Lirica, modesto inciampo sul cammino della «Favorita»
Venerdì 18 febbraio, di corsa al Municipale ad assistere alla “Favorita” di Donizetti, opera riconosciuta come capolavoro. In effetti lo è e lo spettacolo in scena lo ha confermato. Una pietra d’inciampo, comunque c’è stata, modesta e quasi irrilevante. Alcuni “Buu” rivolti alla regìa.
Ma che era successo allora? Il regista Andrea Cigni ha proposto un’ambientazione insolita. Con lo scenografo Dario Gessati ha progettato uno spazio scenico complessivo fuori dalla storia e dal tempo. Non più oggetti del tempo passato in scena, ritenuti orpelli vecchi e statici, ossia ornamentali, bensì uno spazio scenico che si fondesse con musica e parole a rivelare forti sentimenti che si vivevano sul palcoscenico. E qui i due hanno inventato non un teatro lirico, bensì un teatro anatomico. Perché una metafora così ardita? E forse anche di dubbio gusto in un tempo di tristi scene ospedaliere vista tante volte in televisione durante il Covid !)
Sul tavolo anatomico il corpo fisico mostra la verità di se stesso, il corpo teatrale mostra la verità dei costume che si indossa. Il costume condiziona tutto l’essere, il quale esprime sentimenti congegnali al suo stato esteriore. Così ai costumi si sostituiscono divise ospedaliere bianche
Nel rovesciato cono anatomico, ricco di scranni esposti, siedono i coristi, in bianco, come giudici di scoperti sentimenti.
Metafora un tantino difficile da intuire, anche se testimonia l’impegno di regia verso nuovi modi di creare ambienti condizionanti lo spettacolo, non amorfi e poco significativi. Insomma, un’unità di ambiente, musica e parole. Alla fine, la metafora trionferà, quando due protagonisti, Alfonso e Leonora, dismessi gli abiti di scena, scopriranno il loro puro sentimento d’amore reciproco e potranno amarsi liberamente.
Lo spettacolo è comunque piaciuto molto. La musica di Donizetti è magia poetica, ottimamente scandita dall’ Orchestra Filarmonica italiana, diretta dal maestro Matteo Beltrami. Tutto il cast di canto ha eccelso e spaziato per voce robusta e disinvolta presenza scenica Il tenore Simone Piazzola, nella parte di Alfonso, ben dotato di ampia voce argentina, con tanti applausi a scena aperta e ovazione nel finale. Anna Maria Chiuri, nella parte di Leonora, superba di voce e di presenza scenica. Celso Albelo, nella parte di Fernando, un mare di voce brunita e di gran presenza in scena. Simon Lin, nella parte di Baldassarre, voce possente e profonda, inesauribile. Il piacentino Andrea Galli, in Don Gasparo, di voce limpida e di espressività scenica. Renata Campanella in Ines, buona voce armoniosa e duttile.
Ottimo il coro del Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati.
Applausi per tutti, a scena aperta e nel finale con una vera e propria ovazione.
Luigi Galli
Pubblicato il 22 febbraio 2022
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