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«Le eccellenze industriali italiane vanno difese ma ci vorrebbero leggi ad hoc»

Angelo Antoniazzi e Giovanni Tamburi

Come vede il futuro del sistema industriale italiano “il guru di Piazza Affari, grande regista finanziario, silenzioso artefice del successo del Made in Italy” (la definizione è di Simone Filippetti nel volume I signori del futuro, Mondadori)? Giovanni Tamburi lo ha spiegato, con molta chiarezza e pragmatismo, al foltissimo pubblico intervenuto al PalabancaEventi (oltre a Sala Panini, riempite anche le Sale Verdi e Casaroli, videocollegate). Il presidente e a.d. della “Tamburi Investment Partners” - ospite della Banca di Piacenza - ha tenuto un’interessantissima conferenza sulle strategie per investire nelle eccellenze industriali del Bel Paese, stimolato dalle domande del direttore generale dell’Istituto di credito di via Mazzini, Angelo Antoniazzi.

«Nonostante una certa tendenza al disfattismo - ha spiegato l’illustre relatore - l’economia italiana negli ultimi 30-40 anni si è mossa bene. Nel 2023 non c’è stata la recessione che ci raccontavano, l’inflazione non ha distrutto niente ed è utile che i tassi rimangano alti. A livello imprenditoriale siamo bravi, ce la caviamo sempre. Le basi sono buone. Possiamo dire in generale che le cose vanno bene fino al cancello dell’azienda. Poi, mancano i sostegni a livello, per esempio, di infrastrutture. Purtroppo abbiamo uno Stato che è anti impresa, perché non gli dedica leggi ad hoc, non esiste una politica strategica. Qualche “mancetta” ogni tanto, e finisce lì». Ma il dott. Tamburi crede molto nelle capacità imprenditoriali italiane e ci ha costruito la sua fortuna contribuendo a far crescere le nostre eccellenze. «Siamo stati tra i Paesi al mondo più bravi ad uscire per primi dalla crisi post Covid - ha proseguito -. A volte il nanismo industriale può essere positivo».

La Tamburi Investment Partners (TIP) è un Gruppo indipendente che, al di là dell’attività di consulenza, ha più di 5 miliardi investiti direttamente e tramite club deal (accordi tra imprenditori privati) sempre in quote di minoranza («spesso l’imprenditore è solo, ha bisogno di sostegno, ma bisogna avere rispetto del suo desiderio di autonomia») di società quotate e non. Molto spesso TIP accompagna molte aziende alla quotazione in Borsa. L’orizzonte temporale dell’investimento è di medio-lungo periodo e la strategia, in linea di massima, è quella di affiancare imprenditore e/o manager della realtà partecipata, sostenendoli attivamente nel progetto di crescita ed espansione attraverso investimenti mirati. Il target del portafoglio della holding (una trentina di aziende con oltre 2/3 del valore quotato in Borsa) è variegato: da Amplifon, a Monclear, OVS, Sesa, Eataly, Hugo Boss, Alpitur, Apoteca Natura, Azimut, Interpump Group, Investindesign (partecipata in Italian Design Brand). I risultati? Total return negli ultimi 10 anni +334,3%; media annua total return +33,4%; total return medio annuo composto negli ultimi 10 anni +15,9%; total return 2023 +28,6%; performance borsistica negli ultimi 10 anni +275,1%. Nei primi nove mesi dello scorso anno, in termini di investimenti gli impieghi in equity sono stati di 108,3 milioni di euro. Una “boutique d’affari” sempre pronta a realizzare operazioni con, attualmente, un tesoretto a disposizione che si aggira intorno a 1,1 miliardi di euro che possono essere indirizzati verso i potenziali target.

