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donCivardi

Don Sandro Civardi era nato a Muradolo di Caorso il 18 settembre 1933. Ordinato sacerdote il 15 giugno 1957 dall'allora Vescovo mons. Umberto Malchiodi, fu destinato, come "curato" alla parrocchia di Fiorenzuola.

Dopo tre anni, a soli 27 anni, accettò la difficile e impegnativa missione di servire una sperduta parrocchia di alta montagna: Castagnola.
Il 18 settembre 1960, lasciando la gloriosa "topolino" nell'improvvisato garage situato sulla statale 586 di val d'Aveto, dopo Boscogrande, con lo zaino in spalla e tanto entusiasmo di fare, fece il suo ingresso in parrocchia.
Da subito, don Sandro ebbe anche la fortuna di avere a fianco un personale angelo custode, "Zia Mercede", che ha sempre costituito per lui una guida, un aiuto per i momenti deboli, una mamma a cui confidare dolori e gioie: un insostituibile punto di riferimento per vincere in modo positivo le difficoltà della vita di ogni giorno.
Zia Mercede aveva anche il compito di trasmettere al nipote il calore della famiglia rimasta nella lontana Muradolo a coltivare il fondo agricolo: papà, mamma, fratello e sorella.

Da subito don Sandro capisce le esigenze di questo territorio e convinto che l'anima di una persona si può salvare solo dopo aver salvato il corpo, si fa carico delle esigenze della comunità identificandosi con la medesima.

Prete, minatore, fotografo, imprenditore, maestro

Senza mai dimenticare il ruolo che la formazione religiosa ha per la promozione della persona nel suo insieme, don Sandro capisce i bisogni urgenti della sua gente, primo fra tutti la necessità di costruire la strada di accesso alla frazione come mezzo per ogni forma di sviluppo.
Si fa promotore della costituzione di un Consorzio miglioramento fondiario (assumendone la presidenza) per la costruzione di infrastrutture civili creando le condizioni perché la primaria opera sociale di collegamento stradale potesse realizzarsi.
Per evidenziare la necessità dell'opera, organizza alcuni incontri nella frazione con i parlamentari dell'epoca.

Per superare difficoltà burocratiche di conduzione della Cooperativa e realizzazione del tracciato stradale, don Sandro consegue personalmente il patentino di minatore superando l’esame presso la locale Prefettura.
Assume in diverse occasioni posizioni nette a favore di determinate forze politiche sostenendo con rara vena oratoria il convincimento che la politica, praticata con onestà, è un mezzo per la promozione della persona e per la soluzione di diversi problemi. Sopperendo alle necessità della frazione, svolge anche il ruolo di fotografo, di insegnante, di istruttore di scuola guida: sa farsi carico dei bisogni della gente.

Sono gli anni in cui le famiglie (numerose) che vivono a Castagnola per far fronte all’economia della frazione, ogni giorno salgono in quota, ai Casoni, dove la produzione di latte, formaggio, ricotta rappresenta una fonte insostituibile di reddito. Per 4-5 anni, don Sandro organizza per i mesi estivi l’asilo in parrocchia, frequentato allora da 20 bambini.

Dotato di particolare spirito creativo e gusto architettonico, don Sandro sa inserire ogni intervento e lavoro nel contesto dell’ambiente.
In questa logica realizza la casa vacanze per i giovani ospiti di Azione Cattolica della città accompagnati a Castagnola dal giovane parroco don Renzo Rizzi, meglio conosciuta come “Taverna dei briganti”. Numerose opere pubbliche (acquedotti, fognature, lavori idraulici e altro) rimangono a testimonianza di un passato e di un faticoso impegno. In tanti ancora oggi ricordano l’inaugurazione dell’acquedotto a Boschi, quando il sen. Spigaroli ha la sorpresa di veder sgorgare... vino anziché acqua da uno dei rubinetti.

Con altri parroci della zona "inventa" e dirige il periodico interparrocchiale “Eco dei Monti” che cessa la pubblicazione con la partenza di don Sandro da Castagnola: periodico che rimane oggi una ricca pagina di storia della nostra montagna.
Don Sandro in vita ha sempre ricordato il decennio trascorso a Castagnola, come il periodo migliore della sua vita: “Castagnola rimane nel mio cuore, un piccolo paesino, raccolto, dove si viveva come in una famiglia. Ricordava di essere rimasto per 15 giorni (a seguito di nevicata) isolato dal resto della valle, le emergenze di malati venivano affrontate con sedie portate a spalla o con una scala di legno corta usata come barella”. Sono avvenimenti, oggi quasi surreali, impressi ancora nella mente di un sacerdote, di un uomo che ha saputo trasformare questi momenti in un ricco bagaglio per la sua missione.

A Ferriere nel dicembre 1970

Nel luglio del 1970 don Sandro accetta la proposta del Vescovo mons. Manfredini, in visita pastorale a Castagnola per i festeggiamenti della Madonna del Carmine, per una continuazione del suo impegno sociale in montagna a Ferriere.

