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Liliana Cosi: «La danza ci insegna 
che non si costruisce nulla di bello
senza fatica»

cosi Albinoni


“La bellezza su questa terra ha i piedi ben piantati per terra. Affonda le radici sulla scelta di non scartare la fatica, di trovarci agguerriti di fronte alle difficoltà, perché ci sono, dobbiamo metterle in conto. E dobbiamo prepararci con l’allenamento nelle piccole cose quotidiane. Nella danza lo sperimentiamo sulla nostra pelle. L’allenamento giornaliero è il goccia dopo goccia che lima il tuo orgoglio, ti rende umile, ma non un’umiltà con il collo storto, un’umilità nella verità: sei quel che sei, e tuttavia con la tua costanza, la tua fatica, il tuo sudore, puoi mirare al bello”.

Liliana Cosi ha una risata contagiosa e gli occhi che brillano quando parla della danza, l’arte alla quale ha dedicato la sua vita, facendone più di un semplice mestiere. La fraternità, la pace, l’armonia con la natura e con le persone: i valori universali che questo mondo sembra aver perso, Liliana Cosi li vuole trasmettere attraverso gli spettacoli di balletto classico della Compagnia che ha fondato insieme al collega Marinel Stefanescu nel 1977.
Il loro obiettivo è quello di far uscire la danza dai circuiti degli appassionati, delle élite, riportandola alla sua essenza di arte capace di comunicare la bellezza a ogni tipo di pubblico e a tutte le età.

La complementarietà
è la forza della coppia

“Quando la bellezza nutre la vita” è non a caso il titolo dello spazio di dialogo che la vedrà protagonista domenica 14 settembre alla “Grande Festa della Famiglia”, alle ore 17 in Piazza Cavalli, intervistata dalla giornalista Barbara Tondini.
E siccome “l’arte può molto più delle parole” - aggiunge l’étoile, che è stata prima ballerina alla Scala di Milano e ha girato il mondo danzando con partner del calibro di Nureyev - la sua testimonianza sarà accompagnata da due coreografie proposte da cinque ballerini della Compagnia Cosi-Stefanescu.
La scelta è legata al tema della “Grande Festa della Famiglia”. Si è optato dunque per “Come due Colombe”, sulle note del celebre Adagio di Albinoni (con l’arrangiamento musicale di Pietro Vescovi, che ha aggiunto alcuni strumenti elettronici), interpretata da Colette Gasperini, Ilaria Grisanti, Tiljaus Lukaj, Alexandr Serov, e per “Ricordo”, sul Notturno di Chopin, interpretato da Michela Creston e Tiljaus Lukaj.
“Sono due coreografie di Stefanescu che mettono in luce la bellezza, il calore e la purezza insiti nel rapporto di coppia e che la danza, unita ai brani musicali scelti, riesce ad esaltare”, spiega la Cosi.
“Ricordo”- prosegue - è il racconto di un amore bello, “di quando l’amore crea una armonia, una unità, una pienezza nella coppia”.
In “Come due colombe” invece in scena ci saranno due ballerine in bianco e due ragazzi in blu: “danzano esprimendosi con stili diversi, eppure raggiungono l’armonia”. La coreografia di Stefanescu in questo caso dà forma alla “bellezza della relazione tra uomo e donna, la cui forza - sottolinea la Cosi - sta nella complementarietà”.

