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Venezuela alla fame

Da tre anni suor Elisabetta Scaravaggi in missione a Hoto Romar

27srBettina

Cosa succede se, nel Comune col più alto tasso di denutrizione di tutto il Venezuela, la sera prima ti ritrovi senza nemmeno un cucchiao di farina di mais per preparare la merenda del giorno dopo a una cinquantina di bambini, così che possano, con qualcosa nello stomaco, avere le energie per andare a scuola?

Suor Elisabetta Scaravaggi, originaria di Gossolengo, in tre anni di missione a Hato Romar ha visto la Provvidenza all’opera più d’una volta.
Nel Venezuela sull’orlo del collasso - prostrato dalla mancanza di cibo e medicine e con un tasso di mortalità infantile più alto perfino di quello della Siria in guerra - dall’ottobre 2014, insieme a due consorelle delle Clarisse francescane missionarie del Santissimo Sacramento, condivide la vita quotidiana della gente nella periferia della periferia della città di Carupano.
“Siamo nella zona orientale, la più arretrata e povera del Paese, quella che dà la colpa della crisi e della povertà agli Stati Uniti e che sta dalla parte del presidente Maduro, anche se la mia impressione è che ormai non stiano più con nessuno. Sono solo rassegnati”.

La Chiesa venezuelana ha chiesto a Maduro di ritirare la sua proposta di riforma costituzionale e riconoscere l’autonomia di altri poteri dello Stato, come il Parlamento e la Procura Generale, come primi passi verso “una soluzione pacifica” della crisi politica, economica e sociale che attraversa il Paese.
A venti giorni dalle elezioni per l’Assemblea Costituente lanciata da Maduro, a Caracas gli scontri tra oppositori, che denunciano la deriva antidemocratica dell’iniziativa presidenziale, e sostenitori del leader non si fermano.

Dove vive suor Elisabetta, invece, la miseria e la mancanza di educazione hanno schiacciato ogni rivendicazione.
In Italia per un periodo di riposo, la religiosa farà ritorno in Venezuela il 22 agosto.

Leggi l’intervista a pagina 11 dell’edizione di giovedì 13 luglio 2017

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