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Addio a Roberto Porcari, una vita tra le famiglie e la missione

porcari roberto

È morto il diacono permanente Roberto Porcari, una vita al servizio degli altri a livello civile come vigile del fuoco e a livello ecclesiale sul fronte della pastorale familiare e delle missioni. Aveva 83 anni e da tempo si trovava a combattere con problemi di salute. Un rosario verrà celebrato domani sera, martedì 16 dicembre, alle ore 20, nella chiesa parrocchiale di San Vittore alla Besurica a Piacenza, dove ha svolto il suo ministero accanto ai parroci, prima don Giuseppe Castelli e poi don Franco Capelli, diventando una colonna della comunità. I funerali sono in programma giovedì 18 dicembre alle ore 10.30 sempre alla Besurica.

In prima linea, tra terremoti ed alluvioni

Classe 1942, sposato con Francesca, con la quale viveva la spiritualità del movimento dei Focolari, dal loro matrimonio sono nati due figli, Daniela e Gian Luca; cinque in tutto i loro nipoti. Fino al ‘93 Porcari è stato caporeparto dei Vigili del Fuoco. Ed è sempre stato in prima linea nelle grandi catastrofi: la diga del Vajont, le alluvioni di Firenze e Genova, il terremoto del Belice, del Friuli e dell’Irpinia. A Sant’Angelo dei Lombardi, ad esempio, era riuscito a recuperare sei persone vive sotto le macerie, due addirittura ancora vive dopo cinque giorni. E sui giornali dell’epoca, in un articolo si legge: “Roberto Porcari, 38 anni, piacentino, un ragazzone, alto e robusto, un volto duro da soldato in trincea, l’ho notato perché, quando le squadre si sono date il cambio all’alba, lui è rimasto. Lui non ha turni, se ne va a riposare un’ora quando non ne può più e nessuno ricorda quando l’ha fatto l’ultima volta. Ha tirato fuori con le sue mani sette donne vive in due giorni, infilandosi come un’anguilla tra le macerie. è l’unico che lavora senza elmetto”.

L'impegno nella Chiesa

Porcari ha lavorato nei primi anni ‘70 nell’allora nascente parrocchia di San Corrado insieme a don Pietro Petrilli prima nell’Azione Cattolica e poi nei gruppi familiari. Erano anche i primi anni dei corsi per fidanzati, sotto la guida di mons. Celso Perini in Curia. Di lì a poco sarebbe nato l’Istituto “La Casa di Piacenza”, di cui diventerà presidente. E poi i viaggi missionari: parecchi laici durante le vacanze estive partivano per il Brasile, dove già lavoravano i preti piacentini. Il suo primo viaggio venne promosso da don Giuseppe Castelli, che nel ’75 era tornato da Paragominas. Dopo il Brasile, per Porcari, è venuta, sempre con don Castelli, la Romania, ed in seguito il viaggio in Perù, Uganda, Congo e Kenya. Una apertura di orizzonti che viveva con la consueta passione, arrivando a rivestire l'incarico di vice direttore del Centro missionario e dell'Ufficio missionario diocesano. 

Era diacono dal 1993

In parrocchia alla Besurica si occupava della preparazione dei fidanzati, dei gruppi sposi, per alcuni anni dei giovani e della catechesi in preparazione alla cresima, e delle benedizioni delle famiglie. 
Nell’89 ha deciso di aderire al cammino verso il diaconato sotto la guida di don Gianni Vincini, fino ad arrivare all’ordinazione nel ’93. Ha fatto parte del Consiglio e della Giunta della Caritas diocesana. Nel fine settimana spesso ha animato le celebrazioni nelle piccole parrocchie di montagna.
Per la sua dedizione e la sua vita donata nel 2016 ha ricevuto il Premio solidarietà per la vita Santa Maria del Monte.

Pubblicato il 15 dicembre 2025

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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