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La sfida dell’educazione: un viaggio nella vita di Marco Gallo


 Diventare Padri e Madri 047


“Cristo è risorto, ma cosa c'entra con la nostra vita di padri, madri, genitori, preti?”: è la domanda, scaturita in un dialogo telefonico tra don Andrea Campisi, parroco di Castel San Giovanni e don Davide Maloberti, direttore de “Il Nuovo Giornale, che ha fatto nascere l’incontro del 19 aprile, al Cinema Teatro Moderno di Castel San Giovanni, intitolato “Diventare padri e madri. La sfida dell’educazione”. La serata, organizzata dalla parrocchia di San Giovanni Battista, dal Centro Culturale San Benedetto e dal settimanale Il Nuovo Giornale, e coordinata da don Davide Maloberti, ha avuto come ospiti, Marco Scarmagnani, consulente di coppia e mediatore familiare, e Paola Cevasco con il marito Antonio Gallo, che hanno condiviso la loro toccante esperienza personale.

La ricerca di ricette
“Sul tema della dell'educazione - ha affermato don Campisi, nell’introdurre l’evento, - ho l'impressione che quando parliamo di questo argomento, siamo un po' tutti alla ricerca di una ricetta. Le ricette di solito le dà un medico, si prendono senza sapere cosa c'è dentro, e agiscono meccanicamente, fisiologicamente. Il problema è che la vita non va così, non funziona con delle ricette, perché ogni persona è unica, e quello che accade nel cuore dell’uomo è imprevedibile”. Per don Campisi, il significato dell’incontro è stato quello di un’apertura di orizzonte, nella speranza, verso l’oltre.

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I figli, il maschile e il femminile
Marco Scarmagnani, veronese, sposato padre di tre figli, da anni a fianco delle famiglie per supportarle nelle loro dinamiche relazionali, aprendo il dibattito, ha condiviso le sue competenze sulle strategie efficaci per una educazione consapevole. Autore di diversi libri sull'argomento, il suo approccio si concentra sul rafforzare il legame familiare e sul promuovere un ambiente di crescita equilibrato per i figli.
“I figli - ha detto - ci fanno diventare genitori anche attraverso le sfide che ci pongono. Essi sono sempre generativi”. Scaramagni ha toccato poi il tema del maschile e del femminile, che è anche il titolo di un suo libro, e ha sottolineato, nello stare insieme tra uomo e donna, l’importanza di trasformare il conflitto in dialogo, di accogliere le emozioni, di conciliare i tempi di lavoro con quelli di famiglia, e di ritagliarsi spazi per rigenerarsi.



Il ricordo di Marco
Il momento più commovente dell'incontro è stato il racconto di Paola Cevasco e Antonio Gallo. La coppia ha parlato del loro figlio Marco, tragicamente scomparso in un incidente stradale il 5 novembre 2011 all'età di 17 anni. La loro storia è stata raccolta nel libro “Marco Gallo. Anche i sassi si sarebbero messi a saltellare” (Itaca 2016), pubblicato cinque anni dopo il tragico evento. Nel libro, i genitori descrivono come il ricordo di Marco abbia riavvicinato molte persone alla fede, testimoniando un legame che va oltre la morte.

La vita nuova
“Marco l'ho conosciuto - ha affermato il padre Antonio - in un modo nuovo da quando è morto, da quando non è più tra noi, ed effettivamente adesso posso dire che me lo sento come un compagno di strada”. Antonio ha messo in evidenza come, negli ultimi tempi, Marco stava vivendo, una rinascita, una vita nuova in sé. Ricordando un fatto particolare, Antonio ha parlato di una poesia che Marco gli aveva consegnata su un bigliettino che lui aveva guardato un po' con sufficienza, distrattamente, senza comprendere il cambiamento interiore di Marco.
“Proprio il giorno della morte, ha detto il papà - sono andato a staccare questo biglietto in cui parlando di amicizia diceva: “Mi hai amato infinitamente di un amore non tuo, avendo pietà del mio niente. Sento quindi il bisogno, il dovere, di coltivare queste intuizioni di eccezionalità per me, prima di tutto presenti in persone, di essere mendicanti di queste persone, di questo amore vivo in tutte le cose, vivo in noi, che però è percepito se cercato”. Quindi capendo la profondità dei suoi scritti, Antonio ha compreso che l'amicizia - per Marco - doveva tendere al vero, e soprattutto quanto è importante cercare amicizie e arrivare addirittura a mendicarle.

Scrivo per tutti i ragazzi della mia età
Anche mamma Paola ha sottolineato il cambiamento di vita negli ultimi di Marco, in cui ha iniziato a scrivere sul suo computer: testi e riflessioni significative che hanno fatto scaturire il bisogno di far nascer il libro. “Lui è sempre stato - ha rimarcato Paola - molto desideroso di vivere cose vere. Ad un certo punto, come cristiano, ha sentito la necessità di raccontare: “Scrivo questo per me e per tutti i ragazzi della mia età… per un percorso di felicità”. Per cui - ha evidenziato la mamma - non abbiamo potuto esimerci dal portare alla stampa la narrazione della sua vita.

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Desiderio di vivere
Marco - come emerge dal libro - è sempre stato caratterizzato da un vibrante desiderio di vivere e un'intensa connessione spirituale che lo ha distinto nel corso della sua esistenza. La narrazione del libro segue Marco fin dall'infanzia, periodo durante il quale emerge il suo carattere gioviale e una sincera apertura verso ogni aspetto della realtà che lo circonda.
La vita di Marco si dipana attraverso le pagine come un viaggio costellato da una crescente consapevolezza di una "Presenza" che prende profondamente sul serio la sua umanità. Questa Presenza non è descritta solo come una forza esterna, ma piuttosto come qualcosa che Marco percepisce intensamente nella sua quotidianità, che gli conferisce un senso di urgenza e un desiderio di essenzialità sempre più marcato. Questa relazione spirituale con Dio non lo aliena dalla sua essenza, ma rafforza la sua individualità, caratterizzata da un temperamento talvolta impulsivo e da un'energia contagiosa.

Dies natalis
Il libro offre anche uno sguardo intimo attraverso i ricordi e gli scritti personali di Marco, specialmente nell'ultimo anno di vita, evidenziando una progressiva maturazione nel suo modo di valutare la realtà e stabilire ciò che realmente conta. Questo processo di crescita interiore culmina tragicamente con la sua morte prematura, che, anziché rappresentare un tragico epilogo, è vista come il compimento di un percorso di vita, un vero e proprio “dies natalis”. Un epilogo che lui stesso, la sera prima della morte, riprendendo una frase biblica, aveva scritto, sulla parete vicino al Crocifisso, sopra il suo letto: “Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?”. Queste parole hanno profondamente toccato i presenti all’incontro a Castel San Giovanni, rappresentando un messaggio di speranza e rinascita spirituale.

Riccardo Tonna

Nelle foto di Carlo Pagani l'incontro al Teatro Moderno di Castel San Giovanni sul tema “Diventare padri e madri. La sfida dell’educazione”.

Pubblicato il 21 aprile 2024

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