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                    Il sorriso di Renato

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Affrontare la malattia con una certezza: “Dio sa ciò di cui ho bisogno”

Renato Romersi è uno che la vita l’ha sempre affrontata con il sorriso. E - di preferenza - raccontando una barzelletta. Scherza anche adesso, nella sua battaglia più dura, quella contro la malattia che nel giro di otto mesi l’ha costretto a sei cicli di chemioterapia, innumerevoli ricoveri - uno prolungato in ottobre all’hospice “La casa di Iris” - e perfino un periodo di isolamento in camera sterile per l’azzeramento totale dei globuli bianchi. “La forza? Mi viene dall’Opera”, ci dice con una luce che gli brilla negli occhi. Il riferimento è all’Opera di Maria - denominazione ufficiale del Movimento dei Focolari - nata da un’intuizione di Chiara Lubich nella Trento devastata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Mentre l’uomo si manifestava nella sua capacità di male estremo, questa ragazza con alcune amiche vuole vivere l’ideale dell’unità e nel buio la luce dell’amore di Dio inizia a costruire qualcosa di inatteso.

“Siamo grati all’Opera perché ci ha educato a credere in Gesù Abbandonato e nel Risorto - commenta Vanna, sua fedele sposa dal 1966 -. Ci siamo allenati per cinquant’anni a riconoscere il volto di Gesù Abbandonato nei dolori e nelle sofferenze che, come per ogni coppia, non ci sono mancati. Ma lo abbiamo fatto spingendo lo sguardo al di là della piaga, su Gesù Risorto, certi che Dio è un Padre che ci ama e dunque non ci abbandona”. Annuisce, Renato, ricordando la Parola di vita che Chiara Lubich gli ha consegnato, sollecitandolo a farne il manifesto programmatico per affrontare ogni situazione: “Dio sa ciò di cui hai bisogno”. Il sorriso di Renato viene da qui.

Leggi l’articolo nello speciale dell’edizione di venerdì 25 marzo 2016.

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