Il segreto del successo pur muovendosi in contesti non semplici? «Coraggio, una dose di pazzia, intuito nell’individuare le potenzialità di un imprenditore guardandolo negli occhi. I rapporti personali contano. E metterci la faccia, sempre». Il dott. Tamburi ha citato alcuni esempi di operazioni non facili e sulle quali magari pochi avrebbero scommesso e che invece hanno funzionato. Come OVS («E’ stata una sfida con me stesso. Volevo provare a capire cosa si potesse fare per rilanciare un’attività con 1500 negozi sul territorio. In tre anni abbiamo comprato 10 marchi, ci ho dedicato 1/3 del mio tempo e abbiamo creato un sistema che coccola il cliente e oggi si sono raggiunti bilanci record); Alpitur («Anche qui coraggio e pazzia: in pieno Covid abbiamo investito tante risorse in materiale informatico, acquisito 14-15 marchi con concorrenti che saltavano in aria stante la situazione del turismo completamente fermo. La sfida? Se investi in aziende leader vinci per forza. Abbiamo avuto un utile netto di 53 milioni partendo da una posizione debitoria importante, che si sta riducendo»); Monclear («In 11 anni abbiamo triplicato il numero di negozi»); Sesa, che si occupa di innovazione tecnologica per le aziende («40 acquisizioni in 5-6 anni»); Interpump Group, il più grande produttore mondiale di pompe per acqua ad alta pressione («Ci siamo da 21 anni, insieme ai fondatori abbiamo fatto 41 acquisizioni»).

Da qualche tempo l’attenzione del presidente di TIP si è focalizzata verso l’arredamento e il design. E’ entrato con il 50,69% in Investindesign che, a sua volta, possiede il 46,96% di Italian Design Brand. «Oltre alla malattia di far crescere le aziende - ha commentato - ho anche quella di costruire case, quindi ho sviluppato un’attenzione verso appunto il design, le luci, l’arredamento. Settori nei quali siamo i primi al mondo. Abbiamo messo insieme un polo italiano del design con 11 aziende in soli 4-5 anni, senza snaturare e avendo molto rispetto delle singole individualità. Un progetto difficile, ma molto bello»). Il dott. Tamburi, a proposito di design, ha citato il piacentino Davide Groppi (presente in sala), con il quale da qualche tempo collabora: «Basta guardare la luce (esempio calzante, ndr) che ha negli occhi quando sta per progettare la prossima lampada e s’intuisce subito che si può solo far bene. E, in generale, possiamo fare tantissimo se gli imprenditori imparano ad allargargli, gli occhi (leggi: gli orizzonti). Come? Mandando, per esempio, i figli a studiare in strutture internazionali. Occorre che le nuove generazioni guardino l’azienda famigliare in modo meno padronale».

«Nel nostro cuore - ha chiosato il dott. Tamburi, che si è detto lieto di aver fatto ritorno in terra piacentina, avendo avuto da ragazzo trascorsi a Carpaneto, dove ricorda di aver raccolto i pomodori - c’è l’imprenditore che fa un oggetto mettendo insieme pezzi e lo fa bene».

Il Confronto

Alla piacevole chiacchierata tra il “tifoso” del made in Italy e il direttore generale della Banca di Piacenza Angelo Antoniazzi è seguito uno stimolante dibattito grazie alle domande di numerosi imprenditori piacentini presenti. Tra gli argomenti trattati, i patti di famiglia («possono funzionare ma vanno salvaguardati gli aspetti filosofici»); l’aumento della produttività da mettere tra gli obbiettivi aziendali («la perdita di produttività è il vero tema di questo Paese»); il welfare aziendale («in tutto il mondo non si trova più nessuno che vuole lavorare in azienda, soprattutto dopo il Covid; il welfare quindi diventa fondamentale per migliorare la vivibilità del posto di lavoro e, soprattutto, dobbiamo capire che il personale va pagato di più; oggi gli stipendi sono troppo bassi»).

Nella foto, da sinistra Angelo Antoniazzi e Giovanni Tamburi.

Pubblicato il 7 marzo 2024

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