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Slot Economia

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Il 16 aprile convegno e slot mob contro l’azzardo

“L’azzardo, con i templi di luci artificiali, è il luogo culto di un consumismo che finisce per distruggere se stesso. Lo Slot Mob, invece, genera sempre un’occasione di festa. Non a caso il suo simbolo è il biliardino, dove non si può giocare da soli”. Carlo Cefaloni, giornalista della rivista Città Nuova, da tempo indaga su quella che non esita a chiamare “la finanza casinò”. Curatore del libro “Vite in gioco”, è tra i fondatori del movimento Slot Mob, che porta in giro per l’Italia l’idea - semplice ma efficace - di contrastare il dilagare incontrollato di possibilità di giocare d’azzardo invitando le persone a ritrovarsi per stare insieme in bar che hanno detto “no” alle macchinette.

Lo Slot Mob numero 120 sarà ospitato a Piacenza sabato 16 aprile. L’appuntamento è preceduto da un convegno al centro “Il Samaritano” per iniziativa del centro culturale “Igino Giordani” con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Appuntamento alle ore 15.30 in via Giordani 15 a Piacenza. Moderati dalla giornalista Barbara Tondini, intervengono, insieme a Cefaloni, il dottor Maurizio Avanzi, responsabile del servizio di aiuto ai giocatori patologici del Sert di Cortemaggiore, Alessandra Bassi e Fausta Fagnoni del progetto “Dalla trappola alla rete”, Gabriele Mandolesi, tra i fondatori del movimento Slot Mob, che si soffermerà sulle lobby dell’azzardo. Dibattito e premiazione del “Galleana Café, bar libero dal gioco d’azzardo. Il pomeriggio si conclude con lo Slot Mob: in corteo, a piedi, dal centro “Il Samaritano” ci si sposta fino alla Degustazione Legnano di Max e Paola per l’aperitivo no slot.

“L’Italia – denuncia Cefaloni – in circa 15 anni è diventata un caso di studio internazionale per come è stato sperimentato l’incentivo dell’offerta dell’azzardo in modo ossessivo, fino a raggiungere un giro di 88 miliardi di euro l’anno, triste primato in Europa. Non si tratta solo delle slot o delle vlt. Ormai l’Italia è un casinò diffuso con ramificati terminali nelle sale specializzate come nei bar. I commessi dell’Autogrill devono offrire il gratta e vinci quando si va a pagare. È un dato che non si può ridurre ad una questione moralistica o alla dipendenza patologica di alcuni soggetti che travolgono l’intera rete familiare nel disastro. C’è qualcosa di più profondo, che rivela una ferita nella nostra società attraversata dalla ‘dittatura del presente’, dove, cioè, non sembra possibile mutare una condizione di sudditanza verso poteri prevalenti. Le ‘vite in gioco’ sono quelle di tutti noi, consegnati alla logica del capitalismo predatorio”.

Leggi l’intervista completa a pagina 3 dell’edizione di venerdì 15 aprile 2016.

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