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L'operatore di corridoio per contrastare l'abuso di sostanze

laRic relatori

Il fenomeno della dipendenza da sostanze è molto complesso. Sono circa 6mila le diagnosi che riconducono incidenti apparentemente spiegabili facilmente all’uso di sostanze (fonte Ministero della Salute).
L’associazione La Ricerca da tempo cerca di combattere coi propri mezzi un fenomeno a sua volta in rapido e costante mutamento rispetto al passato. Sono comparse nuove droghe che mettono talvolta a dura prova i ricercatori.
Il 17 maggio è stato organizzato nelle sale della sede dello Stradone Farnese un evento “faccia a faccia” che metteva a confronto genitori, esperti e giovani per fare chiarezza sulle abitudini e sui comportamenti che si possono mettere in atto per prevenire l’uso e l’abuso di sostanze.
Presenti il dott. Antonio Agosti, medico del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Piacenza, il dott. Flavio Bonfà, neuropsichiatra ex direttore del SERT di Levante e Ponente, e il dott. Mauro Madama, responsabile dei servizi terapeutici dell’Associazione La Ricerca.

laRic pubblico“La situazione ora è stabile rispetto al passato – sottolinea Agosti -, ma sono aumentati i ragazzini, trattiamo persone anche di 14 anni, sono circa 300 in un anno. Vengono accompagnati dagli amici, si presentano con problemi gastrointestinali, sono molto agitati se hanno preso sostanze eccitanti, oppure sono assopiti, altri sono confusi, la statistica è molto ampia. Noi li seguiamo finché non è superata l’intossicazione acuta, poi li mandiamo a casa, ma talvolta li vediamo tornare anche 4 o 5 volte in un anno”.
Il mercato è fiorente e diversificato anche attraverso l’utilizzo della rete.
“Sono aumentate le classificazioni – continua -, i primi casi li abbiamo visti nel 2010, vengono reperite attraverso internet e colpiscono persone dai 15 ai 60 anni, è un fenomeno che colpisce tutti”.
Agosti spiega che le nuove droghe vanno a colpire talvolta il sistema nervoso, rendendo i comportamenti del soggetto imprevedibili. “Sappiamo cosa fanno cocaina ed eroina, perché le abbiamo studiate ed erano diverse, ora è più difficile. Fortunatamente abbiamo vicino l’ospedale di Pavia che ci dà una mano”.

Bonfà aggiunge un altro elemento alla discussione: spesso i ragazzi che si rivolgono ai SERT hanno parallelamente disturbi mentali o sociali.
“Molti hanno situazioni difficili a livello familiare, anche con alcuni componenti del nucleo familiare sotto cura. Se non esiste una valida rete sociale che possa supportare questi ragazzi, sono difficilmente trattabili. Usano le nuove droghe per stordirsi, ma hanno effetti più effimeri rispetto al passato, perciò entrano in un tunnel”.

Ma le motivazioni per cui un ragazzo o un adulto decidono di assumere sostanze sono infinite. Tuttavia esiste un filo rosso che unisce tutte le casistiche.
“Manca l’autorealizzazione personale – afferma Madama -, non c’è più l’utopia di un tempo, la lotta per un ideale è stata sostituita dalla distopia. I giovani vivono un format che noi adulti abbiamo loro apparecchiato, non è più possibile essere soli, essere tristi, bisogna sempre vivere in società, al di sopra delle proprie possibilità, questo porta a difficoltà enormi nel superare i fallimenti. Stiamo assistendo ad una adultizzazione tremenda dei bambini, sui quali sin da piccoli vengono poste grosse aspettative. Il passaggio chiave è a 12 anni circa”.
Quali sono le richieste dei genitori?
“Arrivano assolutamente disorientati e al ivello mediatico purtroppo vengono lanciati messaggi assolutamente sbagliati. È sempre più difficile fare alleanze con le famiglie, viene sempre preferito demandare la situazione a qualcun altro e non occuparsene direttamente”.

Un genitore ha raccontato la propria esperienza personale: “Il primo sentimento che si prova quando scopri che tuo figlio fa uso di sostanze è la paura, di non farcela, di non capire. Si hanno approcci spesso sbagliati. Ho parlato con molti genitori e una delle sensazioni che è emersa è quella di fuggire dal problema, invece di rivolgersi a strutture”.

Durante la serata Agosti ha presentato il progetto di creazione di una figura professionale nuova, l’operatore di corridoio, che farebbe da intermediario tra i professionisti e la famiglia.
“È una figura che supporta la nostra attività. Si tratta di un educatore professionale che avvicina il paziente, gli amici, le compagnie, possono proporre dei percorsi di cura”.

Pubblicato il 21 maggio 2018

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