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Cicogne in fuga

Scarsa natalità, Fertility Day e desideri delle coppie

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Il 22 settembre, su iniziativa del Ministero della Salute, in Italia si celebra il  Fertility Day. Fatta la tara sull’infelice campagna di comunicazione del Ministero - ritirata dopo le polemiche - l’iniziativa ha però il merito di rilanciare per l’ennesima volta l’attenzione su un tema che ha un forte impatto sociale: la denatalità nel nostro Paese.

Anche Piacenza, come il resto d’Italia, invecchia e non cresce. Se nel 2014 il saldo naturale - ovvero la differenza tra i nati e i morti nell’anno - era col segno negativo di -280, i dati dei primi sette mesi del 2016 ci parlano già di un -267. Il numero di figli per donna è fermo a 1,46, meglio dell’1,15 del Duemila, ma lontano dal livello 2, che è quello che serve affinché una generazione sia in grado di sostituire la precedente.

“Le coppie vorrebbero più bambini, ma nei fatti ne hanno uno solo e sempre più tardi, dopo i 35 anni”, spiega la dott.ssa Maria Letizia Bosoni, che alla “Cattolica” di Piacenza insegna Sociologia delle relazioni familiari e comunitarie e, insieme a Sara Mazzucchelli, è ricercatrice del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica di Milano diretto dalla prof.ssa Giovanna Rossi. “Non si fanno meno figli solo per via della crisi o per problemi di soldi - precisa Mazzucchelli -; incide molto il fatto di non sentirsi inseriti in un contesto che possa aiutare la coppia a far fronte alla complessa gestione quotidiana che la nascita di un bambino comporta”. Poca flessibilità, pochi servizi e a costi alti (vedi i nidi) e una rete familiare di supporto insufficiente sono tra i fattori che incidono sulla scelta di non avere più d’un figlio.

Leggi il servizio a pagina 3 dell’edizione di venerdì 16 settembre 2016.

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