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Karamoja, dove la speranza si costruisce con le mani: il progetto di Africa Mission

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Nella regione del Karamoja, una delle più povere e marginalizzate dell’Uganda, c’è un’esperienza che da anni cerca di accompagnare le nuove generazioni di Karimojong nella scoperta e nella valorizzazione dei propri talenti.
Avviata nel 1987 dal fondatore di Africa Mission – don Vittorio Pastori, conosciuto come don Vittorione – l’esperienza formativa del “Centro Giovani di Moroto” si è evoluta nel tempo, delineandosi oggi, sempre più, come un vero “Community Development Centre”: un punto di riferimento educativo e sociale per comprendere ed affrontare le sfide della modernità.

Un centro per crescere: camminare insieme ai giovani karimojong tra tradizione e modernità

Il centro è un luogo vivo, un laboratorio dove i giovani possono sperimentare attività ludico-sportive, momenti di socializzazione, percorsi di formazione di base e professionale. L’obiettivo è duplice: aiutare i ragazzi a riscattare la loro condizione di svantaggio e renderli capaci di “discernere le proposte del mondo moderno, distinguendo ciò che li valorizza da ciò che rischia di svuotarli, trasformandoli in semplici consumatori invece che in “generatori di valori e di futuro”.
Don Vittoirne diceva “come posso dire Gesù è buono ad un affamato? È la Carità che parla”, per questo Africa Mission Cooperazione e Sviluppo l’associazione lo scorso anno ha avviato un progetto triennale che nel 2025 offre opportunità formazione professionale a 354 giovani karimojong, ragazzi e ragazze spesso segnati dalla marginalità, dalla disoccupazione e dalla mancanza di opportunità.

Il valore della dignità: formare per liberare

Il cuore del progetto è profondamente evangelico: restituire dignità attraverso il lavoro, formando persone libere, capaci di costruire il proprio futuro e di diventare risorsa viva per le loro comunità. In un contesto dove oltre il 70% della popolazione è analfabeta e l'accesso al lavoro è estremamente limitato, offrire competenze e strumenti significa dare speranza.
I giovani partecipano a corsi semestrali residenziali in tre centri di formazione attivi nella regione – ad Amudat, Namalu e Moroto – dove vivono, studiano, si preparano. Alla fine del percorso ricevono:
•    un diploma riconosciuto a livello nazionale
•    un kit di attrezzi per iniziare una piccola attività professionale.
Ma ciò che ricevono è ben più di questo: è uno sguardo nuovo su sé stessi, una consapevolezza della propria dignità di figli di Dio, chiamati a partecipare attivamente alla costruzione del bene comune.

C’è un seme di speranza che sta germogliando: mani che imparano e costruiscono

Ecco i numeri di questo straordinario impegno educativo che coinvolge 354 giovani:
56 studenti corso di muratura; 15 studenti corso di Idraulica; 12 studenti corso di istallazione solare ed elettrica; 45 studenti corso di meccanica; 50 studenti corso di ospitalità e catering; 62 studenti corso di parruccheria; 24 studenti corso di saldatura e lavorazione dei metalli; 66 studenti corso di sartoria; 24 studenti di zootecnia. Dietro questi numeri ci sono volti, storie, sogni. Ragazzi che imparano un mestiere, ma anche il valore della condivisione, della responsabilità e del servizio.

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Giovani e Occupazione in Karamoja

Perché è importante offrire opportunità ai Giovani? L’Uganda ha una delle popolazioni più giovani al mondo, con oltre il 75% sotto i 30 anni. Tuttavia, il tasso di disoccupazione giovanile resta altissimo, soprattutto nelle aree rurali come Karamoja, dove si stima che oltre l’80% dei giovani non abbia un lavoro stabile. La scarsità di scuole secondarie, la mancanza di formazione tecnica e il difficile accesso a risorse e capitali sono tra le principali cause della disoccupazione.
La scolarizzazione nella regione è particolarmente critica: solo circa il 30% dei bambini completa la scuola primaria, mentre meno del 10% accede all’istruzione secondaria o professionale. Le ragazze sono le più svantaggiate, spesso costrette ad abbandonare la scuola per matrimoni precoci o lavori domestici.

Una missione che parla con la vita

Africa Mission non si limita a portare aiuti: cammina accanto, si fa compagna di strada. È questo lo stile della missione che, come ci ricorda Papa Francesco, “non è mai proselitismo, ma attrazione; non si impone, ma si propone con amore, nella vicinanza, nella cura”.
Questo progetto in Karamoja è un esempio concreto di sviluppo integrale, dove l’educazione professionale si intreccia con la formazione umana e spirituale, nella certezza che ogni persona – anche nel più sperduto villaggio dell’Africa – ha un dono da offrire e un posto unico nel disegno di Dio.

Sostenere, pregare, accompagnare: aiutaci anche tu

Il cammino è lungo e le sfide sono tante, ma i frutti cominciano a vedersi. Per chi vuole sostenere questo progetto, ci sono molti modi: con una donazione, con la preghiera, con il volontariato o anche semplicemente facendosi voce di chi non ha voce.
Parafrasando don Vittorione: “Non si può restare a guardare: bisogna partire, andare incontro, mettersi in gioco. Perché l’amore di Dio per l’uomo si annuncia anche con un martello, un ago o una chiave inglese”.

Pubblicato il 7 luglio 2025

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

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    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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