Accetta con lo spirito di continuare un servizio a favore della montagna, rinunciando ad altre proposte per prestigiosi incarichi a livello diocesano. Riempiendo lo zaino con una ricca esperienza di vita, di psicologia montanara appresa dal vivere quotidiano, con a fianco la fedele “zia Mercede”, e accolto in modo gioioso dalla popolazione, fa il suo ingresso nel capoluogo l’8 dicembre dello stesso anno, festa dell’Immacolata Concezione, coopatrona del Comune assieme a San Giovanni Battista.
Nel salutare la nuova comunità, don Sandro espone in modo chiaro le linee del suo apostolato: Ferriere, per la particolare posizione geografica si trova al bivio della sua storia: o ha la capacità di decollare o resterà fanalino di coda.
E senza mezze misure impegna tutte le sue forze per alcune problematiche di primaria importanza per lo sviluppo della zona.

Favorisce l’aggregazione dei giovani locali che danno vita in canonica ad un Comitato locale per una nuova strada di fondovalle, scende in trincea per una battaglia a favore del piano neve che vede contrapposto Ferriere ai naturalisti, supporta la nuova Pro Loco portando l’immagine di Ferriere oltre l’ambito locale, potenzia il notiziario locale trasformando lo stesso nel bollettino interparrocchiale, “Montagna Nostra”, edito ancor oggi, - partecipando personalmente - alle scampagnate estive del “giovedì” per avvicinare i giovani alla montagna, favorisce la costituzione del “Gat” (Gruppo Attività Turistiche), formato dai villeggianti per dare un senso cristiano e ricreativo alle vacanze estive mediante l’organizzazione di alcune manifestazioni quali la spiedata alla foresta del Penna che ha raggiunto alcuni anni seicento partecipanti, feste in piazza come quella in onore dei nonni e la fiaccolata dal capoluogo al Santuario del Gratra.

Appena un anno dopo il suo possesso, “inventa” il presepio vivente, caratteristica manifestazione, che trova una perfetta ambientazione nel piccolo paese di montagna e che "porta" successivamente anche nella sua nuova parrocchia di Rivalta.

Nel capoluogo dell’alta Valnure completa il suo impegno di parroco con interventi strutturali e artistici nella chiesa parrocchiale: ideatore e progettista del pavimento a mosaico nella chiesa, commissiona e segue la realizzazione di sculture in legno dell’artista Paolo Perotti raffiguranti Gesù in croce e le stazioni della via Crucis, commissiona e segue alcuni affreschi nell’abside centrale e in cappelle laterali, realizza l’elettrificazione delle campane e l’orologio sul campanile. Considerando esaurita la sua missione a Ferriere, domenica 10 novembre 1990, riceve il saluto dalla comunità, targhe ricordo e sceglie di scendere nella bassa Valtrebbia, a Rivalta per dedicarsi a qualcosa di nuovo.

Dopo Rivalta, nel 2005, trasloca a Campremoldo Sotto, dove nell’ottobre del 2007 ricorda il 50° della sua ordinazione sacerdotale. Sul ricordino, fatto stampare a ricordo dell’avvenimento, don Sandro scrive: “Da Fiorenzuola, a Castagnola, a Ferriere, a Rivalta, a Campremoldo Sotto, ho conosciuto la Misericordia del Signore. Un grazie a tutti gli amici incontrati sui pascoli e una promessa di ricordarci nel segno della Fede”.

Cavaliere al merito della Repubblica

I meriti sociali acquisiti sul campo, sono la motivazione per assegnare a don Sandro l’onorifica carica di cavaliere al merito della Repubblica. La cerimonia di consegna ha luogo in Prefettura a Piacenza il due giugno 1988.


Una laurea in psicologia

Con costanza, volontà e desiderio di imparare sempre cose nuove per meglio servire la sua comunità don Sandro consegue dapprima la Licenza in Teologia presso l’Accademia Domenicana di Bologna e successivamente, nel 1985, concludendo il corso di psicologia presso la facoltà di magistero di Padova si laurea discutendo una tesi sulle condizioni sociali della montagna e del montanaro: “Uomo – territorio – comunità, le problematiche del rapporto nell’esperienza dell’alta Valnure”.

La voluminosa ricerca studio si compone di tre capitoli: il primo tratta dell’uomo montanaro e della sua comunità, il secondo di Ferriere, comunità di montagna con riferimento all’ambiente e agli abitanti. L’ultimo capitolo riporta considerazioni sugli stimoli sociali per la rivitalizzazione della comunità. All’inizio l’autore ha ritenuto indispensabile trattare le caratteristiche salienti del montanaro per cercare una risposta a determinati comportamenti e quindi al nascere di culture, di tradizioni, di contesti sociali e di valori in ambiente di montagna.

Lo scorso mese di giugno don Sandro è colpito da malattia e con grande forza d’animo e coraggio affronta l’ultimo “pezzo” della sua vita terrena. E’ mancato nella giornata di martedì 9 gennaio e i suoi funerali sono stati celebrati giovedì 11 nella sua “chiesa natale” di Muradolo. Riposa nel vicino cimitero della frazione accanto ai genitori, al fratello Renato, alla zia Mercede, al nipote e ad altri famigliari.

Paolo Labati

Pubblicato l'11/1/2018

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