E' morto don Marco Guarnieri, dom Colombano

Nella giornata di ieri, martedì 30 dicembre, è improvvisamente deceduto don Gianmarco Guarnieri, in religione Dom Colombano Maria membro della comunità monastica di San Miniato al Monte a Firenze. Nato a Castellana di Gropparello (PC) il 29 aprile 1956 è stato ordinato presbitero a Piacenza il 25.03.1983. Ha iniziato il proprio ministero come vicario parrocchiale a Bedonia (PR) e nel 1986 nella parrocchia di Sant’Antonino di Borgo Val di Taro (PR) ricevendo anche l’incarico di docente di religione cattolica.
Dal 1996 svolge il ministero di vicario parrocchiale a Fiorenzuola d’Arda (PC).
Nel 2001 viene nominato parroco di San Savino a Piacenza, assumendo anche l’incarico di assistente AGESCI.
Nel 2008 gli è affidato l’incarico di Direttore Spirituale del Seminario Vescovile e del Collegio Alberoni di Piacenza.
Nel 2010 è nominato Canonico effettivo della Cattedrale di Piacenza. Nel 2012 gli viene conferito l’incarico di Parroco di Lugagnano Val d’Arda (PC).
Nel 2019 entra nell’Abbazia Olivetana di Asciano (SI). Il 6 gennaio 2025 emette la professione monastica perpetua divenendo membro effettivo della comunità di San Miniato al Monte di Firenze, incardinandosi così nella Congregazione Benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto.
I funerali si svolgeranno venerdì 2 gennaio alle ore 15.30 nell'Abbazia di San Miniato al Monte in via Delle Porte Sante, 34 - Firenze.
Lo ricordiamo attraverso un'intervista rilasciata al settimanale diocesano quando decise di diventare monaco.

Nelle foto: dall'alto, dom Colombano e l'ingresso nell'abbazia Olivetana di Asciano.
Il suo cammino spirituale
“Sono due anni che, con un padre domenicano di Fontanellato, sto facendo un cammino spirituale e sono arrivato alla determinazione di decidere per questo nuovo stato di vita”.
— Quindi un è cambiamento radicale. Come sacerdote entrerà nell’ordine benedettino?
Il capitolo 60 della regola di San Benedetto dice che il presbitero, intenzionato ad entrare in monastero, sia messo alla prova e non gli sia scontato nulla… Quindi farò il postulandato, il noviziato, i voti temporanei poi i voti solenni, come qualsiasi monaco.
— Perché lasciare tutto e chiudersi in un monastero?
Non penso che sia una fuga, né una scelta di comodo o un colpo di testa, è solo frutto del cammino spirituale della mia vita, è qualcosa che ho sempre desiderato ed ora si concretizza.
Non è facile comprendere tutto ciò. Già da anni la preghiera è sempre stata fondamentale per me. Ogni mattino alle 4,30 mi alzo per avere tempo di fermarmi davanti al tabernacolo. Così Gesù mi ha preparato per condurmi a capire che vuole tutto da me. Tutto è tutto. È per questo che entro in monastero. Per divenire preghiera. Per un cammino di semplicità, umiltà, alla scuola di una Maestro mite e umile di cuore; nell’obbedienza ad un Abate per vivere la via della carità.
— Passare dalla vita frenetica di parroco, che vive in mezzo alla gente ed è oberato da impegni, all'abbandono totale in Dio non sarà un passaggio facile?
È vero la vita del prete è frenetica, ci sono tante attività, però se il prete è un uomo di Dio, Lui deve essere al centro. La vita del sacerdozio, che fin qui ho svolto, mi ha portato a cercare Dio profondamente ed ora mi viene chiesto di cercarlo ancora di più nell’abbandono, nel silenzio e anche nel lavoro manuale.
— Che tipo di lavori pratici dovrà svolgere in monastero?
Nell'abbazia ci sono lavori in campagna nella cura dei vigneti e degli uliveti, poi tutte le attività di custodia e manutenzione dell'edificio, inoltre c'è anche il lavoro intellettuale di chi scrive e studia. È una famiglia con ognuno la sua mansione, una fatica quotidiana che viene condivisa nella preghiera del coro.
— Nel suo attuale ministero la Parola la medita e poi la spiega alla gente, nel monastero non potrebbe esserci il rischio di chiudersi in una specie di “egoismo” spirituale, un ripiegarsi su sé stessi?
Penso che non ci sia questo rischio nella vita monastica. Infatti nella solitudine, non è facile incontrare Dio, ci sono anche momenti di deserto, di aridità in cui il Signore non lo percepisci, non lo senti vicino: sono i momenti della notte spirituale... Quindi la Parola aiuta a restare fedeli, non è un possesso, un compiacimento nella sua meditazione, la Scrittura è guida nella ricerca profonda del Signore.
— Cosa porta nel suo cuore al monastero?
Venendo da un cammino di tanti anni di sacerdozio, vivo questa scelta come un segno per la nostra Diocesi. È condivisione con chi lavora nelle parrocchie, ho sentito questa chiamata come una risposta della nostra chiesa piacentina. La mia preghiera sarà per aiutare i confratelli che operano nelle comunità cristiane.

Nella foto, la messa d'ingresso nel 2012 in parrocchia a Lugagnano di don Marco Guarnieri;
con lui don Gianni Quartaroli e don Fausto Arrisi.
— Non le mancherà il rapporto con le persone in una vita di solitudine?
Nella regola San Benedetto non prevede il distacco dalle persone, anzi afferma che bisogna accogliere l’ospite come Cristo stesso e quindi tutte le persone che bussano alla porta del monastero sono accolte con gioia. Non c’è la chiusura che possiamo immaginare. Dopo tanti di vita scout posso dire che, con i ragazzi, abbiamo bazzicato in tanti monasteri e mai trovato ambienti chiusi, ma sempre un’accoglienza cordiale.
— Possiamo dare quindi un invito alle persone che la conoscono di venirla a trovare in abbazia?
Assolutamente sì! Qualsiasi persona può venire, non c’è nessun impedimento ai contatti esterni.
Il desiderio di vita solitaria, porta ad accogliere, a condividere a scoprire nell’altro la presenza di un Dio che ti viene a visitare.
La gente della parrocchia ha manifestato profonda partecipazione alla mia scelta, dimostrando di comprenderla e ora li porto tutti con me nelle mie preghiere. Il monaco ha il mondo fra le mani, non è in monastero a titolo personale, ma per tutta la chiesa e diventa offerta, annuncio e, nel mio caso, continuità con la vita di parroco fin qui svolta.
Riccardo Tonna
Pubblicato il 31 dicembre 2025



