi di amore e di stima di cui il nostro cuore ha tanto bisogno. Perché venuti meno i nostri genitori, se non apriamo gli occhi e il cuore a una parola nuova su noi stessi, da bravi figli che hanno imparato bene la lezione, continueremo a torturarci con le stesse parole da cui abbiamo tentato di difenderci per una vita.
C'è invece una parola nuova che vuole entrare nel nostro cuore. È una parola vera, ed è questa: “Tu sei il figlio mio, l'amato, in te mi sono compiaciuto” (Mc 1,11).
Ce la dice un Padre, che è Dio, che ci ha chiamato alla vita e ci ha desiderato da sempre.
Un Padre che ha sempre avuto un'illimitata fiducia nelle nostre potenzialità e ricchezze; che ci conosce profondamente e ci ama proprio così come siamo.
È proprio la fiducia in questa parola e nel Padre che ha impedito a Gesù stesso di soccombere sotto la valanga di critiche e odio dei suoi concittadini e avversari.
Al di là di quello che ci è stato detto di noi, al di là del disprezzo che possiamo aver raccolto nella vita, la verità essenziale su ciò che siamo è che siamo amati. Siamo figli amati, profondamente e incondizionatamente, da un Padre, capace di fare nuove tutte le cose, anche l'immagine che noi abbiamo di noi stessi. Lasciamo allora che sia Lui a dirci la verità su noi stessi e in questa verità lasciamoci ricostruire il cuore.
5 - Continua
La prossima tappa sarà online giovedì 16 luglio
![]() |
L'Autore
Letizia Capezzali è pedagogista. Laureata presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e con una specializzazione in Pedagogia Clinica, lavora da oltre 15 anni in ambito educativo. |
Pubblicato il 13 luglio 2020
Ascolta l'audio
Le tappe già pubblicate
1. Un percorso per scoprire come imparare ad amare