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Padre Romano Segalini
alla messa missionaria

Dal 1976 è nel nord est del Congo. A Dondi il sogno è di avviare una specialità di ginecologia e pediatria
nel dispensario e coinvolgere i ragazzi diplomati nel servizio alla missione

segaliniDondi

Martedì 12 aprile alle ore 18.30 è in programma la messa mensile missionaria alla Casa della Carità in via Vescovado 7 a Piacenza.
L’iniziativa è del Centro missionario diocesano. Celebra padre Romano Segalini, comboniano, missionario in Congo a Dondi.

“Il programma per due progetti ce l’abbiamo già. Poi, come sempre - e allarga le braccia - tutto è nelle mani di Dio”.
Padre Romano Segalini, classe 1943, nato a Rivergaro ma podenzanese di adozione, è missionario comboniano in Congo, nell’area nord-orientale, periferia dello Stato africano ricchissimo di risorse naturali e materie prime. A Durba, poco distante dalla missione di Dondi - dov’è arrivato 16 anni fa - una multinazionale ha impiantato una miniera per estrarre oro. Una quindicina di villaggi sono stati costretti all’emigrazione forzata. E i giovani, attratti dal miraggio di un guadagno facile, lasciano gli studi e si perdono dietro sogni irrealizzabili.

È la formazione il primo campo d’azione di padre Romano.
“Salvare l’Africa con l’Africa”: l’ideale del fondatore Daniele Comboni, conosciuto leggendo da ragazzino una rivista missionaria, ha guidato tutta la sua vita di religioso. Il Congo si chiamava ancora Zaire e a governarlo era il dittatore Mubutu quando vi è arrivato, nel marzo del ‘76.
A Mungbere ha costruito un ospedale divenuto un gioiello di efficienza nel caos della sanità congolese. Quindi è stato inviato a Rungu, Tadu e Dondi. Ogni volta, ripartendo da zero.
Ha costruito muri, ma soprattutto relazioni. Quel che sta a cuore a padre Romano è seminare germogli di fraternità che trovano la radice nel Vangelo. E garantire concrete possibilità di futuro per i ragazzi che studiano alla scuola della missione.


CERCASI MEDICI PER FORMARE IL PERSONALE

I sogni per l’immediato futuro sono due.
“Vorremmo ampliare le attività sanitarie dell’ospedaletto intitolato a Madre Teresa di Calcutta. Su indicazione di padre Gian Maria Corbetta, mio confratello medico a Mungbere, vorremmo aprire due specialità: ginecologia e ostetricia, perché sono tanti i casi di parti difficili - al dispensario in media nascono 200 bambini l’anno - e pediatria. La mortalità infantile è elevata per le anemie causate dalle continue malarie e dalla malnutrizione”.
A dirigere il dispensario è un infermiere che si è specializzato negli interventi d’urgenza: cesarei, appendicectomie, ernie, fibromi.
“Sarebbe preziosa la presenza di medici e in particolare di ginecologi e pediatri per formare il personale locale”, lancia l’appello padre Romano ai professionisti in pensione o a quelli in attività che vogliano dedicare le propie ferie al progetto.

L’altro sogno di Dondi riguarda i giovani che sono stati ospitati dal collegio interno e sostenuti negli studi e che, dopo il diploma, si rendono disponibili per due anni di servizio con i più piccoli. “È un modo per educarli a «salvare l’Africa con l’Africa», restituendo quel che hanno ricevuto dalla comunità”.
Sono 45 gli ospiti dello “studentato”: ci sono orfani, ragazzi reduci dalla fuga dai villaggi ai tempi delle scorribande dei ribelli capeggiati da Kony ed altri che vivono in zone lontane dalle scuole, come i figli delle famiglie trasferite a forza per l’apertura della miniera.
“Tra chi si è diplomato l’anno scorso c’è chi sta insegnando nell’asilo della missione e al corso di taglio e cucito. Abbiamo un ragazzo che ha fatto formazione biblica e ci dà una mano al centro «Paolo VI» per i vari corsi rivolti a catechisti e animatori pastorali della diocesi di Isiro. Una ragazza sta studiando medicina”. È possibile sostenerli con borse di studio.

Ma il sogno di padre Romano va oltre. “La mia speranza è che tra questi ragazzi possano nascere delle famiglie che siano esempio di vita cristiana: sarebbero una luce per tutti gli altri giovani di Dondi”.

Barbara Sartori

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