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Come combattere la povertà?

Dall’assistenzialismo al protagonismo

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La catena è composta di anelli che rappresentano gli indicatori di benessere: se uno si rompe, si rompe tutta la catena; la corda è invece fatta di fili intrecciati che rappresentano i legami: se qualche filo cede, gli altri reggeranno. È più facile riannodare i fili della corda che gli anelli della catena.
È questa metafora a suggerire la strada da seguire per contrastare la povertà uscita dal convegno annuale delle Caritas parrocchiali, che quest’anno è stato occasione per presentare il quarto Rapporto sulla povertà a Piacenza, “La città in controluce”.

“Bisogna portare le persone da assistiti a protagonisti della propria vita” – ha richiamato il direttore della Caritas diocesana, il diacono Giuseppe Chiodaroli – attraverso progetti che aiutino sì a trovare lavoro o a risollevarsi economicamente, ma che prima di tutto possano “creare prossimità e fraternità”.

La pubblicazione mette in luce come a Piacenza la crisi abbia avuto un impatto molto significativo: lo conferma il dato di 47.000 persone in condizioni di deprivazione materiale che vivono in città e provincia.
Se storicamente poveri potevano essere gli anziani, le famiglie monoparentali e le famiglie numerose, ora entrano nella categoria anche le famiglie giovani e le famiglie di chi ha un’occupazione. Il lavoro cessa dunque di essere garanzia contro la povertà.

Leggi il servizio alle pagine 14 e 15 dell’edizione di giovedì 19 ottobre 2017

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