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Il peso di tasse e burocrazia

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Imprenditori in prima linea: parla Luigi Peveri di Wei

“Il governo austriaco mi ha appena mandato una lettera dove chiede all’azienda di emigrare da loro. Farebbero ponti per averci: in cambio del trasferimento offrono una burocrazia ridotta a zero e tasse dimezzate. Di delocalizzare non ne voglio sentir parlare, ma se decido di aprire una finestra nel mio capannone possono passare anche 3 o 4 mesi per avere l’autorizzazione”. Quando incontriamo l’imprenditore Luigi Peveri a Fiorenzuola d’Arda – sua città d’origine e sede dell’azienda - sulla scrivania del suo ufficio è arrivata da poco questa missiva, che denuncia in poche righe la crisi dell’industria italiana. Peveri ha fondato nel 1998 la “Wei”, azienda di 54 dipendenti che produce macchine e impianti di perforazione petroliferi, idrici, energetici e lavora soprattutto in Usa, Russia, Oman, Turchia, Azerbaigian. A lui rivolgiamo qualche quesito sulla crisi del prezzo del petrolio, che sta affossando l’economia mondiale. “Il mercato è a pezzi – ci spiega -, e noi siamo costretti a lavorare a prezzi improbabili”.

— Perché il crollo del prezzo del petrolio mette in ginocchio l’economia mondiale?

Il crollo dei prezzi porta i produttori di petrolio a guadagnare meno e, quindi, spendere poco. Se prima l’Arabia Saudita aveva una liquidità tale da comperare città, grattacieli e ditte occidentali, adesso riducono gli investimenti. Chi lavora per loro si è visto spostare i pagamenti dai soliti 30 giorni a 120. Tutta l’economia mondiale è influenzata: l’anno scorso si pagava 47 dollari al barile, la scorsa settimana 28. Sul petrolio c’è da pagare il costo di estrazione, di ricerca: si pensa che al di sotto dei 37-38 dollari al barile, si lavora in perdita. Nel frattempo l’industria petrolifera negli Usa è diventata autonoma (anche grazie al Canada, che sta diventando il terzo produttore mondiale) e in Europa non è trascurabile. Negli Usa perforavano 1400 impianti all’anno, oggi meno di 800. C’è una perdita secca di produttività e di lavoro pari al 45%. Il prezzo è stato stabile fino al gennaio 2014: da lì in poi è sceso fino ai minimi storici di adesso.

Leggi articolo alla pagina 3 dell’edizione di venerdì 5 febbraio 2016

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