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Europee, il manifesto dell’Mcl guarda al valore della persona

mclEuropa

“C’è il ballo il significato stesso dell’uomo”. Non è un appuntamento elettorale qualunque quello continentale del prossimo 26 maggio per il Movimento Cristiano Lavoratori che ha realizzato - insieme all’Associazione culturale Esserci - un manifesto che già dal titolo non lascia spazio a interpretazioni “Sì all’Europa, per farla” (scaricabile qui).

La vocazione europea del Movimento è chiara fin dal simbolo - una logo su sfondo blu con dodici stelle, esattamente come la bandiera dell’Unione europea - e con questo appello “vogliamo concretizzare quello che siamo” ha detto Umberto Morelli, presidente provinciale di Piacenza dell’Mcl, in apertura dell’incontro si è svolto venerdì 3 maggio all’auditorium degli Scalabriniani.
“La nostra è una proposta - ha continuato Giovanni Gut, vice presidente nazionale del Movimento - e come tale può essere accettata o meno, criticata, discussa. Di Europa si può parlare in tanti modi, noi abbiamo deciso di partire dalla persona. Non in maniera astratta, ma pensando alle relazioni che è chiamata a vivere”.
In questa tornata elettorale - ha detto ancora Gut - ci sono in ballo due posizioni: “Da una parte l’uomo nel quale prende il sopravvento la paura, che ha l’istinto di proteggersi, che innalza muri; dall’altra l’uomo che sente disagi ma che ha anche tanta speranza”.

Disagi che vanno “presi sul serio
Questa Europa così com’è non ci piace, ma ci appartiene fino in fondo”, ha ammesso Michele Rosboch, docente della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Torino.
“Gli ideali che hanno portato alla costituzione dell’Unione europea sono stati traditi perché si è pensato che bastasse l’economia, senza la politica, per tenere uniti i popoli. Così quando nel 2008 è venuta meno la forza economica, è crollato tutto. Inoltre il governo dell’Ue è stato ceduto non alle rappresentanze politiche dirette espressione dei popoli, bensì alle burocrazie”.
Non solo, per il professor Rosboch l’allargamento ai Paesi dell’Est e l’introduzione dell’Euro, erano sì necessari però con altri tempi e modi: “Un’unità economica monetaria senza un forte presidio politico è debole”.
Questa tornata, diventa quindi “occasione privilegiata per i cristiani per far emergere una visione ben precisa della vita” tenendo presente che “le proposte politiche non sono tutte uguali e non è vero che sono tutte sbagliate. Nemmeno le famiglie politiche sono tutte uguali: il Partito popolare europeo è il più diretto erede dei padri fondatori. Come cristiani dobbiamo guardare - ha chiarito Rosboch - al valore della persona e alla prevalenza della società sullo stato, posizioni che sono alla base dell’ideale europeo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, Domenico Delle Foglie, giornalista e consigliere della Fondazione Italiana Europa Popolare, che si è detto preoccupato della “mentalità del sovranismo” e che l’unico modo per risolvere questo problema è “stando dentro la famiglia dei popolari europei”.
I valori cristiani devono essere portati avanti, senza paura, come hanno fatto Carlo Costalli e Giancarlo Cesana, rispettivamente, numero uno di Mcl e dell’associazione Esserci, “sottoscrivendo il manifesto e con il coraggio di dire le cose come stanno. Noi abbiamo il dovere di scegliere come cittadini e suggerendo coraggiosamente da che parte stare, per tornare a costruire quella casa comune europea che è espressione tipica dello spirito dei credenti”.
Delle Foglie ha concluso citando Robert Schuman, uno dei tre padri fondatori dell’Europa insieme a Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer: “L’Europa non si farà in un giorno, né senza urti. Nulla di duraturo si realizza con facilità. Tuttavia essa è già in cammino”.

Matteo Billi

Pubblicato il 6 maggio 2019

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