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Francesco Daveri, un partigiano con il rosario in mano

libro

“Un pane sottile che odora di vita”: è una espressione di Leili Maria Kalamian, scritta nel libro “L’Avvocato di Dio”, citata il 28 aprile, nel salone della parrocchia di San Giuseppe Operaio a Piacenza. La frase è inserita nel tetro quadro del campo di concentramento di Gusen, dove l’avvocato Francesco Daveri era rinchiuso, ed il poco pane raffermo, che veniva dato ai reclusi, era l’unico alimento. Il pane - secondo l’autrice - rappresenta tutto il senso della vita di Daveri e si accomuna al discorso eucaristico dell’offerta di sé per amore: un pane che diventa vita…

Un romanzo storico
Le lettere autografe di Daveri e alcune pagine del libro, sono state lette dal prof. Alberto Gromi che ha saputo trasmettere forti emozioni, presentando la grandezza di un piacentino da ricordare maggiormente e da riscoprire.
Dopo i saluti del parroco don Federico Tagliaferri, la serata, organizzata dalla parrocchia di San Giuseppe Operaio e dall’Azione Cattolica diocesana, coordinata da Erika Negroni, giornalista, collaboratrice del Nuovo Giornale, si è imperniata su delle significative domande a Leili Kalamian che hanno messo in evidenza la vicenda di un cristiano, di un partigiano, di un padre di famiglia, oltre che un di un avvocato.
“Attraverso la formula del romanzo storico, il libro di Leili, arriva dritto al cuore”: sono le parole di Sandro Beretta, editore de Le Piccole Pagine, una casa editrice di saggistica locale, che ha pubblicato il testo e ne è uscito - per l’editore - un romanzo che riesce a raggiungere tutti in modo avvincente.

Sistemando le carte del nonno
“Ho conosciuto Francesco Daveri quasi per caso - ha affermato Kalamian -, sistemando le carte di mio nonno, l’avvocato Giuseppe Gardi. Lì rinvenni un ricordo funebre che citava come luogo di morte Gusen (Mauthausen): dovevo saperne di più e ricercai quel nome tra le altre carte, trovando le tracce di un’amicizia cortese e profonda”. Da questa scoperta l’autrice ha sentito l’urgenza di raccontare attraverso un romanzo storico la figura di Daveri per far conoscere uno dei padri della patria e farlo sentire molto vicino al nostro tempo.


Il sogno di un film
Ho avuto anche - ha aggiunto - un notevole aiuto, per la realizzazione di questa opera, dall’economista Francesco Daveri, nipote dell’avvocato che, mancato all’improvviso a dicembre 2021, purtroppo non ha potuto vedere stampato il romanzo. Condivideva con me anche il sogno di trarne un film, perché la storia di questo grande uomo raggiungesse anche le giovani generazioni e divenisse un’esperienza da non dimenticare.

La vocazione al servizio
La professione di avvocato - secondo Kalamian - è stata vissuta da Daveri come una vocazione di servizio per gli altri, proprio in un periodo di dittatura dove c’era molta ingiustizia, subendo lui stesso un tradimento nella città che tanto amava.
“Era un uomo - ha aggiunto l’autrice - che ambiva ad una politica per il vero bene comune, un partigiano con il rosario in mano, un cattolico che viveva in prima persona la sua fede, in una dimensione di fraternità vera con tutti: era amico di comunisti e anarchici. È stato un personaggio di spicco della Resistenza ed ha lottato per la “santa libertà”.
Daveri, una persona generosa, si spendeva nel volontariato per gli orfani della prima guerra mondiale, era attivo nell’Azione Cattolica, per cui organizzava convegni di spessore culturale e spirituale, invitando anche personaggi come don Primo Mazzolari o Andrea Trebeschi.
“Preghiera, azione, sacrificio”, il motto di AC, fu il motore delle sue azioni. Il suo modo di essere cristiano era circondato da un “profumo” di gioia, dalla sua capacità di farsi prossimo agli ultimi”.

Il martirio di Daveri
La lettura del martirio di Daveri a Gusen è stata molto commovente, i presenti si sono lasciati coinvolgere dal racconto che ha portato nei luoghi orribili e disumani dei lager.
“La vicenda di Gusen e Mauthausen - ha sottolineato Kalamian” - è accompagnata dalla testimonianza di chi era con lui: Francesco Daveri visse veramente da cristiano fino in fondo al campo di concentramento. Anche nella grande prova fu testimone di Cristo: organizzò l’appuntamento serale di un momento di preghiera nella sua baracca per sostenere gli altri prigionieri e abbandonarsi a Dio.
La sua figura meriterebbe di essere accostata a quella di Bisagno (che sarà prossimamente annoverato tra i Beati e che è nominato nel libro), Teresio Olivelli, Marcel Callot (un giovane scout che morì a Mauthausen poco prima di Daveri e che fu beatificato nel 1987) e il Servo di Dio Giuseppe Berti, che era suo caro amico con cui condivideva la visione della politica come servizio per il prossimo”.
L’autrice, scrivendo questo romanzo, ha voluto mettersi in ascolto, rispettare la verità storica, intrecciando tutte le fonti, lettere, interviste, documenti per ricostruire la Storia nel suo essere “viva” e restituirle la sua “parte perduta”, ovvero la voce diretta di Daveri, la sua umanità, la sua presenza.

Riccardo Tonna

autrice

Sopra, l'autrice del libro dedicato a Daveri.

Pubblicato il 29 aprile 2022

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