La Scala, il Bolscioi, Parigi.
E l’incontro con Chiara Lubich

cosiMilanese di nascita, Liliana Cosi ha compiuto i suoi studi alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano. Nel 1963, quando si aprono i primi scambi culturali tra il Teatro Bolscioi di Mosca e il Teatro alla Scala, viene inviata, in qualità di capogruppo, per un corso di perfezionamento e lì studia con Vera Petrovna Vasilieva, moglie del coreografo Galizovski. Di ritorno in Italia decide di frequentare un periodo di studi a Parigi agli Studi Vaquer del maestro Fianchetti.
A dispetto del curriculum, però, tra Liliana Cosi e la danza non è stato un colpo di fulmine, bensì un amore nato e cresciuto poco alla volta. “Non ho mai detto: «mamma voglio fare la ballerina». La danza me l’hanno fatta fare - ricorda la Cosi - e ogni giorno mi innamoravo di più di quest’arte. Per questo il mio desiderio è di dare occasione al pubblico di conoscerla, di gustarla”.
A 16 anni è folgorata dai “Dialoghi della Divina Provvidenza” di Santa Caterina da Siena. “Mi colpiva il fatto che una donna in carne ed ossa potesse entrare in estasi, che il Dio creatore dell’universo avesse un contatto personale con una creatura. Dalla mia famiglia non avevo ricevuto un’educazione al trascendente. La scoperta mi ha esaltato”.
Al tempo stesso, apre dentro di lei una ferita, una lacerazione. “Da un lato intravedevo la bellezza di Dio, dall’altro sperimentavo tutta la piccolezza e le difficoltà delle relazioni umane, a partire da quelle con i colleghi alla Scala - racconta Cosi -. A 21 anni ho incontrato Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari. Mi esortava a vedere Gesù nel mio prossimo: non posso amare Dio che non vedo - diceva - se non amo il prossimo che vedo. Questo è il punto. Io mi estraniavo con un Dio lontano da me, mentre l’importante era innamorarmi del Dio che c’è nelle persone”.
E così l’incontro con Gesù è entrato nel lavoro di ballerina. “Con Dio, tutto diventa sacro. Io odio il dio danza. La mia vita non è la danza. La danza è un mezzo. Meraviglioso, ma solo un mezzo, per tirar fuori e risuscitare quel Dio che è in ogni uomo. Ma questo non vale soltanto per la danza - precisa Liliana Cosi -. È un orizzonte per qualunque lavoro in cui ciascuno di noi è impegnato”.

Una decisione controcorrente

Nel 1968 viene promossa prima ballerina alla Scala. Nel ‘70 inaugura la stagione di balletto a Mosca. Nel ‘71 è in tournée in Europa con Nureyev. Nel ‘72 è negli Usa ingaggiata dall’impresario Yurok. Sempre nel ‘72 in occasione di una serata di Gala a Madrid per i Reali di Spagna incontra e danza con Marinel Stefanescu. Nel ‘73 è a Bruxelles per interpretare la “IX Sinfonia” di Beethoven con Béjart, poi a Berlino, al San Carlo di Napoli, a Bordeaux. Nel 1974 debutta al Teatro Fraschini di Pavia in un singolare spettacolo ideato per lei da Massimo Teoldi e Carlo Rivolta: “Concerto per ballerina solista”. Nel ‘76, con Stefanescu, è al Festival dell’Avana a Cuba.
Nel ‘77, all’apice della carriera, prende una decisione controcorrente: si licenzia dalla Scala e fonda con  Stefanescu una Compagnia, che dal 1978 si è arricchita di una scuola di balletto a livello professionale.

“Con il cuore da bambini”

La formazione, del resto, è un nodo cardine del duo artistico Cosi-Stefanescu. Formazione dei ballerini, ma pure del pubblico. La Compagnia non a caso ha scelto di esibirsi in tutta Italia nei teatri delle grandi città come nei più piccoli paesi, all’aperto o nei palasport, con un vastissimo repertorio adatto ad ogni circostanza e ambiente. Grande spazio è sempre stato dedicato alla formazione del pubblico, grazie alle conferenze-spettacolo per studenti.
L’incontro di Piacenza sarà l’occasione per apprezzare - anche se si è digiuni del balletto classico - un’arte che parla al cuore di tutti. A una condizione: accostarsi a questo mondo - invita Liliana Cosi - “con un cuore da bambino, capace di stupirsi”.
Barbara Sartori

Articolo pubblicato sull'edizione di mercoledì 10 settembre 2014

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