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Francesco Daveri, un dono per tutti. Si presenta il libro alla Biffi

 10 Maggio presentazione LAvvocato di Dio

Dopo la serata promossa dall'Azione Cattolica diocesana il 28 aprile, nell’anniversario della Liberazione di Piacenza, con le sentite letture del prof.Alberto Gromi, ci sarà un nuovo appuntamento per parlare di Francesco Daveri e del romanzo “L’Avvocato di Dio” sulla sua figura e la nostra Resistenza piacentina.
Martedì 10 maggio alle ore 18, alla Galleria Biffi, ci sarà una presentazione del romanzo curata dalla prof.ssa Marta Rutigliano, con letture dell’avv. Salvatore Dattilo e un’attenzione al suo senso di giustizia.

Daveri (detto “l’avvocato dei poveri”) riuniva nel suo studio e poi nella chiesa di San Medardo a Peli di Coli un gruppo variegato di persone animate da un unico scopo: restituire la “Santa Libertà” all’Italia. Pagò la sua libertà di pensiero con la persecuzione ingiusta (lui, un avvocato che credeva nella giustizia), l’esilio, il tradimento e i lager di Bolzano, Mauthausen e Gusen, dove morì da cristiano. Aveva solo 42 anni, era papà di 6 figli. Ma il romanzo non vuole solo essere un altro modo di raccontare la Storia, anche se può avvicinare chi non legge saggi, come ha affermato Sandro Beretta, editore di Le Piccole Pagine.
Un romanzo storico, pur nel rispetto del “vero per oggetto” (come vuole Manzoni!), nell’“interessante per mezzo” e nell’ “utile per fine” (la riflessione etica che ne nasce), deve anche sapere restituire la parte perduta della Storia: la vivezza dei dialoghi delle riunioni degli eroi della nostra Resistenza, o lo sguardo e la voce di Daveri, ad esempio.

Il motto dell'AC "preghiera, azione, sacrificio"

La grandezza di Daveri è nell’aver incarnato nella sua vita il motto di AC: “PREGHIERA, AZIONE, SACRIFICIO”.
La PREGHIERA era parte viva e fondante del suo essere cristiano, lo ancorava al BENE e gli dava la forza di sentire tutti fratelli, anche i comunisti atei. Accanto alla preghiera per Daveri c’era la formazione continua, all’interno di AC, sua e dei giovani: con Mons. Civardi aprì lo Studium Christi, un laboratorio di coscienze cristiane attive, coinvolgendo Don Mazzolari, Moro, il futuro papa Montini con l’amico Trebeschi.
Ma non solo la preghiera lo sosteneva: egli fece dell’AZIONE, ovvero l’adesione alla Resistenza “con il Rosario in mano”, il fulcro del suo essere cristiano nel mondo: si spese generosamente per gli altri, per la Patria. Visse la politica come la volontà di raggiungere “L’AVVERAMENTO DEI PRINCIPI CRISTIANI”, un servizio per attuare la concordia tra le persone che agivano per la LIBERTà nella GIUSTIZIA, priva di vendetta, ma conforme al Bene. Così Daveri vedeva la Resistenza, umanità contro il disumano, come P. Turoldo e Don Mazzolari (e Daveri, non a caso, andò in esilio solo con due suoi libri).
Infine, il SACRIFICIO. Ci sono due lettere in apparente contrasto: nella prima Daveri si diceva in obbligo di salvarsi per il bene della famiglia, nella seconda (l’addio alla moglie) dichiarava di sentirsi in dovere di agire per la Patria. Tra le due, c’è Dio che si muove e opera la trasfigurazione spirituale di Francesco: la libertà di donarsi per il Bene della Patria e della Famiglia che ne fa parte fino a morire nel lager, il suo Calvario. Ed eccolo offrire le ultime forze per tenere un gruppo di preghiera nella sua baracca, come testimoniano, e offrirsi come pane che entra in un forno terribile ed esce unito al suo Signore, quasi Figura Christi, in aderenza totale al suo Gesù fino al martirio e alla morte. “Pane che odora di vita”: un profumo che non dobbiamo dimenticare.

Leili Maria Kalamian

Pubblicato il 6 maggio 2022

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